Dopo aver continuato a salutare Cam e Giogiò dal basso, Megan si sedette su uno scalino a sospirare e pensare. Faceva mai altro?
Quando rientrò in casa, l'accolse una festa a metà: L'albero fitto e altissimo, le luci cangianti, le ghirlande attaccate sulla porta di ogni stanza e un babbo natale in miniatura che camminava per il salotto, cantando. Sorrise e lo spense per evitare che le pile si scaricassero già, e lo posizionò su una mensola dietro al televisore. La sua casa non era mai stata tanto silenziosa e mai si era sentita così sola, ancor più spaesata ora, più vuota, confusa, imprigionata nel labirinto delle scelte che non era ancora riuscita a prendere. Puntò gli occhi verso l'orologio e si accorse che doveva sbrigarsi per andare a lavoro. Telefonò alle sue amiche lungo la corsa in taxi, le sentiva sempre poco, e quando arrivò in azienda, attaccò prima di entrare. Oggi in verità, non sarebbe neanche stato lavorativo, avrebbero festeggiato per le feste imminenti e avrebbero rincasato prima. Il capo, il carissimo Jacob, aveva pensato ad ognuna delle sue dipendenti, regalando loro un cesto di alimenti pregiati e una bottiglia di vino.
Sei arrivata al momento giusto, piccola. Stasera avrò bisogno di compagnia.
Meg dedicò mentalmente il suo discorsetto alla bottiglia scura.
Harper stappò una bottiglia di prosecco, nel frattempo, dunque tutti brindarono radiosi, scambiandosi gli auguri per il nuovo anno che sarebbe giunto. Poi anche lui attirò l'attenzione e parlò, con gli occhi lucidi di commozione.
"Alcune e alcuni di voi sono nuovi e spero tanto che possano trovare armonia, passione e serenità tra le mura di quest'azienda anche nei prossimi mesi che passerete. A tutti quelli che sono qui da un po' o comunque, da parecchio, faccio il triplo dei miei auguri. Perché siete state e stati coraggiosi, forti, indipendenti, determinati, nel vostro lavoro, nei progetti, nelle sconfitte, perché è ovvio che siano capitate e ricapiteranno, ma non vi siete mai arresi, non mi avete mai lasciato, non mi avete voltato le spalle. Auguri ad ognuno di voi, perché con me, è stato ed è sincero, da sempre!" La voce incrinata e la mano che stringeva il calice, mentre gesticolava. Harper continuò a parlare per qualche altro minuto facendo commuovere anche i dipendenti e cominciando a nominare uno per uno, per complimentarsi.
"Megan Cat... Ti ho lasciata per ultima perché non sei l'ultima. Che dire di te? Che sei come una figlia? Oh, sicuramente. Ti voglio bene perché so molte cose della tua vita, perché come un padre mi hai permesso di starti accanto, perché ho ospitato la tua finta piccola peste." Rise.
"Spero vivamente che continuerai con me il tuo percorso lavorativo e che vorrai sopportare il capo ancora per altri cento anni. Come se ci arrivassi!" Ridacchiò di nuovo.
"E basta con questo monologo ora! Non sta mica morendo nessuno, no? Anzi, vi concedo un'assurdità sul posto di lavoro, aprite you tube e scateniamoci con qualche canzone natalizia!"
I presenti urlarono e risero, chiedendosi anche che diavolo ci fosse in quel prosecco.
***
Megan spinse via con i piedi le sue decolletè e si buttò sul divano, chiudendo immediatamente gli occhi. Era appena tornata ed erano le sei del pomeriggio. Accese la tv e riabbassò le palpebre nel tentativo di rilassarsi, ma la verità era che non ci riusciva perché non voleva. Non voleva che mancassero le grida di suo figlio per casa, il caos per via dei giocattoli che spargeva, i calzini spaiati e impigliati tra i cuscini del divano, i suoi bacini della buonanotte le sue braccia attorno al collo. E aveva praticamente vissuto una giornata a metà, perché poteva anche essere sola al mondo, ma suo figlio, lui non la lasciava mai! Le dava la carica, la gioia, la forza, la vita.
Il cellulare squillò e non perse un secondo per rispondere.
"Sergio!"
"Ehi, Meg, sono Cameron. Il bambino sta bene, dorme spensierato e siamo da poco arrivati in albergo. Prima ho telefonato a Victoria, l'ho avvertita e le ho detto che domani andrò a casa per parlarle. Era... Strana. Come se mi nascondesse qualcosa."
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Nero Profondo
RomanceNero, é il colore degli occhi di Cameron Rubini. Nero, come il suo cuore, il suo carattere a volte arrogante, altre passionale. Un uomo con una corazza dura, impenetrabile, indecifrabile. Nero, come la sua risata. Nero, come il suo passato. Per col...