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Sento il sedile tremare ancora sotto di me, ma dopo ore di volo ormai ci ho fatto l'abitudine e non lascio che la leggera turbolenza disturbi il mio sonno. « Rosie?» un bacio si posa sui miei capelli, mentre il braccio che mi circonda le spalle stringe la presa ed io mi rifugio contro il petto del suo proprietario. « Rosie, fra una decina di minuti atterriamo.» sussurra ancora.

Lentamente mi sforzo di aprire gli occhi e mio malgrado mi metto seduta composta liberandomi della presa del mio ragazzo. Lui mi fissa con un sorriso leggermente accennato ed i capelli scuri scompigliati, segno che deve aver dormito a sua volta. Non me ne sorprendo, per quanto mi riguarda sono sfinita, uno stato fisico e mentale ben diverso da quando siamo partiti da Burlington. Non avevo mai preso un aereo in vita mia, non avevo mai superato il New Hampshire, e nel vedere le nuvole soffici sotto di noi ed il cielo azzurro dal finestrino al mio fianco ho pensato che volare fosse la cosa più bella del mondo. Uno scalo a Detroit ed uno a Los Angeles dopo, mi sono leggermente ricreduta: volare per quasi nove ore non è affatto bello. Per fortuna però, a quanto dice Blake siamo arrivati a Santa Barbara. Ancora assonnata allaccio la cintura di sicurezza e lancio un breve sguardo ai posti dietro il mio sedile: Simon e Jane stanno dormendo, lei con il viso posato sulla sua spalla, lui con la guancia adagiata sopra la sua testa. Quando metteranno da parte l'orgoglio e capiranno che sono fatti l'uno per l'altra?

Mi ritrovo a reprimere un sorriso e, voltandomi di nuovo verso Blake, noto che anche i suoi occhi sono puntati sui soggetti alle nostre spalle, è evidente che stia pensando quello a cui penso io. Quando torna a guardarmi negli occhi però, sia Simon che Jane spariscono dalla mia testa, rimpiazzati dalla sensazione costante di star camminando sopra le nuvole quando Blake mi fissa così. Sorride lasciandomi spiazzata e subito dopo posa una mano sulla mia guancia, prima di avvicinare il viso e lasciarmi un bacio sulle labbra. Non so se le farfalle nello stomaco siano dovute a questo o alle turbolenze.

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Sono stata non poco felice di scoprire che le nostre valigie sono arrivate sane e salve, quando Blake e Simon hanno recuperato i nostri trolley dal nastro trasportatore non ho potuto trattenere un sospiro di sollievo. Il mio ragazzo mi ha stretto la mano conducendomi verso l'atrio principale, mentre io mi guardavo intorno stupita dalla presenza di tanta gente abbronzata e tonica nonostante l'età. Trevor, il padre di Jane, ci ha accolti a braccia aperte sebbene ci abbia visti solo un paio di volte a Montpelier. Come ho già detto lui è l'uomo più gentile del mondo e, sebbene finga di fronte a sua madre, la mia migliore amica non riesce a nascondere il fatto di essere euforica nel vederlo. Una volta lasciato l'aeroporto raggiungiamo il parcheggio coperto e saliamo a bordo della sua auto, un enorme SUV nero dai finestrini oscurati; mentre gli altri si perdono in conversazioni in merito al viaggio, io mi concentro sul paesaggio esterno. Non ci sono tanti alberi, per lo più si tratta di palme ed arbusti; non c'è nemmeno molta erba, quasi solo sabbia rossa e per un attimo mi chiedo quale sia la temperatura esterna e se sopravvivrò ad un caldo a cui certamente non sono abituata.

Dopo almeno mezz'ora raggiungiamo un grande cancello in ferro nero, che poco dopo si apre permettendo all'auto di percorrere un lungo, lunghissimo viale circondato da vigneti a perdifiato. Poi, finalmente, si comincia ad intravedere una grande villa in stile italiano, dalle tegole marrone chiaro e le pareti in muratura bianca dominate da grandi vetrate. Rimango a bocca aperta. Quando Trevor parcheggia accanto ad un'enorme fontana in marmo sistemata nel bel mezzo del piazzale d'ingresso, poi, la situazione non fa che peggiorare. Jane, seduta tra me e Blake, mi sprona a scendere e non appena apro la portiera capisco che no, non sopravvivrò a questo caldo. Dio, non si respira!

Mentre boccheggiante cerco di recuperare un po' di ossigeno, e spero che i miei polmoni non si riempiano dell'acqua che impregna questa afa asfissiante, gli altri recuperano i bagagli ignari del mio stato di semi-soffocamento. Deglutisco e faccio un respiro profondo (ed inutile), prima di afferrare il manico del mio trolley e di seguire tutti dentro casa, dove vengo salvata dall'aria condizionata. Trevor ci conduce al piano di sopra, preoccupandosi di trasportare oltre le scale la mia valigia e quella di sua figlia, mentre ci mostra le camere e scopro, non poi così sorpresa, che Simon e Blake sono stati piazzati nell'ala opposta della villa. La smorfia del mio ragazzo la dice lunga sui suoi reali programmi per questo Spring Break. Una volta rimasta da sola con Jane nella camera che condivideremo, dotata di un bagno enorme e privato, mi permetto di guardarmi intorno a bocca aperta, catturandone ogni particolare: la vista sui vigneti, l'enorme letto matrimoniale king size, il parquet lucido e liscio, il tappeto bianco e soffice che ne occupa gran parte, lo schermo piatto appeso alla parete e persino la cabina armadio (probabilmente più grande della mia stanza) che si intravede dalla porta lasciata aperta.

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