65. RIPRENDERE Da zero

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Megan era sconvolta. Si era data malata al lavoro – di certo non il massimo al secondo giorno. Si calò gli occhiali più scuri che possedeva e accompagnò Sergio all'asilo, dopo di che, si rintanò in casa. Il suo programma, restare rinchiusa a piangere e tirarsi ogni singolo capello.

Come aveva potuto, Peter, mandare a puttane cinque anni della loro relazione, con tanta facilità?

Si sentiva impazzire e lei soltanto poteva già bastare a soffrire per due. Non avrebbe rimosso Peter Michels in quel modo, come aveva fatto lui. Pensò a suo figlio, a chissà come si sarebbe sentito, dopo essersi abituato a vedere sia Cam che Pet come due figure eroiche. Non voleva che ne andasse di mezzo il suo equilibrio, la sua allegria, il suo benessere! Ma c'era una domanda che la divorava come migliaia di vermi nello stomaco: perché Peter l'aveva mollata così? Senza darsi un'altra possibilità? - Perché lei era convinta - che i loro cinque anni di storia, valessero, almeno, un'ultima possibilità!

Se ne era andato senza neanche restare a cena, segno che non aveva assolutamente intenzione di riappacificarsi. Sull'uscio le disse grazie per il tempo che avevano condiviso e perché fino a quell'anno erano stati bene, ma doveva finire perché era giusto. Perché sarebbe rimasto un ricordo più bello, autentico e vero. Non voleva fingere. E non voleva sposare una donna che lo aveva ferito così tanto, anche se lei, mai avrebbe capito quanto. Sconcertata, Megan aveva pianto con le mani inchiodate sulla bocca. Avrebbe voluto fermarlo ancora, ma non aveva saputo più come. Le aveva promesso che si sarebbero visti quando lui sarebbe passato a prendere le sue ultime cose, ma avrebbe fatto passare un mese magari, così che potesse riprendere il controllo e la lucidità di sé stesso. Poi le aveva baciato una guancia ed era sgattaiolato in taxi.

Alle due si era svegliata, incartata nel suo plaid preferito sul divano. Oh cazzo, Sergio! Come aveva fatto ad addormentarsi con il pensiero del bambino a scuola? Si mise il cappotto senza neanche cambiarsi e prese un taxi fermo al semaforo rosso. Quando arrivò trovò il piccolo fuori che stava parlando con uno sconosciuto. Oddio, era arrivata in tempo, se stavano per fargli del male! Era solo, al freddo, stanco e affamato e avrebbero potuto prenderlo! Maledisse la sua imprudenza e distrazione, stava diventando troppo! Doveva riscuotersi dalle emozioni che la stavano seppellendo, dai problemi, dai sentimenti! Sergio era la sua forza, la sua vita e sarebbero stati bene anche da soli! Aveva solo bisogno di lui! Era la sua aria, la sua essenza migliore, la sua ragione. 

L'uomo incappucciato, osò prendere il bambino per un braccio e Meg corse fuori dalla macchina, chiedendo all'autista di aspettare.

"Ehi! Lasci in pace mio figlio! Via! Aiuto!" Quello scappò appena si accorse di lei e Megan prese Sergio in braccio, stringendoselo forte. "Amore... amore mio! Stai bene?" Annuì, scosso. Megan crollò ancora una volta. Ultimamente stava cacciando fuori le lacrime che aveva ingoiato fin ora. Era giunta al limite della sopportazione. "Adesso andiamo a casa e ti cucino e ti coccolo, te lo prometto" "perché non sei venuta, mamma? È tanto che aspetto" "scusa, scusa, scusa! Non mi sono sentita bene e non sono riuscita a muovermi" "e ora come stai?" "Bene, Giogiò. Bene, perché ci sei tu!"

***

"Mamma, domani sera mi porti a casa di Lorenzo?"

"Lorenzo? E chi è Lorenzo?"

"Il mio nuovo migliore amico. La maestra ci ha messi vicini per i lavoretti di Natale e io e lui ci siamo conosciuti meglio. Abbiamo deciso di continuare le letterine per Babbo Natale e per i genitori, a casa sua e poi abbiamo chiesto a Elisa se vuole venire" Megan stava girando la zuppa di verdure con il mestolo e Sergio parlava ormai a ruota, da quando si era seduto sullo sgabello della penisola in marmo. I gomiti tutti lì sopra. Meg si era ricomposta intanto che il piccolo lavava le mani e il viso, prima di passare in cucina. "Se volesse venire, si dice" lo corresse. "Okay." "Ma la mamma di Lorenzo lo sa?" "Elisa è la sua migliore amica e va da lui ogni sabato, non penso fosse un problema se andiamo tutti e due" "prima di tutto, si dice 'non penso sia un problema', tesoro." "e che differenza fa? " "Comunque non sappiamo neanche dove abita" "io lo so! Vicino a scuola!" "Facciamo una cosa allora. Se ti metti a letto dopo pranzo, domani dalla maestra Mirella mi faccio dare il numero della mamma di Lorenzo. Poi telefono alla signora e vediamo se ci da l'indirizzo e il permesso per andare, va bene?" "Sei un genio, mamma! È un piano perfetto!" Megan rise, scrollandogli la chioma riccia... come quella di Cameron. Si voltò verso la padella, rabbuiandosi per quei pensieri. Perché pensava continuamente a lui. E forse, chiudere con Peter, restava la mossa più leale e giusta da fare.

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