6. UNA cena improvvisata

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Non fu che quello sfogo migliorò il rapporto nei giorni a seguire, ma almeno avevano messo le cose in chiaro per quanto possibile fosse fare. Cameron le regalava sguardi silenziosi che spesso gli rubavano il tempo che invece doveva impiegare per disegnare. A volte Megan non se ne accorgeva, presa dalla concentrazione, altre, faceva solo finta di non notarlo. Non avevano più riaperto la questione dopo quella notte e adesso sembravano due estranei che lavoravano insieme e non avevano la minima voglia di intraprendere una conoscenza. Era successo solo altre due sere in quei due mesi, di dover restare per continuare il progetto, e lui si era sempre preoccupato di scendere a prendere la cena. Lei si era limitata a ringraziarlo, mantenendo una certa freddezza nei suoi confronti e benché lui rimaneva zitto, si vedeva che in realtà gli stava stretta quella situazione. Ma non aveva alcun diritto di dire neanche una parola al riguardo. Aveva scelto così per il momento. Forse aveva bisogno di tempo. O forse sarebbe rimasto tutto così fino alla fine. Questa sera però, avevano addirittura terminato prima, ma fuori il diluvio stava seppellendo qualsiasi cosa. Avevano deciso di aspettare che si calmasse, ma alle nove e trenta, un'ora dopo, la pioggia non voleva saperne di cessare. "Senti, che ne dici se mi avvicino con la macchina al portone e sali? O il mio passaggio ti seccherebbe?" Megan ci pensò su. Che cosa doveva fare? Continuare a fare l'ostile? Per una volta poteva permettersi di dare uno strappo alle regole che si era imposte? No. Non c'era neanche da rifletterci. Non esistevano altre risposte all'infuori di quel mono sillabo negativo per Cameron. Non si meritava altro da parte sua. "Be, magari se mi porti a rimpire questo stomaco brontolante, potrei accettare" aveva piegato la testa, sentendosi anche in vena di fargli un mezzo sorriso che saltò negli occhi di lui, illuminandolo. E sarebbe anche potuto crollare tutto lì fuori, in quell'istante. Stava impazzendo. Cameron Rubini non era -decisamente - l'uomo migliore con cui uscire a mangiare. Né la persona con cui passare il suo tempo o condividere i suoi stati d'animo. Infondo tutto restava pur sempre uguale eppure quel ragazzo riusciva ancora a sconvolgere le sue difese.

"Due bistecche di manzo con contorno e un rosso a piacere" ordinò Cameron, chiudendo il menù. La voce di Megan però fermò le dita del cameriere che si affrettavano a segnare sul block notes. "Io non prendo mai bistecche. Vorrei.. una tagliata di tonno con contorno di purè di patate e rucola, da bere invece una bottiglia di Chardonnay, grazie" "da litro?" Le chiese il ragazzo alto e robusto accanto a lei, senza staccare gli occhi dal foglio. "No, quella piccola é perfetta". Dopo essere tornati soli, lo guardò male. "Cos'ho fatto di nuovo?" Chiese corrucciato. "Non conosci un emerito cazzo di me, come ti permetti di decidere cosa devo mangiare?!" "Perché devi essere sempre così scontrosa? Non l'ho fatto per pungerti, non é neanche il luogo adatto per iniziare a discutere o mettere in scena uno dei tuoi teatrini" "ma sai che c'è Rubini? Che é così inutile farsi la guerra, tanto non sei né maturo né sensibile, da poter capire come fai sentire gli altri, con la tua arroganza da padrone, da.. superiore, da, da.." Cameron rise ma si morse la carne screpolata, come per trattenersi. "Ci volevo provare Cam. Dico sul serio. O meglio, non volevo darti una possibilità, ma almeno cercare di far funzionare le cose senza che appaiano forzate come adesso. Però se tu sei un coglione, non ci posso far nulla. Non posso cambiare questo aspetto di te. Non so come tu faccia a scaturire in me rabbia, dolore, frustrazione, e poi riuscire a vederti bello in qualche modo. Non c'è niente di bello in te. Niente che si possa incastrare bene col mio mondo. E perché sono arrivata a chiederti di andare fuori? Perché ho pensato di potermi comportare da amica con te per una volta? Perché continuo a farti passare tutto, nonostante ci sia già capitata prima? Non serve a niente chiudere un occhio. Okay, sto anche parlando troppo e probabilmente da sola, perciò.. buon appetito" con gli occhi velati di lacrime, si alzò dalla sedia e gli voltò le spalle cercando l'uscita del locale, ma a ruota lui la fermò con una mano. Le sue dita affusolate, la mano grande attorcigliata sul suo polso, il calore che emanava quel corpo. E Megan si sentì crollare, era questo l'effetto che le provocava. Ed era insopportabile. "Torna da me, ti prego" sibilò. Cosa??? Girò il viso mostrandogli la sua sorpresa. "Intendevo.. di tornare al tavolo, di.. mangiare... non so perché sbaglio e non mi accorgo di quello che dico , o faccio o.. per favore, perdonami.. io.. non capisco, sei diversa, sei.. donna, eppure ho sempre definito 'donne' quelle che mi porto a letto.." lo interruppe chiudendo gli occhi. "Non mi importa delle tue favolose esperienze notturne, come non mi interessa sapere quanto sei bravo a rimorchiare o quanto ti riesce bene fare il porco. Voglio solo ricevere il rispetto che merito di avere. Da chiunque, Rubini. Non mi faccio più mettere i piedi in testa. Tu hai superato ogni limite ed io? Sono qua accidenti! Stavo giusto rimediando però!"

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