Shanks cammina per le strade affollate della sua città, città che conosce come le tasche nelle quali ha infilata la mano infreddolita; non c'è nulla di sconosciuto attorno a lui, nulla che lui non abbia già visto un'infinità di volte.
Ogni tanto si ferma a fissare le vetrine di qualche negozio di carabattole, altre volte si ferma per pensare alla direzione che sta prendendo la sua vita – e si, si ferma, perché il suo cervello non è programmato per fare più cose contemporaneamente -, rischiando di farsi travolgere dalla calca di persone che ogni giorno gli camminano al fianco, ognuno con la propria, unica, esistenza da portare avanti.
Attualmente però, l'unica cosa su cui riesce a concentrarsi è l'uomo conosciuto due giorni prima in quel bar, quell'incontro fatale che, da scherzo bizzarro frutto di una scommessa di due ubriachi, sembra essere diventato uno dei pezzi principali di quel puzzle che è la sua vita. Quell'uomo poi è diverso da tutti gli altri che ha incontrato, e non solo per via dei capelli blu e dei vestiti da clown appena uscito da un circo, ma perché pare avere un carattere forte, perché non è caduto subito ai suoi piedi, perché oppone resistenza, una resistenza che a Shanks sembra dolce e insopportabile allo stesso tempo.
Non sa assolutamente nulla di lui, nemmeno il suo nome, e vane sono state le ricerche che ha condotto nei bar adiacenti allo studio legale: nessuno sembrava conoscerlo. Sembrava essersi dileguato nell'aria.
L'unica cosa che rimaneva da fare era perciò tornare in quel bar frequentato da travestiti nella quale si erano conosciuti e dove lui e la sua compagnia spesso andavano a brindare, non tanto per il posto in se, ma più che altro per la qualità ottima dell'alcol servito.
Il problema è che non ricorda granché bene la strada per arrivare a codesto posto, soprattutto se si va considerando che ogni vota che torna ne esce quasi sempre ubriaco perso, per cui si abbassa a chiedere indicazioni ad alcuni vecchi signori.
In corpo poi, non ha nemmeno una goccia di alcol, ed è un fatto talmente raro per lui che i suoi amici, nell'apprenderlo, hanno pensato di regalargli una medaglia al valore; avere la testa così pesante, e non più sempre ottenebrata, è strano, non ricordava più quanto vivere potesse essere faticoso da sobrio.
<< Maledetto clown da strapazzo >> si ritrova ad esclamare a gran voce, calciando via una pallina di carta incontrata lungo il suo cammino. Quella finisce dritta in un cestino dell'immondizia, ma ci finisce per caso, e un gruppetto di bambini delle elementari applaude estasiato per l'avvenimento.
<< E maledetto anche Yasopp e la sua mania di fare scommesse >> continua a borbottare, perché sa benissimo che senza la spinta dell'amico non avrebbe mai e poi mai tentato di avvicinare una persona con il fetish per il circo.
<< Sono superficiale. Lo ammetto, sono uno sporco superficiale >>
E mentre continua con l'autoanalisi – neanche uno psicologo sarebbe riuscito a fargli cavare di bocca quello che si cavava da solo in mezzo alla strada – fermò una bellissima donna al cellulare, una donna con folti capelli neri ed un rossetto rosso talmente brillante che Shanks temette di doversi coprire gli occhi per non accecarsi.
<< Mi scusi? >> domanda, un po' titubante. Quando è sobrio non sa bene come portare avanti una conversazione, sa solo di dover essere educato e cordiale.
La donna smette di parlare al telefono, fissandolo irritata.
<< Sa dove posso trovare... >> si ferma un secondo per cercare le parole << Un bar. Non so il nome, ma ci lavorano degli uomini ... >> e di nuovo non sa come continuare la frase. Dire "uomini travestiti" in qualche modo non gli sembra giusto, così con una perifrasi arzigogolata, della quale ovviamente si capiva poco o niente, cerca di spiegare il concetto alla donna, sempre più irritata.
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30 Giorni [ShanksxBuggy]
FanfictionShanks è un avvocato; le sue passioni sono bere e poltrire tutto il giorno. Buggy è un barista; si trucca da clown e nel suo tempo libro fa il casalingo. Una scommessa porterà questi due mondi completamente diversi ad unirsi.