05. Non farti beccare dalla Corey (e da tuo padre)

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Rose- 14 anni

Non mi sono ancora abituata al fatto di essere alle superiori, e non parlo solo delle lezioni più difficili e del fatto di andare nella stessa scuola di mio fratello Simon, no, il problema qui è che tutti quelli che venivano alle medie con me sembrano cambiati in una sola estate. Bruce Parker, per esempio, è cresciuto di almeno dieci centimetri e ha cominciato ad andare in palestra. Jane dice che vuole assomigliare ai giocatori di basket, o semplicemente a Blake; mi sarei messa a ridere al suo commento se lei non fosse cambiata a sua volta. La mia migliore amica è sempre stata bellissima, al centro dell'attenzione, l'anima della festa, femminile nel modo di vestire e di comportarsi, ma ora... be', ora sembra che anche gli altri se ne accorgano. Sciami di ragazzi le girano intorno in continuazione e lei non fa niente per cacciarli via. Un giorno messaggia con Kevin, il giorno dopo con Luke e quello dopo ancora i due quasi fanno a botte nel corridoio perchè scoprono di avere un rivale. Lo giuro, una volta ho beccato Bruce Parker a guardarle il sedere mentre andava a lezione di letteratura. Il problema è che Jane non è la sola ad aver sviluppato questo tipo di interesse incontrollato verso l'altro sesso: le mie ex compagne di classe non sono da meno; la cosa peggiore è che nella maggior parte dei casi gli sguardi e i commenti sono rivolti verso mio fratello e il suo migliore amico. Se sapessero come si comportano davvero Simon e Blake quando non sono circondati da folle di ammiratrici, come la camera di mio fratello sia perennemente in disordine, e il fatto che vi lasci costantemente il suo borsone per il basket pieno di divise usate non migliori la situazione, si ricrederebbero.

Ad ogni modo, io sembro essere immune a questa malattia: Simon e Blake rimangono due bambini di un metro e novanta e Bruce Parker quell'idiota che, quella volta che abbiamo vivisezionato una rana a biologia, è svenuto cadendo dallo sgabello.

Al ricordo quasi mi metto a ridere, mentre entro nella mensa della scuola e cerco con gli occhi la mia migliore amica, ben consapevole del fatto che non la vedrò: probabilmente sta pomiciando con Kevin da qualche parte. Fortunatamente trovo un tavolo libero a cui sedermi, dopodiché tiro fuori dallo zaino il sandwich che la nonna mi ha preparato, credendo che non vedessi quanto burro d'arachidi ci stesse spalmando dentro. "Se prendi la bici per andare a scuola devi mangiare di più, Rose, stai sparendo." Avrei voluto sottolineare che la bici me l'ha regalata lei per il mio compleanno, e che non ho avuto molta scelta visto che è la nonna a dover rimanere con Andrew e la mamma mentre Simon ed io siamo a scuola. Poso il sandwich sul tavolo, subito dopo recupero il libro che ho lanciato nello zaino stamattina. Lo apro alla pagina che avevo lasciato in sospeso e ricomincio a leggere. Niente demoni, maghi o vampiri oggi, solo il signor Tilney e Catherine Morland. È da un po' di mesi che ho abbandonato il fantasy e mi sono rifugiata nella letteratura inglese: è raro che nei libri di Jane Austen un personaggio importante muoia.

Mentre ricomincio a provare l'ormai familiare odio nei confronti di Isabella Thorpe, sento una sedia muoversi e il posto di fronte al mio venire occupato. Mi aspetto che sia Jane, anche se sono sorpresa che Kevin l'abbia lasciata andare tanto in fretta; quando alzo gli occhi, però, mi rendo conto del fatto che non è la mia migliore amica ma David Wayne. I suoi occhi castani sono fissi su di me, mentre un sorriso un po' timido troneggia sul suo volto.

Lo guardo stranita: David Wayne è un amico di Bruce Parker e i due sono esattamente dello stesso stampo. «Se stai cercando Jane non è qui.» esordisco, prima di tornare alle pagine del mio libro.

«In realtà stavo cercando te.»  risponde nell'immediato. Torno a guardarlo in faccia, confusa oltre ogni dire. Non frequentiamo le stesse lezioni, dubito che voglia chiedermi degli appunti in prestito e se vuole essere invitato a casa mia per cercare di diventare amico di Simon e Blake, può semplicemente mettersi in fila. «Stavo pensando, noi due ci conosciamo dall'asilo.»

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