IX.

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Immobile e rossa in viso, Gwen si lasciò stringere per un tempo indefinito inspirando a fondo il profumo del capitano Barlow: sale, tabacco e menta. Era un suo vizio quello di annusare le persone, credeva che il loro odore potesse in qualche modo raccogliere abitudini e personalità di chi lo possedeva.

Luke sapeva di pulito e forse era l'unico in quella ciurma. Di pulito e qualche volta di rhum: non gli resisteva a quanto pare e spesso, quando Gwen era lontana e quindi non era presente nessuno di cui gli importasse davvero il parere, beveva fino a perdere conoscenza.

L'abbraccio durò tanto da diventare strano e in effetti qualcosa di insolito c'era perché Jonathan non era il tipo che faceva queste cose. Quando si accorse della rigidità della ragazza e dello sguardo corrucciato di Luke, si allontanò.

«Gwen, cerca di fare il bravo marinaio, ci siamo capiti?» disse infine ribadendo il concetto di prima, lei annuì di nuovo, meno convinta ma tranquilla.

Aveva smesso di piovere.


I giorni di razionamento non furono troppo difficili ma, quando la RedMary riuscì a gettar l'ancora nel porto di un'isoletta nel mar dei Caraibi, la ciurma fu senz'altro contenta. Scesero tutti a riva, euforici di riveder donne e cibo vero, tutti tranne Gwen e Luke che aveva da controllarla.

«Ho mal di mare.» si lagnò lei che stava rannicchiata in un angolo, nella cabina del capitano.

Luke sfogliava un libro fingendo di non sentire le sue lagne che andavano avanti da venti minuti buoni.

«Sto per vomitare il pranzo.»

«Tanto pulisci tu.» fece il ragazzo con nonchalance.

Non erano mai stati così soli come lo erano in quel momento, su quella nave deserta.

«Almeno pensami, dobbiamo tenerci compagnia.»

Il libro che Luke sfogliava era una mera distrazione, non si stava impegnando a leggere e non c'erano figure da guardare. Il problema è che erano soli e la cosa lo innervosiva terribilmente. Guardò di sottecchi Gwen: così seduta, la camicia le lasciava scoperte le clavicole pronunciate, la pelle chiara e la fascia che le stringeva il petto per nascondere le sue grazie femminili, su cui ricadeva la collana che lui le aveva regalato. Luke deglutì e rosso in viso tornò a guardare il libro, costringendosi ad ipnotizzarsi guardando il susseguirsi di lettere.

«Cosa leggi?» chiese a quel punto Gwen, cercando di cambiare tattica, prendendolo con le buone.

Ora aveva i suoi grandi occhi blu addosso, privi di malizia e limpidi come il cielo e il mare, si sentì intimidito e la voce gli uscì in un verso strozzato. Guardò prima la copertina perché in realtà non sapeva più che libro stesse "leggendo" «Le metamorfosi di Ovidio.» balbettò, non sapeva che quel libro fosse nella libreria del capitano.

Gwen si alzò e camminando lentamente si posizionò alle sue spalle; con la stessa pacatezza si chinò, leggermente, poggiandosi sulla sua schiena e tenendo il viso proprio vicino a quello del ragazzo; la sua barba appena accorciata le grattava la pelle in modo piacevole e ridendo strofinò la guancia contro quella di lui.

«Leggimene un pezzo, ti va?» Il respiro della ragazza gli sfiorò la pelle e questa, sorniona, continuò a strofinarsi contro la sua barba.

«Torna a sederti.» fece serio, cominciando a sentire la pelle bruciare. Lei, per tutta risposta, gli si mise davanti e si sedette sulle sue ginocchia. Vedendosela così vicina, sentendo la morbidezza della sua pelle da fanciulla e annusando quel buon profumo che solo lei aveva (perché solo lei si lavava su quella nave), crollò definitivamente. Strizzò gli occhi languidi e deglutì ancora, poi alzandosi la spinse via, non osava toccarla.

I limpidi occhi di Gwen erano nuovamente velati da qualcosa di incontrollabile e lei sentì una forza, nello stomaco, che spingeva contro la gola per venir fuori. Luke la fissava con occhi sbarrati, con il cuore che gli batteva forte in petto e le orecchie otturate. Stupido, si disse.

«Scusami Gwenny, non volevo essere così brusco.» biascicò.

Gwen capiva, sapeva che i contatti tra loro dovevano limitarsi al minimo perché Luke così aveva deciso, così si limitò a sorridere e scusarsi a sua volta.

«Non avevo mai notato che hai delle pagliuzze dorate negli occhi...»

«Se ti porto a terra, quando fa buio, prometti di star tranquilla?» tagliò corto, fissandola.

Probabilmente glielo chiese per disperazione, perché era troppo soffocante stare su quella nave insieme a lei e anche lui aveva bisogno di distrarsi.

«Promesso!»


Ho paura a pubblicare questo capitolo perché è estremamente breve e povero ma conto di postare il seguito già domani quindi spero di essere perdonata

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Ho paura a pubblicare questo capitolo perché è estremamente breve e povero ma conto di postare il seguito già domani quindi spero di essere perdonata.

Spero anche di ricevere un commento qui, anche negativo, perché ho bisogno di sapere se capitoletti del genere sono apprezzati o se è meglio che mi tenga su cose lunghe ed elaborate.

Qui rivediamo una Gwen strana, Luke ha problemi a relazionarsi con lei e giusto all'inizio, Barlow, è affettuoso in modo spropositato ma (a me) piace ahah

Ho anche cambiato copertina, che ne dite di questa nuova?

A presto e grazie per continuare a sopportarmi -3-

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