"Dannazione! Come ho potuto distrarmi? Farò andare a fuoco una casa!"
"Calmati Cameron! C'è ancora tempo!" disse Megan iniziando a tossire, intanto che aprivano tutte le porte e le finestre della casa.
"Vado di là per spalancare il resto delle finestre, tu occupati della parete per favore!" tossì anche lui.
Megan spense prima di tutto le fiamme del gas sulle quali si era ormai brustolito il cibo. Poi prese il secchio che trovò nel bagno, lo riempì d'acqua e quando tornò, la gettò sul muro. All'istante –per fortuna-, quello che si sarebbe potuto trasformare in un incendio, si placò e il sollievo si fece largo nello stomaco di Meg. Allo stesso tempo, Cameron riapparve sulla soglia e corse ad abbracciarla.
"Stai bene?" le chiese con una disperazione mai vista da parte sua.
"Si Cam! Tu stai bene?".
Lui annuì convinto.
"Tranquilla, è tutto a posto"
"Si, spavento più che altro. La vernice ci vuole giusto ripresa in qualche punto. Ce ne siamo accorti in tempo o sarebbe potuto esplodere il gas!"
Cameron annuì di nuovo.
"Grazie al cielo tutto risolvibile... ehi... stai tremando"
"Non ti preoccupare, è l'ansia del momento, adesso passa... sai, non è da me intervenire a sangue freddo" rise appena e lui la strinse ancora. Si perse in quelle braccia lunghe e gli afferrò le spalle.
"Te la senti di raccontarmi?"
"se ce la fai anche tu, si." Si accertò lui.
"Andiamo fuori magari? Così nel frattempo lasciamo arieggiare qui e poi una volta scemato almeno un minimo l'odore, cuciniamo qualcosa di veloce"
"Sono d'accordo. Un piatto di pasta?"
"sarebbe perfetto".
Cameron prese la caraffa riempita e due bicchieri, e uscirono fuori a sedersi sotto al portico.
***
"Non so da dove partire" sospirò l'uomo davanti a lei. Stava per mettersi a nudo una volta per tutte.
"Dall'inizio, forse?" ammiccò Megan piegando la testa da un lato.
Cameron mosse il capo in segno di approvazione, mettendosi comodo sulla sedia a dondolo accanto a lei.
Strofinò le mani visibilmente sudate per poi chiuderle incrociando le dita affusolate.
Seguirono svariati secondi di silenzio prima che si sentisse pronto.
"Mio papà se ne andò quando io iniziai la prima media. Ecco perché cominciai a comportarmi da arrogante già nell'età dello sviluppo. E sai perché se ne andò, Meg?".
La guardò intensamente e lei vide quegli occhi neri, schiarirsi di grigio mentre si velavano di lacrime. La sua voce poteva confermare che sarebbero arrivate.
"Perché?" provò a chiedergli. Ma persino il suono di Megan era debole. Aveva paura della risposta.
"Perché mio padre non era davvero mio padre."
"Cosa!? Sei... sei stato adottato?"
"No! No, niente del genere!" si affrettò a chiarire lui, scrollando il capo.
"Ho... creduto per anni che Sergio Rubini fosse mio padre. E mi è crollata la vita addosso quando ho scoperto che mia madre aveva condotto un gioco sporco e pieno di menzogne. Con lui ho condiviso così tanto che... potevamo davvero essere padre e figlio. Sergio mi aveva insegnato ad amare il mare, perché lui non sapeva vivere senza di esso. Forse è la parte che più mi manca di lui." Gli sfuggì una risata amara mischiata ad un singhiozzo e si fermò un attimo.
Si alzò e versò la bevanda che avevano preparato, in un bicchiere.
"Vuoi?" le chiese alzando la brocca.
"Volentieri".
"Sin da bambino, aveva imparato ad andare a vela. Sul ghiaccio però. È uno sport invernale che pochi considerano. Invece è affascinante. E in terza elementare mi insegnò qualche fesseria a riguardo". Rise di nuovo con una patina di tristezza che ormai lo ricopriva.
"Si! Ricordo la fotografia che avevo visto sulla scrivania in camera tua. Voglio dire, a New York..."
"Esattamente, eravamo io e lui. Lì avevo dieci anni. Pochi mesi prima che scoprissi tutta la verità sul passato di mia madre che aveva ingannato anche lui. Oltre che me."
Mentre rammentava scene inchiodate nella sua testa, riprese assorto.
"Mi metteva i pattini e poi salivamo su una vela da windsurf. E correvamo via sul ghiaccio!". Stavolta emise una risata di nostalgia.
Fece avanti e indietro attorno al tavolino di legno, per poi ritornare a sedersi con il bicchiere ancora colmo. Guardò dentro senza parlare più.
"Mi dispiace Cameron... spero che non sia solo l'inizio"
"oh, no! Ti sbagli, Meg. È solo l'inizio"
"temo di ascoltare lo sviluppo allora"
"è troppo tardi ormai per fermarmi"
"non intendo farlo, infatti. Voglio ascoltare la tua storia adesso più che mai!"
La fissò e nei suoi occhi, Megan scorse un lampo di gratitudine. Forse perché gli stava dando l'opportunità di liberarsi?
"Perché non mi spieghi questa cosa del ginger con l'acqua?" si azzardò a sorridere. Ma anche Cameron inaspettatamente fece lo stesso.
"Soffriva di diabete e siccome non poteva eccedere con gli zuccheri –e non potendo mangiare dolci-, ogni giorno si preparava questa cosa qui."
Stavolta risero insieme.
"Perché ci hai messo così tanto, Cam? È bellissimo..."
"Cosa?"
"Parlare in questo modo. E so che alla fine di questo racconto non ti odierò più. So che riuscirò a perdonarti! E perché mi hai lasciata vivere tanti anni con il rancore?". Pronunciando l'ultima frase, Megan spezzò il contatto visivo, cercando di mandare giù un nodo in gola.
"Scusa... non ero pronto..."
Tuttavia, Megan sembrò comprendere.
"Cosa frantumò quell'apparente quiete familiare?"
"Un martedì, dopo cena, ricordo perfettamente fosse l'undici agosto, sentì i miei genitori urlarsi contro. Papà, cioè, si be, lui... iniziò a rompere tutti i piatti che mia madre aveva finito di lavare. E poi gli sentì pronunciare quella frase che mi spezzò le ossa tipo. Disse: 'Come hai potuto ingannarmi per tutti questi anni? Mi hai fatto amare il figlio di un altro, ci hai fatto credere di dividere lo stesso sangue! E tu! Tu! Come hai potuto tradirmi e poi sposarmi e poi ancora continuare quella relazione clandestina?'. Per mia madre infatti, fu facile mentire a tutti, perché una volta sposati, Sergio avrebbe creduto che quel figlio lo avessero concepito assieme. Che io fossi frutto del loro 'amore'. Il problema Megan, è arrivare al punto."
"Quale punto?"
"Ti ho odiata. Ho odiato la tua famiglia perché era responsabile di tutto questo!".
Finalmente fece il primo sorso di ginger.
"Cosa?!" esplose Megan, scattando in piedi come un fulmine a ciel sereno.
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Nero Profondo
RomanceNero, é il colore degli occhi di Cameron Rubini. Nero, come il suo cuore, il suo carattere a volte arrogante, altre passionale. Un uomo con una corazza dura, impenetrabile, indecifrabile. Nero, come la sua risata. Nero, come il suo passato. Per col...