Yasopp ci prova ma non riesce ad immaginare come debba sentirsi il suo migliore amico in questo preciso momento.
Ha provato a chiamarlo al cellulare ogni secondo libero della giornata e di quelle precedenti, è addirittura andato sotto casa sua a citofonare, ma in nessuno dei casi è riuscito a mettersi in contatto con lui o a sentire anche solo la sua voce.
Roger poi non è stato di nessun aiuto nelle ricerche, non ha neanche fornito una spiegazione decente alla domanda che tutti si stavano ponendo, ovvero il motivo del licenziamento del rosso. L'unico commento uscito dalla bocca del loro capo era stato che lo aveva fatto per loro, perché molti avevano famiglia e non poteva lasciarli senza nulla in mano, e la questione si era chiusa lì nonostante le restanti insistenze.
Digita velocemente il numero dell'amico sul touchscreen del cellulare – numero che ormai sa a memoria – e aspetta qualche secondo. La segreteria telefonica personalizzata parte immediatamente e Yasopp riattacca subito, scazzato. Potrebbe quanto meno degnarsi di rispondere, far sapere ai suoi amici che non si è andato ad impiccare sotto un ponte per la disperazione e che sta bene ed invece cosa fa quel grandissimo idiota? Li ignora.
Sconsolato si mette a roteare su stesso a bordo della sua sedia da scrivania munita di rotelle, nella speranza di trovare una soluzione alternativa al problema ma proprio non gli viene in mente cos'altro potrebbe fare. Si alza e si getta sul divano accendendo la televisione, ma neanche i film scadenti di serie b riescono a tirargli su il morale.
Con la testa ripensa a qualche sera prima, a quando erano tutti insieme, allegri e spensierati, con il volto accaldato e le guance arrossate per l'alcol. Ricorda poi del giorno in cui ha stipulato con il rosso quella scommessa che ora sembra non essere nemmeno più valida.
La consapevolezza che le cose possano cambiare da un momento all'altro, senza preavviso, e che la felicità e di breve durata nella vita, colpisce Yasopp proprio nel centro del petto.
Mettendo da parte Shanks, Yasopp ha ancora un'altra questione da risolvere, una decisione da prendere che ormai non è più posticipabile: afferra il cellulare e compone un numero, quel numero che da quando se ne è andato ha sempre temuto più di ogni altra cosa.
Una voce femminile risponde, leggermente assonnata.
<< Banchina? Sono io. >>
Lucky Lou non riesce proprio a stare fermo: continua a fare avanti e indietro dalla cucina al salotto del suo appartamento, nella mano una coscia di pollo oppure una bibita gasata.
Si fruga nella tasca dei pantaloni e ne estrae un cellulare vecchio modello, poi prova a chiamare Shanks per un paio di volte ma non riceve nessuna risposta. Lo ripone nella tasca e torna in cucina per un altro giro di stuzzichini e quando ritorna nel salotto riprende il cellulare in un circolo vizioso che sembra non avere mai fine.
E' preoccupato per quella testa di rapa del suo amico, teme che la notizia del licenziamento l'abbia sconvolto più del dovuto.
La verità è che Lucky si sente in colpa nei confronti dell'amico, questo perché è a conoscenza di una terribile verità che non ha avuto il coraggio di confessare a nessuno: Shanks non era il primo nella lista dei papabili per il licenziamento. Lui lo era. E nella paura di perdere il lavoro aveva fatto una cosa che un amico non avrebbe dovuto fare, aveva fatto la spia al suo principale denunciando la pigrizia di Shanks e la sua scarsa operatività.
All'inizio Roger non aveva voluto credergli, così lo aveva messo alla prova e si era reso conto che era tutto vero, che Shanks ultimamente aveva iniziato a battere la fiacca, anche troppo. Con la promozione gli aveva concesso un'ultima possibilità di fargli cambiare idea, ma non era servito a molto.
Il risultato di tutta quella faccenda Lucky lo conosce bene, se lo porta addosso come una seconda pelle, come qualcosa che lo punzecchia e che non gli fa trovare pace nemmeno nella cucina della propria casa.
Vorrebbe dirlo a qualcuno, sono giorni che vorrebbe farlo, ma ha paura di perdere gli unici amici che abbia mai avuto ed è la paura a trattenerlo.
<< Cosa devo fare? >>
Benn Beckman se ne sta seduto a gambe incrociate su uno dei divani al primo piano della sua villetta, una cameriera bruna intenta a shakerargli del tè freddo al limone.
L'uomo la ringrazia gentilmente, accettando il bicchiere colmo di quel liquido fresco per poi berlo tutto d'un fiato, errore fatale che lo costringe a portarsi le mani alle tempie per arginare un poco la sensazione di gelo che ha preso ad attanagliargli il cervello.
Accanto a lui, poggiato su un cuscino di stoffa rossa, c'è il suo cellulare, il display ancora acceso sulla pagina della rubrica dove è memorizzato il numero di Shanks. Avrà composto quel numero un centinaio di volte ma il rosso non ha mai risposto a nessuna delle sue chiamate e la cosa lo innervosisce non poco.
<< Che diavolo stai facendo, Shanks >> borbotta, infilandosi uno stuzzicadenti fra le labbra screpolate. Proprio non riesce a capire cosa sia successo all'amico, sempre così entusiasta, anche per quelle piccole cose banali a cui lui invece non da più importanza.
Benn non lo ammetterebbe mai davanti agli altri, ma gli manca tremendamente vederlo arrancare verso lo studio al mattino, palesemente in ritardo, gli manca vederlo varcare la porta del suo ufficio e salutarlo con uno dei suoi soliti sorrisi sghembi mentre si becca l'ennesima ramanzina sulla puntualità.
<< Rispondi a questo maledetto telefono >>
Rockstar fissa il display muto del proprio cellulare nella speranza che Shanks si decida a richiamarlo, ma sa di stare sperando invano. Sospirando, si appoggia allo schienale imbottito della sedia del piccolo ristorante italiano fuori città nel quale sta cenando, attendendo al contempo il ritorno della ragazza in sua compagnia – ragazza che ha conosciuto la settimana prima – dalle toilette.
Nonostante sia nel bel mezzo di un appuntamento, i pensieri di Rockstar non possono fare a meno di essere rivolti verso l'amico. Fosse per lui, tornerebbe in quel maledetto appartamento, sfonderebbe la porta con una spallata e attenderebbe il ritorno dell'amico per poi riempirlo di botte a causa di tutta la preoccupazione che ha fatto venire al gruppo, ma grazie al cielo non è lui quello che prende le decisioni.
<< Scusa se ci ho messo tanto >>
Rockstar alza lo sguardo ad incontrare gli occhi violetti di Kayme, la sua accompagnatrice. E' così carina e il suo sorriso così timido e spontaneo che per un secondo l'uomo si scorda completamente dell'amico. Poi però il peso della realtà torna a schiacciarlo come un macigno.
Nonostante tutto però, Rockstar tiene molto alla ragazza e non vuole fare brutte figure ne tanto meno fare qualcosa che possa allontanarla da lui.
Spegne il telefono e i due prendono a chiacchierare amabilmente su cose sciocche e lei più volte si porta dietro l'orecchio una ciocca dei capelli verde fluo, corti e sbarazzini.
<<Sei divertente, Rockstar>> dice la ragazza, sorridendogli ancora.
L'uomo sente un tiepido calore diffondersi all'altezza del petto. Kayme gli piace davvero.
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30 Giorni [ShanksxBuggy]
Hayran KurguShanks è un avvocato; le sue passioni sono bere e poltrire tutto il giorno. Buggy è un barista; si trucca da clown e nel suo tempo libro fa il casalingo. Una scommessa porterà questi due mondi completamente diversi ad unirsi.