XXII.

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Se avessero aperto gli occhi, il mondo gli sarebbe parso nuovo.

Però non li aprivano e non un solo movimento scuoteva i loro corpi che giacevano inermi, supini, sparpagliati su quella spiaggia dalle sabbie bianche.

Ad essere adagiati sulla ghiaia ne erano almeno una ventina ma di quella che era stata la ciurma della Red Mary non ne rimanevano che otto di uomini vivi, loro però ancora non lo sapevano.

Il primo a svegliarsi fu Killian Hook Jones, il pirata con l'uncino che vestiva tutto di nero.

Dopo aver cacciato fuori dal corpo tutta l'acqua salata che aveva ingurgitato durante il naufragio, rimase immobile a fissare il cielo terso sopra alla sua testa per almeno una decina di minuti.

Si convinse di essere morto, così, avvolto in quell'aura di pace che non provava da tempo, e prese a chiedersi perché l'inferno fosse così bello. Poi sentì tossire.

Long John Silver probabilmente era galleggiato fin lì grazie alla sua pancia gonfia e che fosse sopravvissuto allo scontro con i mezz'uomini non sorprese nessuno.

«Hook, per la barba di Achab! Come fai ad essere ancora vivo?» gracchio con il suo vocione, distruggendo il piacevole sogno ad occhi aperti del giovane.

Lui si limitò ad osservarlo, con un angolo della bocca sollevato in un sorriso sbilenco. Killian Jones era il pirata più bello che si potesse trovare in circolazione e questo perché era di buona famiglia, non un poveraccio qualunque. Datosi alla pirateria da pochi anni soltanto, si portava ancora addosso i residui della sua vita passata. Comunque, il suo passato rimaneva ignoto a tutti e nessuno capiva il perché di quella scelta.

Anche le storie sulla mano che aveva perso erano avvolte nel mistero, ogni volta che gli si chiedeva qualcosa cambiava versione.

Il cuoco si alzò di corsa e, saltellando agilmente, prese a svegliare i suoi compagni uno alla volta: schiaffeggiava uno e urlava in faccia a un altro, li mollava solo quando reagivano dimostrando di essere vivi. A quelli visibilmente morti evitò di avvicinarsi.

Per ultimo, perché più lontano, svegliò il capitano Barlow.

«A questo punto ti avrei preferito morto ma tanto questi ratti non possono più ammutinarsi.» rise stringendolo in un abbraccio caloroso.

«E' viva?» gli chiese Jonathan con un filo di voce, mentre era ancora stretto a lui. A questo Long John si irrigidì, non l'aveva trovata.

Senza aggiungere altro, il capitano si divincolò da quell'abbraccio e si mise in piedi barcollando; gli girava la testa, il sole picchiava forte.

Assottigliò gli occhi e fece scorrere lo sguardo sulla fila dei sopravvissuti al naufragio: Freddie Mezzapagnotta, la cui storia tragicomica sta tutta nel suo soprannome; Killian Hook Jones; Shaun, il cui cognome era sconosciuto ai più e che veniva quindi chiamato Black Mamba Shaun; Vincent Crochon, il francese; Charles Moore e George Welles, da tempo immemore l'uomo più anziano a bordo.

Strinse i pugni e la ripercorse, ripetendo a mente i nomi degli uomini che vedeva.

Non gli bastò e cominciò a camminare, in silenzio, e a guardarli in faccia uno per uno. Hook gli lanciò un ghigno smagliante con tanto di sopracciglio alzato, Vincent Crochon lo guardò torvo ma tutti, bene o male, lo salutarono con rispetto. George Welles aveva voglia di parlare ma Jonathan, disorientato com'era, guardò sia lui che gli altri senza però vederli davvero.

Guardò invece Silver con gli occhi velati e questi strinse le labbra, senza saper cosa dire per la prima volta in vita sua. Aveva visto Jonathan soffrire per amore; lo aveva visto cambiare drasticamente, per mezzo di quell'amore finito male, e mai si sarebbe aspettato di vivere abbastanza a lungo per trovarselo di nuovo davanti in quelle condizioni. In poche ore quel ragazzo cresciuto fin troppo in fretta aveva perso il suo migliore amico, una fanciulla che probabilmente vedeva come una figlia sua e, di nuovo nel giro di una ventina d'anni, aveva perso l'unica famiglia mai conosciuta, Benjamin.

Sturm und Drang - Tempesta ed ImpetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora