3.

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Come la nonna aveva previsto, questa notte ho dormito dodici ore. É un bene, penserete voi, ti sei riposata e hai recuperato il sonno perso.
Be', se si fosse trattato di un sabato o di una domenica sarebbe stato così, ma oggi è lunedí. Il che significa che mi sono svegliata alle nove, che essendo in ritardo per scuola mi sono infilata la prima cosa che ho pescato dall'armadio, ho lavato faccia e denti, raccolto i capelli in quello che in teoria dovrebbe essere uno chignon, recuperato lo zaino e corso giú dalle scale che uno di questi giorni cederanno sotto il nostro peso. Dopodiché, urlando un saluto alla nonna e ad Andrew, mi sono fiondata fuori di casa e sulla mia bicicletta, per poi dirigermi a tempo record verso il centro e, superato il fiume Winooski, verso la Montpelier High. Ora sto correndo incontro all'ingresso come una dannata, notando gli studenti puntuali che accalcano i corridoi in attesa del suono della prima campanella.

Senza concentrarmi sui volti familiari continuo a camminare a passo di marcia verso il mio armadietto, aprendolo con le mani che mi tremano e sentendo il cuore rimbombarmi in petto. Il fiato corto mi fa capire che sono vicina allo svenimento, e rischio veramente di perdere i sensi quando, una volta recuperato il libro di letteratura, l'anta in metallo mi viene chiusa davanti alla faccia con uno scatto ed un botto non indifferenti. Subito dopo mi trovo di fronte alla mia migliore amica.

Nonostante la confusione, noto subito che Jane ha il respiro accelerato, gli occhi spiritati ed uno strano sorriso in volto. Tuttavia, i capelli color cioccolato sono perfettamente in piega, come al solito, mentre i suoi occhi scuri e profondi si accordano bene con il leggero accenno di abbronzatura presente sul suo viso, probabilmente dovuta al weekend appena passato ad Aspen.

« Ti senti bene?» le chiedo, cercando di riprendermi dallo spavento che la sua entrata in scena mi ha provocato.

« Tu non hai idea di cosa è successo.» afferma, evidentemente emozionata. « Scott Wright.»

« Scott chi?»

« Scott Wright, la nuova aggiunta al corpo studentesco della Montpelier High.» spiega, battendo le mani felice e saltellando da un piede all'altro.

« Oh, abbiamo un nuovo compagno?» chiedo, cercando di mostrarmi interessata.

« Non è solo "un nuovo compagno", Rose: viene da Los Angeles, è estremamente biondo, estremamente affascinante, alto, i suoi occhi sono azzurri e profondi e...»

« E ti sei presa una cotta.» concludo divertita, mentre stringo il libro al petto e mi dirigo verso l'aula di letteratura: fra non molto suonerà la campanella. « Wright...» continuo poi pensierosa. « Il suo nome mi é familiare.»

« Suo padre è Joe Wright*, il regista.»

« Oh...» sussurro, ora realmente sorpresa. « E che cavolo ci fanno qui a Montpelier? Sono stati esiliati?»

« A quanto pare il padre di Scott sta scrivendo una nuova sceneggiatura, e quale miglior ispirazione della tranquillità del Vermont?» cantilena Jane, sempre più felice. « Ma ti rendi conto? Quante possibilità c'erano che un figo del genere capitasse nella nostra scuola? É da quando tuo fratello e Blake sono andati all'università che non vedevo tanto fermento tra questi corridoi.» continua, sorridendo come non mai. « É una benedizione.»

« Jane?» la riporto alla realtà, cercando di trattenere una risata. « Quanto mi devo preoccupare? Hai già cominciato a scrivere "Signora Jane Wright" sui quaderni o...»

« Non dire stupidaggini.» mi interrompe alzando gli occhi al cielo. « Quando ci sposeremo terrò il mio cognome.».

Questa volta rido davvero, coprendomi la bocca con la mano e beccandomi una leggera spallata da Jane. Quando mi riprendo, le faccio la domanda di rito. « Senti un po', oltre ad essere affascinante e biondo,  ce l'ha un cervello?»

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