60. SORPRESA Agghiacciante

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"Ciao cognatina, fate buon viaggio e mi raccomando con il tuo vecchio. Salutalo tanto" Megan rise. "Oh lo farò senz'altro, grazie. Poveretto, chissà in che condizioni lo troverò al mio rientro. Sono mancata più del previsto e forse si è fatto venire una febbre da cavallo apposta per farmi tornare!" "Allora quando io e Kurt verremo da voi per Natale, gli farò una ramanzina." "Romanzino a Pet! Si!" Il piccolo Sergio era ancora troppo curioso quando provava a partecipare ai dialoghi con gli adulti. David e Megan si guardarono e scoppiarono in una risata fragorosa che risuonò in tutto l'appartamento.

***

"Casa!" urlò Sergio, aprendo le braccia e schiacciandosi contro la porta. "Attento a non farti male" lo rimproverò Meg distratta, mentre cercava le chiavi nella borsa. Il viaggio era stato lento e si era fatto martedì mattina. Non aveva più visto né Kurtney, né Cameron, al quale aveva promesso che l'avrebbe chiamato. Peter invece, era passato dall'essere strano e distaccato, al non rispondere più sia al telefono che alle e-mail. Infatti non c'era neanche all'aeroporto e loro avevano dovuto cercare un taxi. Che stesse troppo male?

La chiave girò nella toppa e Sergio la spalancò entrando per primo. Intanto che Megan rimetteva le chiavi in borsa, il bambino si fermò e lei inciampò su di lui. "Giogiò, ma che...?" le parole le morirono in bocca, quando guardò oltre la stanza. Il salotto era stato messo a soqquadro. C'era il suo laptop spaccato per terra, pezzi di carte traboccate dal cestino capovolto. Poi Sergio si abbassò e raccolse due fogli che le consegnò. Erano le ultime e-mail che si era scambiata con sua sorella; e Peter, che chiaramente le aveva trovate, le aveva stampate. E forse le aveva lasciate lì di proposito: la prova del suo tradimento. Perché talvolta, le bugie possono essere più pericolose e raccapriccianti di un amante.

Avrei dovuto dirgli tutto prima di andarmene. Avrei dovuto giocare meno con il fuoco.

Avrei dovuto proteggere la sua fiducia.

Il nostro rapporto.

Il suo amore.

Ma ho solo rovinato tutto e non so più neanche dov'è! Me lo sentivo! Me lo sentivo che non andava come prima e avrei dovuto mollare Beaufort, Cameron, tutto! E correre da Peter appena ho avvertito la sua voce strana.

Lasciò Sergio al centro della stanza e lo superò, intenta a ispezionare il resto della casa. Si ricordò delle volte che avevano fatto l'amore vicino al fuoco, quando passò accanto al camino. Vide le cornici rivoltate in giù sopra i mobili. Poi raggiunse la camera da letto e trovò l'inimmaginabile: le foto più recenti strappate e sparpagliate con i suoi vestiti tagliati. Peter aveva rotto in due persino le forbici, dopo quello che aveva fatto. Era evidente che volesse eliminare ogni traccia di quello che c'era stato tra loro.

Ma perché aveva reagito così esageratamente? Quanto sapeva davvero? E perché non aveva aspettato di sentire delle motivazioni?

Aveva sempre avuto a cuore ogni indumento che le aveva regalato. E ora erano un ammasso di stoffa insignificante. Spalancò le ante degli armadi, aprì cassetti, squadrò il suo ufficio. Erano rimaste pochissime cose sue. Si era portato via più di mezzo guardaroba e oggetti personali. Però in un cassetto in basso alla scrivania, era rimasta una cartellina blu. L'aveva sicuramente dimenticata. Sopra c'era attaccata una targhetta adesiva con scritto 'BUONI FRUTTIFERI'. Riguardava il lavoro e doveva essere importante. Chiuse il cassetto e si tirò i capelli con le dita.

Stupida, stupida, stupida!

"Sergio! Tesoro, che ne dici se vai a farti una bella dormita, intanto che mamma riordina, eh?" si sforzò di sorridergli, ma il piccolo ancora una volta la sorprese con la sua intelligenza. Era sempre stato un bambino sveglio e attento. "Dov'è Peter? E perché ha fatto tutto questo a casa nostra?" "Non lo so, ometto. Ma credo che si sia arrabbiato perché lo abbiamo lasciato da solo per troppo tempo" "mi dispiace se lo abbiamo trascurato" "ma noi dovevamo andarci per forza a Beaufort, hai visto anche tu quante cose abbiamo avuto da fare" "si, mamma. Allora vado" "Si, sali su. Riposati, riposati." Gli baciò il capo e lo strinse a sé come se avesse paura di poter perdere anche lui. Perché si sentiva sola. Sconfitta. Annullata. E non ne comprendeva le ragioni. Stava andando tutto male nella sua vita e lei era stata forte per un tempo troppo lungo. Adesso basta con quella scenata. Voleva distruggere tutto di quella casa, anziché rimetterla a posto. Voleva strapparsi i capelli, invece di piangere e poi riprendersi. Voleva gridare, voleva morire. Si sentiva morire, ma non reagiva. E forse, questo, significava essere già morti.

Passarono due ore, si era sfogata fino allo sfinimento e non aveva mosso un dito in tutto quel casino. Pur consapevole di avere la voce bassa e roca di pianto, prese il telefono e compose quel numero. Dopo tre squilli, la voce tranquilla e più anziana di sua suocera, o quella che definiva come tale, le rispose. Le dava ancora del lei, non si vedevano di solito, perché i genitori di Pet si erano trasferiti nel sud e il loro rapporto era rimasto formale come all'inizio della loro storia. "Pronto, sono Megan, come state?" "Ciao! Oh cara, da quanto tempo! Bene bene, noi stiamo bene qui. E a te? Come vanno le cose? Il piccolo Sergio?" "Stiamo tutti bene, grazie e le cose... le cose procedono. Senta, la chiamo per un motivo in particolare, non riesco a rintracciare Peter da qualche ora" mentì "voi per caso lo avete sentito?" "Ah si, sicuramente è ancora in viaggio e come sai, in aereo non ti puoi aspettare che risponda. Ma non lo sai che per arrivare a Beaufort ci vuole qualche ora?"

Peter era andato a Beaufort? Quindi non aveva neanche ascoltato i messaggi che gli aveva lasciato in segreteria! Nemmeno l'ultimo in cui lo informava che stava tornando. Ma allora, se non voleva sentirla, che diavolo stava andando a fare a Beaufort?

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