"Meg... Megan! Ho... interrotto qualcosa?".
Sua sorella era tornata e si era ritrovata davanti una scena raccapricciante. Cameron attaccato a Megan, sul pianerottolo. Che stesse per baciarla?
No. Pensò. Lei non avrebbe mai fatto un torto del genere a Peter con tutta la sua volontà.
Meg si allontanò e si strofinò la faccia.
"N-no, figurati, è casa tua, anzi... scusaci. Che ne dici se andiamo a fare un giro e ne parliamo con calma, Cameron?"
"si, facciamo un giro".
"Puoi guardare tu Sergio, tesoro?".
Kurtney annuì incredula.
Passeggiando per le vie trafficate di Beaufort, il sole stava colorando i loro visi, fino a poco fa cerei.
"Perché hai pensato di dargli il nome di mio padre?"
"Io... non so neanche spiegarlo." Si torturò le mani nel mentre cercava le parole adatte.
"Tu eri così legato a lui, Cameron. Lo sei! E- e tu sei suo padre perciò qualcosa mi diceva che avresti voluto chiamarlo come lui, se avessi avuto la possibilità di partecipare alla gravidanza. Ecco... a dirla così mi sto sentendo uno schifo", le si incrinò la voce e cercò di tirar fuori un mezzo sorriso.
"Ti odiavo Cam. Ti odiavo perché ti amavo al punto tale da non riuscire ad immaginarti con nessun'altra donna al posto mio."
"Ma ci siamo visti, quel mezzogiorno al nostro ristorante. Abbiamo parlato. E tu non hai fatto altro che raccontare del tuo nuovo fidanzato. Cazzo! È stata una fottuta pugnalata nelle costole, Megan. E anch'io, si, ti ho odiata così tanto in precedenza, che negli anni a venire ho sprigionato la stessa intensità dei miei sentimenti, nell'esatto opposto. Ancora mi chiedo come sia stato possibile. Tuttavia, se il destino non ci avesse perseguitato così alla lunga... non avresti scoperto la verità."
"Infatti devo dire che è stato utile... tutto quello che ci siamo detti"
"senti Megan, basta con le bugie. Che ne dici?"
Si strinse nelle spalle e guardò alla sua destra. Cameron le passeggiava di pari passo, dall'altro lato. Il vento le mosse i capelli cresciuti, che le sbatterono su una guancia, voltando il viso.
"Che altro vuoi sapere? Si fa prima"
"che volevi dirmi sui tuoi genitori?"
"loro?" si fermò e lui la imitò.
"Be non c'è molto da raccontare a dire il vero. Li ho persi in un incidente. Tutto è partito da un regalo. Sia mia madre che mio papà avevano ottenuto le pensioni contemporaneamente e per questo, i loro amici, gli regalarono un viaggio. Partirono, festeggiarono... poi dovettero tornare."
Tirò su col naso.
"Il punto invece è che non tornarono. Per cause metereologiche, l'aereo precipitò e si schiantò contro un albero. Come se non bastasse però, arrivò dritto un fulmine nello stesso momento dello schianto e lo colpì, ovviamente". Tentò di soffocare il pianto, lo sguardo di Cameron sconvolto.
"Dio, Meg. N-no..."
"già... su, camminiamo" ormai parlava con il naso. Inghiottiva le lacrime e nascondeva le sofferenze. Poteva aver imparato.
"Megan, sei tu che devi capire, adesso! Ha già perso i suoi nonni! Sergio non perderà anche suo padre!"
"E come glielo dici!?" urlò talmente esagerata che la gente iniziò a fissarli. Non se ne curò e con passo svelto marciò guardando solo davanti a lei. Cameron alzò il passo per starle dietro, ma attese che riprendesse a parlare.
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Nero Profondo
RomanceNero, é il colore degli occhi di Cameron Rubini. Nero, come il suo cuore, il suo carattere a volte arrogante, altre passionale. Un uomo con una corazza dura, impenetrabile, indecifrabile. Nero, come la sua risata. Nero, come il suo passato. Per col...