IV.

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Le sue previsioni si rivelarono esatte: nessuno fece domande, nessuno badò a lei se non per farle scherzi ignobili come sporcare il ponte che aveva appena pulito o cose del genere.

Luke si prendeva  davvero cura di lei ma i due si guardavano a malapena; anche quando dovevano parlarsi per forza evitavano di guardarsi negli occhi.

«Billy» si sentì chiamare una sera, due giorni dopo il suo arrivo.

Quel nome glielo aveva dato il capitano e lei non se ne era lamentata.

«Cantaci qualcosa, dai» rise Richard Turnley, il timoniere. Erano ancora ormeggiati nel porto, aspettavano che succedesse qualcosa di importante a terra e anche se nessuno sapeva mai nulla si ubriacavano tutte le sere e facevano un gran casino. Quell'aria quasi di festa le dava fastidio perché sembrava che tutti avessero già dimenticato quanto era successo sull'isola. Stava per dire qualcosa di tagliente a riguardo ma Luke si mise in mezzo come se avesse paura di sentire la sua voce.

«Mio fratello è stonato come una campana e ora se ne va a dormire.» ridacchiò andando verso di lei barcollando, era seduto al lato opposto del ponte.

«Sotto coperta mozzo!» ordinò singhiozzando. Quella sera anche lui puzzava di alcol e Gwen era furiosa per questo.

Fulminò l'intera ciurma con uno sguardo torvo, si alzò e a testa bassa scese sottocoperta seguita dal presunto fratello.

Quando su riattaccarono a cantare e ballare finalmente parlò sicura di poterlo fare senza essere ascoltata.

«A nessuno importa nulla di me. Sono sparita dall'isola e nessuno ne parla. Avete saputo qualcosa? Niente! Perché non avete le palle di scendere e scoprire se c'è qualcosa di nuovo.»

«Shhh»

Le si avvicinò pericolosamente barcollando appena «Vuoi che ti sentano ragazzina?»

«Forse sarebbe meglio! Potrebbero aiutarmi magari, organizzare una squadra di ricerche per mio padre...»

Prima che potesse dire altro Luke le mise una mano sulla bocca per zittirla e dopo due giorni la guardò finalmente negli occhi, a meno di una spanna dal suo viso.

«Sei ricercata.»

Attese una sua reazione ma lei stette zitta.

«Daranno una percentuale del riscatto che chiederanno a chiunque gli porti la figlia del governatore viva. Tuo padre è sull'isola, gestisce ancora tutto lui ma è questo capitano uscito dal nulla a gestire lui. Si vede che se ancora non sono andati via è perché i soldi per pagare sto riscatto non ci sono, non ho idea di cosa fare Gwen ma credo che Sir Morgan ti preferisca sparita dalla circolazione.»

Con la mano libera giocò con una ciocca dei suoi capelli corti, se la fece passare tra l'indice e il medio seguendo la linea morbida del suo viso.

Aveva il fiato corto e i battiti del suo cuore erano aumentati, diventati rumorosi come spari di cannone, ma solo lui poteva sentirli.

Quando una lacrime gli bagnò la mano con cui tappava la bocca della ragazza si destò e di colpo fece due passi indietro. In quel momento la voce di un compagno lo richiamò.

«Il moccioso fa i capricci ma l'ho messo in riga, arrivo.» gridò di rimando.

Il suo sguardo si indurì di nuovo, le sussurrò un buona notte e andò via per non tornare.

Quella notte Gwen non dormì, così come la precedente, ma stavolta non fu colpa dell'insonnia o del ronfare della ciurma, o ancora della scomodità di quell'amaca puzzolente. Si lasciò dondolare distesa, guardando il vuoto e senza pensare a nulla finché non sentì le voci degli altri marinai avvicinarsi, era arrivato il momento di spegnere le lanterne.

Passò un'ora ma nel giro di dieci minuti l'intera ciurma era crollata ubriaca, completamente messa fuori uso da due barili di rhum.

«So che sei sveglia»

Luke biascicava ancora ma dalla sua voce parve più lucido, almeno un po'. Si era avvicinato soltanto dopo essersi accertato che tutti dormissero, camminando senza scarpe per non far rumore e ora era poggiato di lato ad un palo.

«Vedrai che con il tempo ti ci abitui a questa vita, ci si abituano tutti prima o poi. Ma ti prometto che non smetterò di provare a salvarti...»

La osservava dall'alto e notò un piccolo movimento da parte sua che in tutto ciò fingeva ancora di dormire.

«Cioè non a salvarti, quello puoi farlo da sola eh – si corresse imbarazzato –Ma non ti meriti di finire a vivere così, è l'ultima cosa che avrei voluto per te.»

Gwen avrebbe voluto dire qualcosa, ringraziarlo magari o chiedergli scusa e probabilmente lo avrebbe fatto se qualcosa, qualcosa di grosso, non avesse fatto tremare la nave.

Il boato svegliò tutti ma fu lo scossone che ne scaturì a mettere tutti in piedi, dopo essere finiti rovinosamente per terra ovviamente.

Fu dato l'allarme.

Luke maledisse a denti stretti il giorno in cui aveva  portato Gwen a bordo mentre la tirava su e la proteggeva con il suo corpo dagli uomini che correvano sul ponte. Si trovarono di nuovo nel mezzo di una baraonda fatta di uomini, fumo e rumore e per la seconda volta andavano contro corrente.

«Che sta succedendo Luke?» urlò mentre lui la spingeva verso la cabina del capitano.

Ma Luke stavolta non aveva la risposta. La spinse nella stanza rimasta vuota e le ringhiò di stare chiusa lì, qualsiasi cosa fosse accaduta, poi tornò dai suoi compagni.

Sul ponte erano tutti impegnati ad armeggiare con cime e reti, chi issava l'ancora e chi issava le vele per scappare dal porto di Nassau prima che della Mary non ne rimanesse nulla. Le cannonate venivano dal forte e solo qualche tempo dopo si scoprì che era stato preso dai ribelli. Ai tempi così li chiamavano, pirati ribelli che volevano di più perché benessere e pace era troppo poco per loro.

Quella notte nessuno dormì. Quella notte lasciarono la loro baia e, qualcuno, non la rivide mai più.

Sturm und Drang - Tempesta ed ImpetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora