X.

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Jonathan gli aveva dato il permesso di scendere a terra e l'obbligo di tornare entro mezzanotte, ma soltanto dopo preghiere e lusinghe. Quando Gwen gli si parava davanti e tentava di intenerirlo, in lui scattava qualcosa e pareva sciogliersi.

Vedevi le due figure di Luke e Gwen camminare sulla banchina gremita di gente di ogni tipo, proprio come a Nassau, con l'unica differenza che qui c'erano giubbe rosse ovunque.

«Stonano – gli sussurrò Gwen che non era mai stata fuori dalla sua bella isola – non mi piacciono.»

«Anche a me non piacciono.»

A testa bassa e mimetizzandosi tra la folla attraversarono strade e la piazza del mercato, che era addobbata a festa. Si festeggiava il solstizio d'estate: erano appese lanterne e la banda suonava; le persone danzavano allegre e bevevano dai loro boccali sempre pieni; le donne erano belle e agghindate a festa, con l'abito buono e i fiori appena colti intrecciati tra i capelli, cercavano qualcuno con cui danzare. Gli ricordò una taverna a cielo aperto, simile a quella di Mastro Tuc ma più allegra e pulita. Si guardarono e per un attimo scordarono i loro guai, sorrisero e continuarono a camminare lasciandosi travolgere dalla contentezza generale.

Al primo tavolo libero presero posto  e come due vecchi amici ordinarono due pinte di birra e due pasti caldi.

«Non sai che voglia ho di ballare anch'io!» fece Gwen bevendo a gran sorsate la sua birra, teneva gli occhi fissi sulle gonne svolazzanti e sulle mani di chi ballava, che battevano a ritmo di musica. E osservava le loro espressioni, i loro sorrisi, anche i loro piedi, soltanto per imitarne a sua volta il movimento.

«Vorrei che si potesse.» continuò Luke. Era rilassato, si vedeva. Stare in mezzo alla gente lo faceva stare tranquillo. La osservava con quel suo mezzo sorriso, incantato, chiedendosi come facesse ad esser bella anche vestita da ragazzo. Pensieri che altrimenti lo avrebbero tormentato nel corpo e nello spirito gli risultavano adesso perfettamente normali: lei era una ragazza normale inserita in un contesto normale, quella sera. Se la immaginò con i capelli lunghi, con un vestito da contadina; immaginò di essere anch'egli un contadino, semplice e tirato a lucido per portare la ragazza più bella del villaggio alla festa di paese. Immaginò tanto guardando la linea morbida del viso di Gwen ma d'un tratto questa si voltò ad osservarlo di rimando, con gli occhi brillanti di gioia e le guance rosse per l'alcol, e si scambiarono uno sguardo che meravigliò il ragazzo, rendendo almeno un po' più veri i suoi sogni ad occhi aperti.

«Cos'hai?» sorrise spontanea lei, con tutti i ciuffi di capelli corti che le svolazzavano sul viso.

Luke scosse la testa, abbassò lo sguardo e riprese a mangiare il contenuto caldo del suo piatto.

«Altra birra, signor Bones?» fece una voce acida tra la folla.

I due si voltarono insieme e, a un lato del tavolo, una prostituta ripulita per l'occasione troneggiava su di loro con in mano una brocca di birra. Gwen guardò Luke, che intanto la osservava cercando di ricordarne il nome.

«Olimpia?» azzardò.

«Sono Brianna, porco schifoso.» e detto questo gli rovesciò l'intero contenuto della brocca in testa. Gwen guardò la donna allontanarsi, con i suoi capelli rossi al vento.

«In Francia si chiamano tutte Olimpia...» ridacchiò Luke scuotendosi via la birra da dosso ma sentendosi già appiccicoso.

«Come lo sai?» chiese lei, sentendosi stringere un nodo alla gola.

«Ne ho conosciute tante.»

«Ah – si guardò intorno a disagio – e lei come la conosci? E' una delle tante?»

«Possiamo metterla così.»

Senza badare più alla fanciulla che aveva di fronte, schioccò le dita per chiamare un'altra di quelle donne e farsi riempire il boccale.

Gwen non immaginava neanche che il suo amico potesse aver conosciuto altre donne, mai aveva pensato ad una tanto normale possibilità. Deglutì un'emozione a lei sconosciuta e si limitò a star zitta, consapevole di non avere voce in capitolo. Prima che lui se ne accorgesse passarono dieci minuti pieni, i ragazzi certe cose non le notano subito.

Luke sorrise al pensiero che forse, Gwen, teneva davvero a lui. Stava per parlare, per spiegarle come mai conosceva tante donne dai facili costumi, le stava per illustrare un frammento del suo passato ma poi si fermò. Scacciò il pensiero di darle sollievo e, anzi, pensò di incalzare con quella storiella.

«Guarda – ne indicò un'altra facendole un gesto di saluto – lei è Françis, l'ho conosciuta la scorsa estate.»

Gwen incredula seguiva il suo discorso di presentazioni a senso unico: gliene presentò così almeno cinque, dicendole da dove venivano e cosa facevano. Nello specifico. Erano quasi tutte francesi da quel che disse, venivano tutte dalla stessa casa; le altre erano venute a tentar la fortuna da chissà quale parte del mondo.

Françis, la prima che aveva salutato, gli si avvicinò e si sedette sulle sue ginocchia, baciandolo a stampo a mo' di saluto.

«Qual buon vento ti porta qui?» chiese con uno spiccato accento francese che faceva impazzire gli uomini locali. Aveva un lungo collo da cigno, il naso all'insù, piccole labbra rosse e carnose e i suoi capelli biondi, tenuti su in una crocchia, ricadevano in boccoletti disordinati sul viso.

«Siamo di passaggio, domani si torna per mare.» rispose lui lasciandosi carezzare dalla donna.

Cominciava ad alzarsi un leggero vento che però non spegneva le fiammelle di fiaccole e lanterne.

«Oh ma allora una notte per me ce l'hai!»

La ignoravano, mandavano avanti il loro discorso fatto di sguardi e carezze senza degnarla di un'occhiata.

A quel punto Gwen prese il boccale di Luke e con due sorsi bevve la birra rimasta.

«Vi lascio soli, mes amis!» con un vistoso inchino alla Jonathan Barlow li salutò e si addentrò, da sola, nel folto intreccio di corpi che danzavano all'unisono.

Sentì da lontano la voce di Luke ma non le importò, la testa le girava e sentiva la bocca impastata dall'alcol. Si lasciò trascinare da qualche fanciulla per poi piroettare via da quella pista da ballo che era la piazza.

Luke si ricompose, mandò via la prostituta e corse dietro Gwen, ma il tutto con scarsi risultati.

Cominciò a piovere e il fuggi fuggi generale la fece scomparire dalla sua vista.

Urlò il suo vero nome a gran voce, corse avanti e indietro, prima tra la folla e poi da solo, sul lastricato bagnato e scivoloso della piazza.

Niente, la figura esile di Gwen era sparita.

Credo proprio di aver trovato un presta volto per Gwen, che ne dite??

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Credo proprio di aver trovato un presta volto per Gwen, che ne dite??

Spero vivamente che questo capitolo non sia stato deludente ma, in fondo, siamo solo all'inizio.
Alla prossima -3-

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