04. Tutte pazze per Blake

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Lea De Doux

Andrew stringe il mio indice, ha una manina talmente piccola che sembra paradossale possa essere tanto forte. Ma lo è, e questo mi rincuora. Dorme profondamente, mentre la debole luce del sole che entra nella mia camera gli illumina i capelli biondo cenere, più scuri di quelli di Simon, ma molto più simili a quelli di suo... di suo padre.

Dio, a volte mi lascia sbalordita quanto sia marcata la somiglianza, perchè la realtà è che vorrei che Andrew fosse il più diverso possibile da suo padre, vorrei che niente in lui me lo ricordasse. Sono determinata ad odiare quell'uomo, ma come faccio quando mio figlio, di appena due mesi, è la sua goccia d'acqua?

E come faccio dopo la notizia appena ricevuta?

Andrew non è il solo ad avere una forza strabiliante, non mi ero mai resa conto di poter stringere così forte il mio cellulare. Già, nella presa ferma della mia mano si annida un oggetto inanimato, ma a quanto pare capace di portare la notizia peggiore.

"E' come temevamo signora De Doux: leucemia, mi dispiace. Chiederò alla mia assistente di mettersi in contatto con lei per fissare una data di inizio per la terapia, in questi casi muoversi d'anticipo è fondamentale."

Muoversi d'anticipo. Per un attimo ho temuto di dare di matto, di urlare al dottor Martin che per quanto si possa essere in anticipo non sarà mai abbastanza, che il tempo che ho guadagnato scoprendolo ora non è sufficiente. Poi, dopo quell'ondata di rabbia, avrei voluto mettermi a piangere, rannicchiarmi a terra e singhiozzare come una bambina, chiamare mia madre e pregarla di dirmi che si tratta solo di uno scherzo, di un errore. Avrei voluto reagire in tanti modi alla scoperta di soffrire di una malattia potenzialmente letale, a soli due mesi dalla nascita di Andrew, e col pensiero di doverlo dire a due bambini abbastanza grandi da poter capire cosa significa. Forse è questo che mi preoccupa di più. Forse è per questo che invece di reagire come avrei voluto sono semplicemente rimasta ferma al mio posto, senza parole e senza lacrime, con un vuoto allo stomaco ed uno strano ronzio nelle orecchie.

Avrei voluto reagire meglio, ma è più probabile che non esista alcuna prassi.

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Rose - 13 anni

Katniss Everdeen è il mio nuovo spirito guida. Davvero, se potessi esprimere un desiderio sarebbe di essere tanto coraggiosa e abile nel fare praticamente tutto. Invece no, mi spavento quando fuori c'è troppo vento e cado dalle scale di casa se non sono abbastanza concentrata sui gradini. A volte anche se sono concentrata.

Mentre giro l'ennesima pagina del romanzo che, da una settimana a questa parte, è la mia ennesima fissazione, sospiro grata per il silenzio che stranamente regna in casa De Doux. Simon è uscito a giocare a basket con Blake, la mamma sta dipingendo in giardino e la nonna ha portato Andrew a fare una breve passeggiata nel bosco dietro casa. Forse questa è la cosa migliore: adoro mio fratello, ma piange come un dannato, e posso contare sulle dita di una mano le ore di sonno che sono riuscita ad accumulare da quando è nato. Per lo meno, la mamma e la nonna sono talmente distratte da lui da non obbligarmi in continuazione ad uscire, a chiamare Jane o semplicemente a smettere di leggere. Sto vivendo una vita da sogno, un giorno combatto demoni a New York insieme a quel figo di Jace, e il giorno dopo mi offro come tributo agli Hunger Games e trascorro il mio tempo con Peeta. Cosa potrei chiedere più?

So di avere cantato vittoria troppo in fretta, quando la porta della mia camera viene spalancata e la mamma si affaccia sulla soglia, un sorriso a trentadue denti in volto ed una strana luce negli occhi azzurri.

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