62. SEI Bellissima, stasera

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Non c'era niente di male nell'andare a cena fuori con un'altra donna che non fosse la sua, no? Che non fosse Megan... No, perché infondo sarebbe stata solo una piacevole serata trascorsa in compagnia. Per qualche sconosciuta ragione, pensava che conoscere meglio Victoria Oliveira gli avrebbe fatto bene. Era curioso della sua vita, delle sue abitudini, del suo passato. E magari l'avrebbe anche aiutato a essere meno impulsivo e capirne qualcosa in più su Megan e Cameron. Era andato a prenderla da casa, senza avvisarla. Non avrebbe chiesto un passaggio a Rubini, quindi avrebbe sicuramente chiamato un taxi. Quando la vide uscire dal cancello, con la stola blu sulle spalle e l'abito in velluto di una tonalità leggermente più chiara, rimase a fissarla senza muoversi. Ma doveva farsi più vicino, o da lì dietro non si sarebbe accorta della sua presenza. Si riscosse e accese il suo Mercedes, accostandosi poi alla sua figura slanciata dai tacchi, che si stava già avviando sulla strada opposta. Abbassò il finestrino e Victoria sorrise quando lo riconobbe. Si intrufolò nell'abitacolo caldo e prima di salutarlo, disse: "Mi ha fatto prendere un colpo, Michels!" ma rise mentre parlò. "Mi scusi, non volevo" le sorrise. "E comunque può anche darmi del tu, non mi piace tutta questa formalità, Miss Oliveira" "Oh, ma certo! Sono d'accordo, perché anch'io mi trovo un po' a disagio." "Bene." Non volendo ancora interrompere il discorso, gli chiese dove la stava portando. "Guarda, la verità non conosco per niente Beaufort" risero insieme e Victoria iniziò a suggerirgli alcuni posti. Alla fine furono d'accordo per un ristorante a quattro stelle che aveva anche una sala privata. Non avevano voglia di stare con gente indiscreta, soprattutto dati gli argomenti che avrebbero affrontato.

Peter parcheggiò e le aprì la portiera. Si guardarono per qualche secondo come se ci fosse già dell'intesa da parte di entrambi. "Sei bellissima, stasera" "grazie Peter, anche tu ti sei tirato bene". Risero di nuovo, ma poi Vic spostò il viso, nascondendo il lato cicatrizzato. Odiava mettere in mostra quella nuova parte di sé. Si era truccata al meglio delle sue capacità, aveva tentato di camuffare la ferita con fondotinta e cipria – il medico le aveva raccomandato prodotti farmaceutici, che non contenessero ingredienti dannosi – e aveva messo in risalto gli occhi con degli ombretti dai toni caldi, sfumati. Sulle labbra, un velo di gloss color bronzo. Era raffinata e stupenda, anche con quel difetto inaccettabile. "Ti prego di non sentirti inadeguata con me, Victoria. Cameron sta facendo un grosso sbaglio a lasciarti andare" "no Peter. Ti prego tu... Non mi conosci, non sono la bella persona che ti appaio. Ho fatto del male a Cameron, sono viziata e considero mio padre la persona più importante della mia vita. E a causa dei miei innumerevoli capricci, ho fatto commettere molti errori anche a lui. Ha sempre sbagliato, per mettere me al primo posto. Non mi conosci, perciò non giudicarmi. Soprattutto in bene, non lo merito, davvero. E poi capisco perfettamente Cameron. L'incidente mi ha rovinata, non sono più attraente come una volta. Lui non mi ama, perché dovrebbe restare ancora con me?" "Ehi! Prima di tutto, calmati. Lascia a me l'opportunità di farmi un opinione. Secondo, non parliamo di lui stasera, okay? Andiamo dentro, prima che la situazione rovini la serata" "sono io che la sto rovinando, accidenti!" "Ma che dici, è tutto a posto, per me". La avvolse con un braccio e Victoria si strinse a lui, camminando verso l'entrata del ristorante.

La cena procedeva al meglio, per fortuna. Le acque si erano pacate e Victoria si era rilassata. Avevano appena terminato le penne alla vodka, un primo decisamente diverso dal solito. Stavano chiacchierando del più e del meno, ma adesso Peter aveva azzardato con una domanda più seria.

"Come hai potuto accontentarti di un uomo che non ti amava?" Victoria deglutì. Non si aspettava che lui scendesse sul personale. "Ecco... io ero agli inizi della mia carriera, quando lo conobbi. Lui mi dava attenzioni – all'epoca - che ogni donna insicura come me, vorrebbe ricevere." Peter tossì appoggiando il bicchiere di vino quasi vuoto. "Tu, insicura?" Lei, imbarazzata, abbassò il capo. "La verità è che la mia vita non è mai stata rose e fiori. E Cameron non sa niente di me... del mio passato. Può sembrare strano, ma non si è mai interessato, perché mi vedeva sempre attenta a me stessa. È stata solo una conseguenza al male che mi è stato fatto." "Vuoi dire che hai dei segreti che con lui non sono mai usciti allo scoperto?" "Si. È andata così. E non gli racconterò mai di me, non serve neanche più. Avevo bisogno di certezze! Di un po' d'amore! E all'inizio pensavo che lui avrebbe potuto darmene! E invece mi usava solo per..." "Victoria, ho capito. Ho capito..." "Scusami. Non è il luogo né la serata adatta. Parliamo di te, dai" "aspetta... perché hai voluto sposarlo nonostante..." "Volevo che fosse mio. Non mi fidavo più di nessuno, dopo... e Cameron era l'unico uomo che non mi faceva paura. Forse perché mi aveva sempre saputa prendere... e stavolta, non intendo in quel senso" "Dio, è assurdo pensare che lui non sappia niente di te. È colpa di qualcuno se sei cambiata?" "Esatto. Sono rimasta così tanto traumatizzata, che sono diventata narcisista e viziata. Volevo che le persone che amavo fossero solo mie e avevo paura di restare sola..." Pet le accarezzò la mano sul tavolo, per la prima volta. Si fissarono di nuovo, ma in un modo più complice. "E tu, Michels, da che famiglia provieni invece?" L'espressione di Vic cambiò come se niente fosse, come se avesse immediatamente indossato una maschera invalicabile.

Peter cominciò a raccontarle di sua madre e suo padre, dei loro rispettivi mestieri. Le disse che da un anno a questa parte, si erano comprata una casa nel sud. Poi passò a parlare delle sue passioni e delle sue ambizioni. Tutte cose che Megan Cat conosceva già. Parlò del suo carattere, a volte razionale e altre no. E delle volte come questa, che non sapeva neanche come definirsi. Tutta la storia tra Megan e Cameron, le sue bugie e poi la verità che l'aveva colto alla sprovvista, lo avevano fatto impazzire. Le disse che se l'avesse conosciuta in un altro contesto, non l'avrebbe invitata a cena, perché era troppo fedele a Meggy. E che se l'avesse comunque fatto, se ne sarebbe pentito. Infatti ringraziava il cielo, perché si stava trovando talmente bene con lei... poi con Megan le cose si erano spente un po'. Alla fine del discorso, le disse quello che stava provando davvero. "Sei stata una boccata d'aria fresca, in mezzo a tutte queste macerie, Victoria".

***

"Grazie per la cena e per avermi accompagnata, Peter. E soprattutto... grazie per tutte le parole che-"

"Victoria... shhh." Erano così vicini in quell'auto che adesso sembrava stretta e claustrofobica. Vic chiuse gli occhi per godersi a pieno l'intensità di quel momento, del suo fiato sul viso, del suo profumo al legno di sandalo e delle sue dita che adesso le stavano percorrendo la guancia. Le loro paure e le loro arrabbiature, si mescolavano complici. Erano uguali i loro sentimenti, uguali i loro bisogni, uguale la loro voglia di ritrovare se stessi.

"Vuoi... vuoi salire" deglutì, tesa.

Peter le sfiorò leggermente le labbra carnose, poi si allontanò per rispondere.

"Non credo sia il caso. Comunque forse, sarebbe meglio che partissi già domani. Inutile lasciare sospesa la mia relazione con Megan... credo di aver preso una decisione" "Peter... devo insinuare qualcosa? Pensi che ci rivedremo?" "Tutto è possibile. E poi io non sono come Cameron. Abbiamo ancora un argomento in sospeso, e se tu vuoi parlarne, a me puoi dire tutto del tuo passato" "ho bisogno di tempo per quello. Buonanotte Peter e... arrivederci. Forse."

"Forse... ciao".

 

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