XXXI.

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Il vascello rollava sulle onde gonfie. Le verghe squassavano i bozzelli, la barra del timone sbatteva qua e là e l'intera nave scricchiolava, gemeva e saltava come torturata.

A gonfie vele verso Nassau, tutti pronti a seguire il piano misterioso di un pazzo sanguinario.

Anche se le prospettive non erano delle migliori, tutti parevano allegri. O quantomeno poco inclini a pensare all'avvenire.

Benjamin Mezza-lama Skarsgard, la sua mezza lama, ancora non l'aveva vista. La notte in cui erano tornati a bordo dopo la festa però, ne aveva percepito la presenza fin nelle sue ossa di polvere. Si era sentito un po' più vivo da quando quel pezzo era stato recuperato e come lui anche la sua ciurma di ombre. A tal proposito, non avrebbe potuto vederla perché troppo luminosa, anche più della sua parte di lama.

Jonathan Barlow gli chiese come avrebbe fatto con la punta, visto che doveva brillare più degli altri pezzi, ma lui si era limitato ad indicare Gwen con un ghigno. Lei non aveva fatto domande.

Come se non sapere l'avrebbe resa meno partecipe, continuò a badare soltanto ai fatti suoi. Disse che una volta a Nassau avrebbe fatto i conti con la realtà, fino ad allora voleva essere lasciata in pace. Scelta poco apprezzata da tutti ma senz'altro compresa, visto lo sconvolgente ritrovamento nella villa di Richard Locke.

«E' sconvolta, dobbiamo darle tempo.» diceva mogio Killian Jones.

«Questa cosa che è lei il nostro capitano non mi va proprio a genio, neanche un po'.» faceva Mezzapagnotta, guardando tutti male ma strafogando il cibo gentilmente offerto dal galeone.

«Quella ragazza è l'unica degna di esserlo.» chiudeva il discorso Long John Silver.

Una settimana prima aveva attraversato spedita il ponte, seguita da Killian Jones e da Charles Moore che aveva ancora Luke in spalla; aveva gettato un'occhiata veloce a Jonathan, indecifrabile per lui, ed era andata dritta da Skarsgard. Anche a lui non disse nulla, quella sera. Accolse il suo annuire soddisfatto con una superba alzata di mento, riuscirono a capirsi così.

In realtà voleva fare molto di più ma il mezz'uomo se lo aspettava troppo, gli si leggeva in faccia; in ogni piega polverosa della sua orrenda faccia. Gwen non venne mai a sapere come andarono davvero i fatti quando Luke cadde in mare, però lo immaginò. Mentre Luke cadeva tra le onde e il buio sprigionato dalla ragazza annientava i mezzu'uomini, Skarsgard era rimasto aggrappato al bagliore della sua lama che lo aveva guidato, condotto verso il suo obiettivo, fedelmente come aveva sempre fatto.

Strani oggetti, quelli magici.

La lama gli aveva fatto apparire proprio davanti agli occhi il corpo mezzo annegato di Luke, unico essere in quell'impenetrabile buio, e lì il colpo di genio di mettere in scena il tutto. Gli era bastato aspettare che il buio si dissipasse per spedire Luke a Charles Towne come si fa con una lettera, via mare però.

Strane creature, quelle maledette.

«Bevi un po' di latte, ti farà bene.»

Immersa nei suoi pensieri non vide Jonathan Barlow avvicinarsi, in mano portava un boccale di liquido bianco.

La affiancò e le sorrise, sperando che accettasse.

Visibilmente più magra, indossava un gilet in pelle e soltanto una sottana stracciata le copriva le cosce; se ne stava a piedi nudi, ballando sulle schegge e saltellando sul ponte cocente di mezzogiorno come se le piacesse.

Le clavicole appuntite spiccavano particolarmente e tra di esse, sempre più scottante, si manifestava la mancanza della collana di sua madre.

«Non toglierla mai.»

Sturm und Drang - Tempesta ed ImpetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora