10.

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« Cos'è successo?» mi chiede Simon per la ventesima volta.

Alzo gli occhi al cielo e mi concedo un sorso di the caldo, prima di dargli una risposta. « Te l'ho detto, Jane mi ha convinta a venire qui.»

« Non me la bevo. Blake ed io ci abbiamo provato in mille modi e tu ti sei sempre rifiutata, come ci è riuscita Jane?» inquisisce ancora, al che alzo le spalle. « Come se non bastasse sei arrivata all'improvviso, in treno. Mi aspettavo che per lo meno mi chiamassi.»

« Fra una cosa e l'altra mi sono scordata.» replico, fingendomi impassibile. La realtà è ben diversa: io sono scappata da Montpelier. Ho convinto la nonna ad accompagnarmi alla stazione questa mattina presto, ho mandato solo un messaggio a Jane e sono stata non poco sollevata quando il treno è partito, facendo in modo che mi lasciassi alle spalle confessioni indesiderate da parte di ricchi ragazzi di Los Angeles.
Ma ovviamente, non racconterò niente a Simon.

Proprio quando mio fratello sta per tornare alla ribalta, la porta d'ingresso dell'appartamento viene aperta, subito dopo il secondo inquilino fa il suo ingresso. « Rose...» sussurra Blake sorpreso, non appena i suoi occhi verdi si posano su di me. All'istante mi ritrovo a sorridere. « Non speravamo più che venissi.»

« Be', hai detto di non mancare quindi...»

« È venuta in treno.» mi interrompe Simon in tono contrariato, talmente tanto che sembra abbia appena detto di avermi vista rubare in un negozio.

« In treno?» domanda Blake confuso. « Sarei potuto venirti a prendere...» non continua, poiché Simon si schiarisce alla voce e all'istante gli occhi del suo migliore amico si concentrano su di lui, prima di tornare alla sottoscritta. « Simon ed io, noi due saremmo venuti a prenderti.».

Lo fisso, confusa dall'evidente nervosismo nella sua voce, tuttavia rispondo con un'alzata di spalle ed un sorriso. « Preferisco l'effetto sorpresa.»

🍂

Ho scoperto troppo tardi che la festa di Halloween non si sarebbe svolta in un pub o in un appartamento, no: avrebbe avuto luogo presso la sede principale di una delle confraternite più importanti dell'universitá di Burlington. Il che significa che la mia stima di un centinaio di invitati è salita a trecento, non appena dal taxi ho notato la fila interminabile di auto parcheggiate al di fuori della proprietà.
Qui ha cominciato a subentrare l'ansia: io non centro niente con questa gente. Vado ancora al liceo, e se se ne accorgessero e mi cacciassero?

Mentre la paura mi impediva di pronunciare anche solo una parola, Simon mi ha messo un braccio intorno alle spalle per condurmi all'ingresso dell'enorme villa. Blake è sparito pochi istanti dopo: si può dire che sia stato rapito dai suoi compagni di corso a pochi passi dalla porta. Simon, invece, non mi ha perso d'occhio un secondo e ben presto ne ho capito il motivo: qui sono tutti ubriachi.

Rimanendo accanto a mio fratello e presentandomi timidamente ai suoi amici, ho avuto modo di osservare come si svolge un party universitario e di chiedermi se quelle organizzate da Bruce Parker possano veramente essere considerate feste. Tralasciando la quantitá d'alcol presente, il volume della musica, le stanze sovrastipate ed il fatto che su trecento persone almeno duecento siano impegnate a pomiciare e molte spariscano poco dopo, ciò che mi lascia più sconvolta sono i "costumi di Halloween".

Il mio senso di inadeguatezza sale alle stelle nel vedere tante bellissime ragazze vestite come se fossero uscite da una rivista di playboy. Una cosa è certa: con il mio vestitino rosa chiaro e la mia coroncina di fiori finti risalto in mezza alla folla. Che diavolo mi è saltato in mente? Un travestimento del genere va bene per Montpelier, non per Burlington, non per questa festa.
Che vergogna...

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