36.

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E' da almeno due minuti che deglutisco ininterrottamente, due minuti che combatto la nausea e le lacrime, che cammino facendomi spazio tra la folla e anelo il momento in cui riuscirò a salire su uno stramaledetto taxi, tornerò all'appartamento per cambiarmi e potermi autocommiserare in pace. Eppure, quando in miei passi si bloccano non appena mi scontro con qualcuno, capisco che l'autocommiserazione deve attendere.

«Ehi!» mi saluta un tizio che non ho mai visto in vita mia. Sembra più grande di Simon, e decisamente più alto e spallato; ha i capelli rasati, gli occhi scuri, la barba incolta ed uno strano accento, newyorchese direi. Sta sorridendo, e non so se sia perché è ubriaco o meno, ma non mi piace. « E' tutta la sera che ti cerco!»

« Ci conosciamo?»

« No, non ancora.» mormora avvicinandosi. Ok, l'odore di birra è un messaggio abbastanza chiaro: è ubriaco. « Cazzo se sei bella...» sussurra poi, alzando la mano per sfiorarmi i capelli rossi ed ondulati. Mi vengono i brividi mentre cerco ancora di deglutire, ma questa volta la bile non vuole saperne di mollare il colpo ed in poco tempo mi ritrovo ad annaspare alla ricerca d'aria per tentare almeno di non svenire.

Poi, il miracolo: prima che possa rendermene conto qualcuno si mette fra me e il tizio, qualcuno con un'espressione furiosa in volto e le mani strette a pugno. « Se ti avvicini di un solo passo sei morto, Steven*.» sibila Blake spaventando chi ha di fronte e, indirettamente, anche me: in diciassette anni di vita non l'ho mai visto tanto teso ed arrabbiato.

Steven però, non sembra capire bene la gravità della situazione. « Che ti prende, Blake? E' Capodanno e lei è...»

Blake lo interrompe facendo uno scatto ed afferrandolo per il colletto della camicia, mentre io penso che dovrei intervenire ma non so come fare, visto che la testa ha cominciato a girarmi. « "Lei è"  cosa?» lo sento inquisire.

Saggiamente, Steven decide di non spiegare ciò che intendeva dire. Deglutisce e corruga la fronte. « Ma che succede? Non posso divertirmi a Capodanno?» la presa intorno al suo colletto si stringe, al che lo vedo sbiancare. « Ok, va bene! La rossa è off limits! Messaggio recepito.».

Dopo quelli che sembrano degli interminabili secondi di silenzio, Blake lascia andare Steven, che alla velocità della luce sparisce tra la folla. Subito dopo il mio ragazzo si volta per guardarmi in faccia, immediatamente diventa persino più pallido del tizio che ha quasi picchiato. Sulle prime non capisco il motivo di tanta paura, ma quando avverto un paio di lacrime scivolarmi sulle guance ed arrendersi alla forza di gravità cadendo in picchiata, comincio a comprendere.

« Rosie, stai bene?» domanda apprensivo, annullando le distanze e posando le mani sulle mie guance. Vorrei dirgli che non può starmi tanto vicino quando Simon è in giro, vorrei dirgli che non sto bene, vorrei dirgli di riportarmi a casa, ma tutto quello che riesco a fare è indietreggiare di un passo liberandomi dalla sua presa e fissarlo demoralizzata. « Rose, quel coglione non si avvicinerà più, te lo assicuro.» afferma, scambiando la mia frustrazione per paura.

Scuoto la testa, poi finalmente decido di sputare il rospo. « Ti ho visto in cucina.».

Blake assume un'espressione confusa. « Ah sì? Perchè sei tornata in sala da pranzo allora?»

« Perché non eri da solo.» spiego stranamente impassibile, sono le lacrime a tradirmi.

« Charlotte è una mia compagna di corso.» sospira come se niente fosse.

« E' una tua compagna di corso come Mariah?»

« Sì, come Mariah, Rose. Che diavolo...» non finisce la frase, improvvisamente sembra mettere insieme i pezzi del puzzle e ricomincia a sbiancare sotto i miei occhi.

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