1.

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In the dark you rest,
and hold your tongue,
dressed in ivy,
not too young.

In awe, you thaw,
but not remain,
your skin clings tight
to your narrow frame. But in flecks.

La musica proveniente dalle cuffie copre il rumore delle foglie secche schiacciate dai miei passi. Abbasso lo sguardo sui miei stivaletti neri, di modo da assicurarmi di non inciampare in qualche radice, o di non finire sui depositi di fango che la pioggia dei giorni scorsi ha lasciato qua e là.

Belle mi precede, scodinzolando ed osservando quello che la circonda con i suoi occhi neri e luminosi. Le chiazze color rame del suo pelo sembrano più chiare quando vengono colpite dalla luce del sole che filtra tra gli alberi, mentre il manto bianco è leggermente macchiato dal fango sopracitato.

Proprio mentre prendo un bel respiro godendomi la tranquillità di questo momento, però, qualcosa sembra distrarre il mio cane: Belle si blocca e rimane a fissare un punto tra gli alberi. Confusa, anch'io arresto i miei passi, finché lei non comincia a correre e ad abbaiare come una matta.
Merda.

« Belle!» la chiamo seguendola e togliendomi le cuffie. Ovviamente lei mi ignora. « Belle, dannazione!» ripeto sentendo il fiato venirmi meno, poco dopo il mio stivaletto slitta sulle foglie umide, facendomi finire completamente sdraiata a terra con un tonfo che deve aver fatto scappare tutti gli uccelli nel giro di chilometri. « Grandioso...» mormoro chiudendo gli occhi e portandomi le mani ai capelli rossi, raccolti in uno chignon che prima era perfettamente tirato e ora, ne sono sicura, deve farmi sembrare una barbona. D'improvviso qualcosa mi solletica la guancia, poi la spalla, finché non sollevo le palpebre e noto Belle che mi annusa confusa, quando capisce prende e leccarmi la mano destra ancora posata sui capelli. Immediatamente mi metto seduta, notando le foglie gialle, rosse e marroni che mi si sono appiccicate addosso. Cercando di farmene una ragione, mi concentro di nuovo sul Cavalier Spaniel di fianco a me, il quale mi guarda solo per un secondo, prima di fissarsi nuovamente su un punto tra gli alberi. Questa volta anch'io noto cos'ha attirato la sua attenzione: uno scoiattolo.

Prima che possa scattare, afferro Belle portandomela al petto e cercando di alzarmi dal terreno umido. Lei comincia ad abbaiare, io la ignoro. « Sei ancora un cucciolo, Belle, quello scoiattolo ti farebbe a pezzi.» mormoro incamminandomi verso il sentiero che abbiamo lasciato. Dopo almeno dieci minuti raggiungo la mia bicicletta abbandonata vicino al tronco di un albero, sistemo Belle nel cestino davanti e mi affretto a percorrere la strada fino a casa.
Spero che non ci siano scoiattoli in agguato.

🍂

Non appena freno davanti alla vecchia e grande costruzione in legno, le cui assi chiare sembrano posate a casaccio e si accordano bene alle tegole scure piene di foglie secche, probabilmente accumulatesi lì da dieci anni a questa parte, Belle salta sul bordo del cestino in ferro nero per farmi capire che vuole scendere. Sospirando la prendo in braccio e la conduco dentro casa, non voglio doverla rincorrere di nuovo.

Noto subito che la porta d'ingresso è aperta, il che mi lascia interdetta visto che il pick up della nonna non è qui. Forse l'ha lasciato dal meccanico e si è fatta dare un passaggio. Lascio andare Belle, che corre via alla velocità della luce.

« Nonna?» chiamo confusa, ma non ricevo risposta, finché dei passi, sin troppo pesanti per essere i suoi, non precedono l'uscita di qualcuno dalla cucina alla mia sinistra.
No.
No, no.
No.
Non è possibile.

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