XXXIII

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Contro ogni previsione, perché il ragazzo poteva morire sul colpo per la paura, Luke era vivo. Sballottato dalle onde e prossimo all'annegamento, ma era vivo e chiamava disperatamente aiuto.

«Lo dicevo io che ci avrebbe uccisi tutti. Lo dicevo io, nessuno mi ascolta però!» sbraitò Mezzapagnotta, che fu subito zittito da una grucciata in testa, prontamente sferrata da Long John.

Gli uomini si precipitarono al parapetto senza badare a Gwen che, immobile e con gli occhi puntati nel vuoto, gli dava le spalle. Pensava che una volta tirato su sarebbe tornato ad essere il buon vecchio Luke, ne era sicura e si crogiolava in quel pensiero. Le grida del ragazzo erano soffocate dalle onde che lo investivano e dagli schiamazzi della ciurma. Fremevano, aspettavano con ansia l'ordine di ripescarlo.

Ma quell'ordine tardava ad arrivare e Gwen non sembrava propensa a raggiungerli, neanche per vedere come stavano andando le cose.

Fargli rivivere quel trauma lo avrebbe risvegliato, a questo continuava a pensare, ceca a tutti gli altri pensieri che le balenavano nella mente. Pensieri infausti erano quelli e lei li schivava, li ripudiava, perché rivoleva il suo Luke e lui avrebbe certamente voluto lo stesso.

«Capitano, questo ci muore!» urlò Charles Moore, voltandosi a guardarla con gli occhi della paura.

Eccolo, il primo brutto pensiero si insinuava nelle sue rosee immagini di vittoria e con esso la prima nuvola si materializzava nel cielo, altrimenti terso.

«Non succederà.»

Era livida in volto, cominciava a sentirsi affannata.

"Non di nuovo." Pensò, crollando sulle ginocchia, i pugni stretti e gli occhi serrati.

A dar voce ai suoi pensieri fu proprio Jonathan Barlow, ripeté quelle stesse parole guardando ora nella sua direzione. Quando la vide piegata su ste stessa le si precipitò accanto: sulla macchia di sangue rappreso che aveva sotto al naso cominciò a scorrere, di nuovo, quel liquido scuro dal sapore metallico che in quel caso non voleva portare nulla di buono.

Il ragazzo era in mare, continuava a lottare contro la paura della morte e quella di una vita confusa, ma ora gli occhi dei presenti erano rivolti al cielo che cominciava a riannuvolarsi. Il vento tornava ad ululare e le onde ad ingrossarsi.

Jonathan si inginocchiò accanto a Gwen, le carezzò la schiena e dolcemente cominciò a parlare, sottovoce, solo per lei.

«Calma il mare, piccola mia.»

Gwen spalancò gli occhi, incredula, perché quella non era la voce di Jonathan.

Eppure lo sentiva, sentiva tutto di lui, ma non la sua voce.

«Sei più forte di tutto ciò.»

Ora, nitide nella sua mente, sentì le urla di Luke. Ma lei non poteva calmarlo, il mare. Luke doveva vedersela da solo per tornare ad essere se stesso.

«Non ti serve una pietra.»

E mentre pensava a questo le sue membra furono avvolte da palpabile oscurità, impedendole di muoversi, respirare, pulsare sangue necessario per la sua sopravvivenza. Desiderò di morire per la seconda volta in quel giorno, ma poi la voce tornò, e lei finalmente capì a chi apparteneva.

«Controllalo, Gwenny Jone, impara a domare gli elementi.»

In un impeto di follia si liberò del nero, del buio che ceca e assorda, della morsa di ghiaccio che questo gli procurava, e scrollandoselo di dosso riuscì a guardare nella direzione di Jonathan. Era sempre lui, notò con un pizzico di delusione, ma sorrise al pensiero che sua madre le avesse parlato.

Sturm und Drang - Tempesta ed ImpetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora