XXIX.

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La stanzetta in cui avevano sostato era una tugurio messa a confronto con la sala in cui venne servita la cena. Una lunga tavola di legno scuro ospitava circa una cinquantina di persone venute da paesi vicini e lontani, addirittura dall'altra parte del mondo. Se Nassau non fosse stata sotto assedio, a quel tavolo ora ci sarebbe stato senza dubbio anche Sir Henry Morgan, nonostante i due uomini avessero ripromesso di non vedersi mai più proprio per mantenere ben segreti i loro scheletri nell'armadio.

La cosa che però, in primis, stupì i nostri umili bucaniere fu la quantità di giovani fanciulle sedute a quel tavolo, spinte da padri ambiziosi verso la conquista della mano del facoltoso giovane ritrovato.

L'ampio salone era illuminato a giorno in un modo che non s'era mai visto prima. Vi erano delle candele, certo, ma il loro scopo era puramente decorativo giacché svettavano spente dai candelabri d'oro e d'argento e dallo stesso lampadario di cristallo. Avrebbero potuto accenderle per creare un'atmosfera diversa ma no; sembrava invece che volessero mostrare a tutti di essere in grado di illuminare la stanza anche senza quei pezzi di cera da due soldi.

Dopo essere stati folgorati e frastornati da tale novità, furono invitati a prendere posto dal padrone di casa.

«E' magnifico, non è vero?» sussurrò a Gwen, posandole sulla schiena una delle sue viscide mani e spingendola verso il suo posto. Lei si limitò ad annuire, troppo presa e addirittura abbagliata da quel gioco di cristalli e specchi.

«Un esemplare unico al mondo ma non mi piace vantarmene.»

Gwen lo guardò e si morse le labbra, scoraggiata dal fatto che se avesse saputo come controllare i suoi strani poteri magici a quest'ora sarebbero già stati di ritorno, con la lama e magari anche Luke al seguito.

«Mio figlio Sebastian ha insistito per avervi vicina, lo avete preoccupato molto.»

Prima che potesse rispondere si ritrovò seduta tra Luke e una giovane che di nome faceva Carolina Luisa, una tedesca anche troppo carina per i suoi gusti. Si sentì a disagio a starle accanto e fu ancora più seccata quando ebbe occasione di osservare per bene tutte le altre giovani con cui, per un motivo o per un altro, Luke scambiava qualche parola.

Killian era di fronte a lei e di certo non sprezzava quel bel vedere che sapeva di talco e pomate profumate. Sentì che anche questo le dava fastidio ma si ricompose e tornò concentrata sull'obiettivo di quella missione, almeno finché Luke non prese posto accanto a lei e la cena non fu servita.

Charles Moore invece, da umile servitore qual era, se ne andava a zonzo tenendo un profilo basso.

L'inizio della cena fu raccolto, con tranquillità venne servito il primo piatto e gli ospiti presero a mangiare in silenzio. L'atmosfera però si riscaldò presto, bastò mettere un po' di cibo nello stomaco di Richard Loke per spingerlo ad elogiare ancora di più quel suo lampadario tanto bello e tanto nuovo. Come vennero a sapere dopo, il gentiluomo provava una sorta di affetto paterno verso quell'ammasso di cristalli, facendosene ingegnere e artigiano.

Luke intanto, con la compitezza puntigliosa di chi si sente in colpa, distribuiva sorrisi, complimenti e sguardi a tutte le fanciulle a lui vicine.

«Vedo con piacere che state molto meglio, signorina Elizabeth.»

Gwen, a cui per poco non andò di traverso il brodo, cominciò ad annuire con foga, particolarmente imbarazzata per quell'attenzione improvvisa. Il ragazzo accanto a lei rise e le scostò una ciocca di capelli dal viso, accompagnandola dietro a un orecchio.

«Siete bella con i capelli sciolti – poi si avvicinò leggermente e sussurrando continuò – Direi anche più bella di tutte queste signorine imbellettate.»

Sturm und Drang - Tempesta ed ImpetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora