Rose - 16 anni
(e mezzo.)Nonostante siamo a metà aprile e la primavera sia alle porte, in Vermont le stagioni non funzionano come nel resto del mondo e, soprattutto a quest'ora del mattino, è normale che la temperatura sia di appena cinque gradi. Cerco di non concentrarmi sul freddo e sulle nuvole di vapore create dal mio respiro, mentre cammino per il bosco in un percorso che ormai conosco a memoria. Non mi volevo allontanare troppo da Portal Road, soprattutto non ora che gli animali si stanno risvegliando dal letargo, ma non volevo nemmeno rimanere troppo vicina a casa.
Mi sono messa in marcia intorno alle quattro e mezza del mattino dopo una notte insonne, rimanere ancora a letto a cercare di dormire mi sembrava una tortura. Per cui, cercando di fare silenzio, mi sono preparata, ho indossato degli stivaletti neri, il cappotto pesante e sono uscita. Ad accogliermi il canto degli uccellini che si stavano risvegliando, l'erba ghiacciata, la temperatura glaciale ed una calma ed un silenzio che non si trovano in nessun'altra ora del giorno. Sembra tutto fermo, nel mondo, alle quattro e mezzo del mattino: i rami degli alberi sono immobili, il lago è uno specchio d'acqua, persino il ruscello pare più silenzioso. Penso che sia la mia ora preferita, anche se so benissimo che più tardi, a scuola, mi pentirò amaramente di non aver tentato di recuperare un po' di ore di sonno.
Ripercorro i passi che mi hanno portata fino al lago, questa volta nella direzione opposta: casa. Quando arrivo a Portal Road devo reprimere uno sbadiglio, solo una volta entrata in casa mi rendo conto di avere più freddo di quanto pensassi: ho le mani rosse, la circolazione che riprende a funzionare mi fa il solletico. Tuttavia, dei rumori in cucina mi distraggono dal mio probabile stato di assideramento. Supero in fretta l'ingresso, per poi trovarmi di fronte alla stanza incriminata: la nonna mi dà le spalle, se ne sta di fronte ai fornelli e borbotta qualcosa, io sono solo contenta di non aver trovato Andrew intento a rubare dei biscotti, non avrei avuto le forze per affrontare dei capricci.
Come se si sentisse osservata, la nonna si volta verso di me puntandomi con occhi azzurri e furiosi. «Così non va bene, Rose.» mi rimprovera. «Hai idea di quanto mi sia preoccupata quando ho visto il letto vuoto in camera tua? Quando non ti ho trovata nemmeno al piano di sotto?»
«Mi dispiace.» sussurro, sospirando e togliendomi il cappotto. Una piccola parte di me si sente in colpa, un'altra sa benissimo che la nonna sta solo recitando: sapeva benissimo dov'ero, sono mesi che questa storia va avanti. «Devo prepararmi per andare a scuola.» continuo, prima di lasciare il cappotto su una delle sedie.
«Ti accompagno io.» mi informa, per poi voltarsi nuovamente verso i fornelli. «Se non vuoi dormire devi per lo meno fare colazione.» borbotta come se non la sentissi. Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa, però questa volta non le rispondo: la innervosisce ancora di più. Lascia cadere rumorosamente il mestolo con cui sta preparando le uova, sbuffa e si volta verso di me. Ecco che ci risiamo. «Rose, si può sapere cosa succede?»
«Niente.» rispondo cercando di sorriderle. Non ne azzecco una: tutti i suoi campanelli d'allarme si accendono.
«Niente? Davvero?! Quindi è normale che una sedicenne, invece di dormire fino a tardi, passi la notte insonne e poi esca a camminare per ore nel bosco?» chiede retorica.
« È solo una fase...»
«Sì, una fase che va avanti da più di un anno!»
«Nonna...»
«Non ti fa bene, Rose, e comincio davvero a preoccuparmi.»
«Oddio...» sussurro alzando ancora gli occhi al cielo. La devo smettere se non voglio che Hortense mi dia in pasto agli orsi.
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Flecks
Teen Fiction༶ Rose de Doux༶ Per gli abitanti di Montpelier, Vermont, la vita è per lo più monotona e priva di sorprese, ma Rose De Doux è l'eccezione alla regola. La sua famiglia è la più chiassosa e disordinata dello stato, la sua casa è un disastro composto d...