40. PEZZI Di un sogno

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"E dunque vi chiedo: Victoria Helena Oliveira, vuoi prendere in sposo il qui presente Cameron Rubini?".

La sposa cercò commossa gli occhi duri di Cameron e s'incupì due secondi prima del sì.

"Si. Lo voglio".

"E tu, Cameron Rubini, vuoi prendere le vesti di marito rispettoso, padre buono e capo della tua famiglia?".

Cam strinse gli occhi, rammentando quelli di Megan. E le sue mani. Le sue lacrime e i suoi sorrisi puri. Poi il suo corpo sinuoso, le onde ramate che lui aveva accarezzato e plagiato per ore. Ancora i suoi scatti d'ira, la sua forza, mista alla fragilità che spesso gli aveva mostrato. Ricordò gli insulti, le sofferenze che Megan aveva dovuto passare, unite alla sopportazione del suo passato e della sua famiglia. E la prima volta che, odiosi, i loro occhi si erano riscontrati dopo anni, in quel caldo ristorante di New York. Lì dove tutto era ricominciato per la seconda volta. Il progetto e l'azienda che gli aveva visti rinfacciarsi ogni cosa e gli aveva – ancora per la seconda volta -, anche divisi. La sera in cui si era presa cura di lui, il modo in cui aveva accantonato il risentimento e non gli aveva fatto mancare nulla. L'addio dopo la vittoria, che dopo soli due anni aveva finalmente cessato di esistere. Come un incantesimo che a distanza, gli aveva tenuti ghiacciati, e poi si fosse frantumato proprio quando avevano perso ogni briciolo di speranza. Quando il destino aveva insistito a farli ritrovare pure all'ennesimo incontro di lavoro.

Cameron aveva deciso che quella volta non l'avrebbe fatta scappare di nuovo. Avrebbe finto interesse solo per sentire la sua pelle prendere fuoco sotto di lui e rubarle i segreti sulla sua famiglia. Non si aspettava invece, di scoprire quello che mai aveva immaginato. Aveva allora preso a vederla sotto una luce diversa e ora addirittura sentiva che con lei le sue difese si erano abbassate. Quella ragazzina, molto più simile a una donna matura, l'aveva fregato. Tutti i loro casini e i momenti più belli, scorsero per Cameron, come filtri su un rullino.

Non voleva sposare nessuno.

Non aveva cambiato idea.

Eppure che era arrivato a fare? Si trovava lì, su un altare in una chiesa a Rio De Janeiro a unirsi in matrimonio con una persona troppo diversa da lui e a giurargli un amore eterno che non le avrebbe donato.

Cinque insignificanti mesi della sua vita, l'avevano condotto di fronte a quel prete che aveva solo voglia di picchiare.

Ruan aveva impiegato solo un mese per organizzare tutto. Una follia. Probabilmente aveva già architettato tutto molto tempo prima.

Mezzo anno era volato.

Mezzo anno senza Megan.

Mezzo anno con il suo pensiero fisso come non l'aveva mai avuto.

Ed ora tutto, erano solo pezzi di un sogno. Megan sarebbe rimasta un sogno che non avrebbe più potuto avere, toccare, contemplare. Ma né Ruan, né Victoria e né sua madre, avrebbero potuto privarlo dei sentimenti e dei pensieri che serbava solo per lei.

Lei.

Piccola,

dolce,

determinata,

'Meg'.

Ritornò alla realtà solo quando si accorse che i mormorii nella chiesa, si stavano trasformando in proteste e insulti.

"Per favore, fratelli! Siamo nella chiesa del Signore! Rispetto e silenzio! Ripeto la domanda Camer..."

"Si!" lo interruppe.

"Lo voglio."

Ma lo disse così velocemente, giusto il tempo di scambiare gli occhi di Vic con quelli di Megan. E fece presto, prima che l'effetto illusivo svanisse.

***

Erano partiti in Brasile tre giorni prima, perché la famiglia di Oliveira voleva coccolare la futura sposa prima che venisse presa in moglie

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Erano partiti in Brasile tre giorni prima, perché la famiglia di Oliveira voleva coccolare la futura sposa prima che venisse presa in moglie. Avevano dormito in camere separate, ma come voleva la tradizione, quella mattina, Cam aveva visto la sua sposa con indosso l'abito della cerimonia, prima di precederla nella chiesa. Era vestita di bianco, l'abito completamente tempestato di cristalli, pizzi e piccole gemme. Un burqa dorato, brillava sulla sua acconciatura elaborata. Adesso, al momento della danza, dovettero esibire diversi balli come la samba. I colori vivi erano l'insegna del tema, che corrispondevano ai toni della bandiera brasiliana.

"E adesso, amici e parenti, per usanza, la sposa dovrà abbandonare la pista, lasciando una scarpetta!".

Urlò un intrattenitore contro il microfono.

Come detto, Victoria fece finta di perdere un tacco dorato e come gli invitati sapevano di dover fare, si avvicinarono intorno all'oggetto inserendo delle monete, che avevano il significato di augurare buona vita insieme, agli sposi.

Il cibo era interminabile e le tavolate lunghe metri e metri, nell'ampia sala. Avrebbero mangiato e ballato per tutta la notte, perché in Brasile i matrimoni iniziano di mattino e terminano l'indomani. Al concludersi della festa non sarebbe potuto mancare un ricco buffet di tè, caffè, biscotti e altre prelibatezze tipiche della colazione – questo per tenere tutti, svegli ed energici -.

I fotografi stavano troppo con il fiato sul collo, secondo i gusti di Cameron, che non accennava alla minima smorfia di allegria.

***

"Spogliati".

Ordinò autoritario Cameron, quando lui e Victoria si trovarono nella camera da letto della casa di famiglia. Era una villa grande, con tante camere e una era stata allestita con petali di rose e un lenzuolo bianco che, di lì a poco, avrebbe assorbito la macchia della purezza di sua moglie.

"No, Cameron. Devi farlo tu... voglio che lo faccia tu."

Cam non proferì parola dinanzi alla sua richiesta, anzi si avvicinò furente, a torso nudo. Victoria deglutì quando le sue mani sbatterono suoi muscoli scolpiti e abbronzati. Le scostò i capelli che le avevano sciolto delle aiutanti pochi minuti prima del suo ingresso in camera.

"Sei di una bellezza capace di mozzare il fiato, Victoria. Ma non sarà amore, quello che stanotte io farò con te.

Le afferrò un braccio e la baciò con una veemenza, che non lasciava tracce di delicatezza e la ragazza gemette sotto quel suo fare di sottomissione, compiaciuta.

Quando la sentì pronta, la adagiò sul letto e la fece sua, invocando Megan nella sua memoria e facendo urlare Victoria per il modo violento e rude in cui la prese.

Tutto era scivolato dalle mani di Cameron Rubini, quando quel giorno arrivò quel maledetto messaggio. Victoria aveva rovinato tutto.

Perché prima che Meg se ne andasse via loro stavano sorridendo.


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