31.

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Il rumore dei nostri passi è attutito dalla neve che è caduta questa notte, che ha ricoperto talmente bene Montpelier da farci temere il rischio di una nuova tempesta. Tuttavia ora la perturbazione sembra essersi calmata e, sebbene non splenda il sole, fa decisamente meno freddo di ieri.

« Probabilmente più tardi Andrew ti costringerà a fare un pupazzo di neve.» informo Blake della sua sorte, mentre un sorriso appena accennato gli dipinge il volto.

« E' un bene che non lo chieda a te.» risponde poi, divertito.

So a cosa si riferisce: quando avevo sette anni e Blake e Simon nove, avevamo deciso di fare un pupazzo di neve degno di nota, ma sotto le mie direttive ciò che ne venne fuori fu solo un ammasso informe di ghiaccio, adornato da una carota marcia e bottoni grigio topo. Era il pupazzo di neve più inquietante che avessi mai visto; quando la pioggia lo fece sciogliere e lo smog lo tinse di nero la situazione peggiorò ulteriormente. « Se ci ripenso mi vengono i brividi.» confesso, osservando Belle che a fatica trotterella di fronte a noi.

« Hai tante qualità, Rosie, ma non sei un'artista.» sospira, al che sorrido.

« No, l'artista era mia mamma, lo sai.».

Blake sembra ammutolire tutto d'un colpo, dopo quelle che sembrano ore lascia andare la mia mano per mettermi un braccio intorno alle spalle ed avvicinarmi a sé. « Lo so.» sussurra, per poi lasciarmi un bacio sulla tempia.

Chiudo gli occhi per godere appieno di questa sensazione, grata di un momento tanto calmo e piacevole visto il chaos degli ultimi giorni. Dall'arrivo di Simon e Blake a casa, per le vacanze di Natale, Andrew è diventato iperattivo, seguito da Belle e dalla nonna. Quest'ultima in particolare si è data da fare in modo esagerato ed eccessivo: ha cominciato cucinare i suoi piatti migliori, rifocillando Simon e Blake neanche fossero appena tornati dal fronte. "Finalmente per un paio di settimane avrò i miei ragazzi tutti per me", è la frase che le ho sentito pronunciare più spesso ultimamente. Sono felice che la nonna sia felice, ma non ho potuto fare a meno di cominciare a pensare freneticamente alla mia situazione: le stiamo mentendo. Lei è contenta come non mai di vedere Blake, se ne prende cura come se fosse suo figlio e noi cosa facciamo? Le raccontiamo bugie a profusione, dicendole che entrambi dobbiamo restituire dei libri in biblioteca per poi andarci ad imboscare da qualche parte, che il dottor Darcy ci ha chiesto di andare a comprare qualcosa per la cena di Natale per poi nasconderci a casa di Blake, visto che suo padre è a lavoro. E come se non bastasse ho la pressante sensazione di essere io la causa di tante bugie, sono sicura che Blake non lo farebbe mai, ma l'ho costretto.

« E' una fortuna che Simon sia andato a prendere il regalo per Andrew.» continua il mio ragazzo, facendo crescere il mio senso di colpa in maniera non indifferente. E' contento di essersi levato di torno il suo migliore amico, siamo arrivati a questo. « Rose?» mi chiama quando nota il mio silenzio. Distolgo lo sguardo da Belle per concentrarlo su di lui, vedo subito che è preoccupato. « Ultimamente sei silenziosa, troppo.»

« Non...» mi fermo, non posso dirgli che non è vero perché so che lo è: sono una pessima attrice. « Non è niente.» dico infine.

« Sicura?» insiste, fissando i suoi occhi nei miei. Annuisco brevemente e gli sorrido, innamorata e stranamente euforica. « Allora mi sembra il momento giusto per darti una cosa.» mormora divertito, gli brillano gli occhi. Io corrugo la fronte confusa, finché non fermiamo i nostri passi, Blake lascia andare la presa intorno alle mie spalle ed infila la mano destra nella tasca del cappotto. Osservo i suoi movimenti curiosa, quando mi mostra ciò che ha afferrato però, sono solo senza fiato. « Il tuo regalo di Natale, non penso abbia bisogno di spiegazioni.».

Sono di sasso di fronte alla catenina dorata posata sul suo palmo, e soprattutto, lo sono davanti al ciondolo finemente lavorato, sino a donare al materiale freddo e lucente la forma di una piccola rosa. E' bellissima.*

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