D'un tratto, il contatto con gli occhi di ghiaccio di quel ragazzo sciolse il male che si era addensato in quelli di lei; il nero fluì via lentamente, lasciando che il blu tornasse a respirare.
Solo allora Gwen prese coscienza di ciò che aveva fatto e ne fu travolta: scattò indietro squadrando Luke ferito, venne a galla tutta la disperazione che aveva trattenuto e stavolta non riuscì a fermare un conato di vomito, ricacciandolo così sulle assi del ponte che aveva pulito poco prima.
«Pronti a virare!» urlò Jonathan Barlow, sicuro che quella sera sarebbero morti.
Fu in quel momento che le dune di sabbia sparirono, all'improvviso, così com'erano nate, e la quiete avvolse la nave.
Gwen e Luke si scambiarono uno sguardo indecifrabile che oscillava tra rancore e amarezza, finanche essere velato di tristezza. Lei strinse le labbra trattenendosi dal dire qualcosa, gettò la spada ai suoi piedi e corse via. Non la rividero per tutta la sera.
Il cielo non era ancora sgombro da nuvole ma già qualche stella spiccava in quei frammenti di notte colorati di blu. Avrebbe probabilmente piovuto, il mare era piatto come una tavola non vi era un filo di vento. L'aria poi, densa e spessa, stava stretta a tutti.
La ciurma era scombussolata tanto da non voler cenare, si erano rintanati sottocoperta a bere perché trovavano inquietante stare sul ponte. Jonathan Barlow era nella sua cabina con Luke, discutevano del più e del meno ma nessuno dei sue aveva osato nominare Gwen.
Lei intanto guardava il cielo stesa su un pennone dell'albero maestro; guardava le nuvole condensarsi sulla sua testa e sentiva qualche altra cosa addensarsi dentro di lei.
Non sapeva, non capiva cosa le fosse successo. Stava male per ciò che aveva fatto a Luke ma non aveva avuto il coraggio di cercarlo, stava male per aver dato spettacolo e stava male perché si era lasciata sopraffare dalle emozioni.
"Nessuno è venuto a cercarmi" pensò incrociando le dita sulla pancia. Le dispiacque ma in fondo era consapevole di non meritare le attenzioni di nessuno.
Jonathan, seduto al tavolo disordinato della sua cabina, sospirò poggiandosi la testa sulle mani, reggendo così il tutto con gli avambracci muscolosi.
«Che c'è?» gli chiese Luke.
«Quella ragazza non doveva allontanarsi da New Providence.»
Con lo sguardo fisso nel vuoto e le membra stanche si impose di non dire altro a riguardo. Luke, scocciato, gli diede la buonanotte e andò via, perché Jonathan sapeva qualcosa (o quantomeno aveva dei sospetti) che non gli avrebbe rivelato.
Questa storia cominciava a stancarlo, si sentiva in diritto di conoscere tutto ciò che avrebbe potuto aiutare Gwendolyn così come sentiva che lei fosse una sua responsabilità, non di John. Con questi pensieri per la testa camminò fino al ponte, si stese su dei sacchi ammassati e anche lui si mise a guardare le nuvole.
Poi intonò un canto. Gli partiva da dentro, una voce roca fuoriusciva dalle sue labbra e si diffondeva fievolmente nell'atmosfera; caldo e penetrante, diradava l'aria spessa, tanto che una leggera brezza cominciò a carezzare il viso dei presenti.
«It's a damn tough life full of toil and strife
We whalermen undergo
And we don't give a damn when the day is done
How hard the winds did blow.
Cause we're homeward bound from the Arctic ground
With a good ship, taut and free
And we don't give a damn when we drink our rum
With the girls of Old Maui.»Gwen si sporse leggermente tendendo l'orecchio: le bastò sentire quella voce per capire che era la sua, anche se non lo aveva mai sentito cantare.
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Sturm und Drang - Tempesta ed Impeto
PrzygodoweEtà d'oro della pirateria | Nassau è centro di scambi commerciali illegali, porto sicuro per pirati e casa accogliente di puttane e malfattori. Henry Morgan è il governatore indiscusso di questo spietato ma meraviglioso regno. Gwendolyn Morgan, su...