XVIII.

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Sir Morgan, anni addietro, le aveva narrato delle sue scorribande, ovviamente omettendo le parti più cruente. Lui era stato un corsaro per la corona inglese, libero di assaltare e depredare tutti i mercantili nemici senza ritorsioni e gli era andata bene, prima di incrociare il più grande e potente galeone della flotta navale spagnola.

Nella mente della ragazza si materializzarono i racconti di suo padre, sentì il cozzare nelle spade e gli spari di cannone e riuscì persino a sentire l'odore della polvere da sparo.

Sapeva che i galeoni trasportavano dal nuovo mondo ricchezze d'ogni genere, dai metalli preziosi al tabacco, e sapeva che potevano anche trasportare tesori inestimabili proprio a causa della loro forza.

Si scosse dai suoi pensieri e notò che l'intero equipaggio era riverso su un lato del loro vascello con lo sguardo verso l'orizzonte. Tra loro vide Jonathan e Luke, probabilmente stavano confrontandosi sul da farsi, e Long John Silver che però, invece di guardare verso il mare, la osservava compiaciuto.

Probabilmente avrebbero dovuto fuggire a vele levate ma il richiamo delle ricchezze che poteva contenere quel galeone era troppo forte. Si sarebbero avvicinati tenendo il Jolly Roger a mezz'asta e soltanto alla fine avrebbero rivelato le loro intenzioni costringendoli ad arrendersi. Tutto sarebbe andato per il verso giusto.

A Gwen gli spagnoli non piacevano però , che fosse per le storie di suo padre o per le loro tracce rimaste a Nassau dopo la dominazione non aveva importanza: gli spagnoli non le piacevano.

Scivolò lungo l'albero maestro, saltò su alcune casse ed atterrò sul ponte; spintonò alcuni pirati che le intralciavano la strada e, il tutto sotto gli occhi curiosi di Silver, corse verso John e prese a spintonarlo.

«Non dobbiamo attaccarli!»

La guardarono freddamente, prima Jonathan e poi Luke. Gwen si sentì mancare ma continuò imperterrita.

«Capitano, non mi piace questa faccenda. Gli spagnoli non mi sono mai piaciuti, giriamo a largo e troviamoci un mercantile da attaccare.»

«Il galeone è perfetto.» chiuse il cannocchiale e si allontanò dal parapetto, scansandola bruscamente.

«Luke...»

«Tu vieni con me.»

Senza neanche guardarla in faccia la prese per una spalla e la spintonò tra la gente.

«Levami le mani di dosso brutto figlio di una buona donna.»

La strinse più forte.

«Mi fai male così.»

D'improvviso aveva scordato tutta la faccenda del galeone e la brutta sensazione a riguardo, due corpose lacrime le si bloccarono agli angoli degli occhi e spintonò via Luke, furiosa e amareggiata. Senza che lei se ne accorgesse si trovarono chiusi nella cabina del capitano.

«Io ti odio.» sputò, sotto lo sguardo gelido del ragazzo. Come succedeva sempre quando si ritrovavano soli, i rumori del mondo esterno risultavano attenuati, stavolta però dal sangue che gli pulsava nelle orecchie.

«E odio anche quell'altro essere schifoso dell'amico tuo! Sono settimane che non mi rivolgete la parola, mi avete abbandonata in quel buco dal quale non posso muovermi manco per pisciare.»

«Da quando parli così?» chiese pacato lui, la disperazione della ragazza non sembrava toccarlo.

«Lo sai da quando parlo così e non me ne frega un cazzo se ti dà fastidio.»

Luke socchiuse gli occhi, prese un profondo respiro e continuò a parlare, pacato e freddo.

«Perché non vuoi che attacchiamo il galeone?»

Sturm und Drang - Tempesta ed ImpetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora