48. IO Ti troverò

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"Salve, sono Megan Cat, la fidanzata di Michels. Posso parlare con lui?"

"buongiorno. Un momento, lo chiamo subito"

"grazie".

La segretaria compose il numero di telefono dell'ufficio di Peter e lui ci mise un po' prima di rispondere.

Quando riattaccò, riferì a Meg che era alla fine della sua riunione e lei sarebbe potuta salire tra cinque minuti.

***

"Dove vuoi andartene, Meggy? Va tutto bene?"

"Si, si... certo. È per lavoro, davvero..."

"è che mi sembra la prima volta che ti trasferiscono per un'intervista"

"da quando siamo assieme si, ma anni fa dovetti andare di nuovo lì"

"ah quindi avete altri clienti nel North Carolina?"

"diciamo che è così... inoltre, potrei passare da mia sorella, non ci vediamo da un sacco... le porto Sergio, le farebbe piacere e poi magari potrei proporle di venire da noi per le vacanze di Natale con David. Che ne pensi?".

Cominciando a convincersi, Peter annuì.

"Per quanto starete fuori?"

"non lo so ancora di preciso, ma se tutto va bene, quattro giorni inclusi i viaggi di andata e ritorno"

"perfetto. Quindi partirete stanotte?"

"si. Devo scappare a prenotare il volo".

***

Il sole stava ormai calando e Peter aveva accompagnato Megan e Sergio in aeroporto. Si salutarono dolcemente e Pet scompigliò i capelli del piccolo.

"Fa il bravo, mi raccomando. E tieni d'occhio tua madre, ometto, intesi?".

Il ragazzino annuì tra le braccia di Meg e si voltò imbarazzato, quando l'uomo baciò la sua mamma.

"Abbiate cura di voi, tesoro"

"anche tu Pet, ci sentiamo".

Si prepararono per salire a bordo e quando entrarono nell'aereo si allacciarono le cinture. Dall'alto, Megan, vide Peter immobile a guardarli e non si decise a muoversi finché l'aereo non scomparve del tutto, inghiottito da nuvole rosa.

Quando aprì gli occhi, Megan capì di essersi addormentata inconsapevolmente. Il cielo era un manto nero intorno ai loro corpi sospesi, era notte.

"Ma che ore sono, Giò?" chiese al figlio, concentrato a guardare un gioco sul tablet, vicino a lei. Lui in tutta risposta si strofinò gli occhi prima di dire "trenta minuti alle due".

"E sei ancora con quell'aggeggio in mano? Non vedi che non ti reggi neanche più, tesoro? Cerca di fare la nanna ora"

"ma mamma! Non ci riesco!"

"Su Giògiò non fare storie! I cartoni potrai vederli domattina"

"guardavo i Thunderman veramente, non sono più un bambino piccolo!".

Meg rise, scompigliandogli i riccioli ribelli, ramati come i suoi.

"Se lo dici tu, ometto, allora va bene!" poi fingendo un'aria afflitta, si portò una mano al petto.

"Devo accettare che tu sia già grande!"

"Esatto mamma, devi!".

***

Megan Cat conosceva benissimo Ayaz O' Brian.

Era stato per molto tempo lo spacciatore di Crystal, la madre biologica. Lo aveva scoperto dopo aver fatto delle ricerche specifiche, all'oscuro di tutti, quando aveva diciassette anni. Non era bella la situazione che aveva dovuto passare, ma voleva essere sicura che lei fosse stato uno sbaglio. Tante di quelle volte aveva cercato motivi su motivi per odiarla almeno per qualche valida ragione. Un'altra persona probabilmente, in un anno di tempo avrebbe mollato tutti i vizi di una vita e avrebbe messo la testa a posto, solo per realizzare il desiderio di tenere la propria figlia. Lei invece si era arresa prima di tentare. L'avrebbe data ad un'altra famiglia e al danno ci sarebbe stata soluzione. Adesso che aveva Sergio, sapeva sul serio cosa significasse essere mamma e dare tutto per il proprio pezzo di cuore. Grazie a lui, i suoi ultimi quattro anni erano stati meravigliosi. Certo, anche Peter aveva fatto la sua parte e insieme, tutto era diventato favoloso per Megan. Aveva trovato quel classico principe e aveva partorito il suo primo erede.

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