XXXVII.

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Ci siamo! Non è stata un'estate leggera come speravo e ho capito finalmente di non essere per nulla capace con i finali. Ce la sto mettendo tutta però, non abbandonatemi proprio ora.🙇🏻‍♀️


Soffiavano e nitrivano, ululavano e fischiavano più forte di prima, costringendo i filibustieri a indietreggiare nella boscaglia, perché la macchia faceva meno paura di quel verso straziato, capace di gelare il sangue nelle vene del più focoso lupo di mare.

Si guardarono sconcertati quando Gwen ordinò loro di non cacarsi addosso, perché, per la miseria, erano uomini grandi e grossi e non ragazzine in gonnella.

«Ma forse una ragazzina in gonnella ha più fegato di voi, signor Jones.» continuò gelida, fulminando Hook con un'occhiata. Tra le frasche brillarono gli occhi glaciali di Killian Jones. Per tutta risposta, uscì dalla penombra a testa alta e con un tono di sfida, che soddisfò le aspettative di Gwen, le si posizionò accanto.

«Avanti ciurma, seguiamo il capitano.» tuonò Jonathan Barlow, le sorrise, era così fiero di lei.

«State in Guardia, uomini!»

E proseguì, in cima alla fila, quella ragazzina in gonnella che era il capitano Jone Morgan.

Le stelle in testa, la terra ferma sotto ai piedi; quegli uomini di mare erano abituati a tutto ciò solo per metà e quasi barcollavano nella pianura arida che andavano attraversando. Dinanzi a loro, nonostante il buio, non tardarono a scorgere un campo coltivato. Gwen riconobbe Alicante, così si chiamava la tenuta in cui era nata e cresciuta; un sorriso enigmatico le sfiorò le labbra. Era casa sua, nonostante tutto, eppure non le mancava più.

Nei molti anni trascorsi in quel posto ne aveva escogitata una più del diavolo per fuggire di lì, tanto che era arrivata a conoscere a memoria il sistema di gallerie sotterranee che attraversavano tutta Nassau. Stava per procedere decisa tra i campi di cotone quando Jonathan, dal fondo della fila, la raggiunse e le pose la pesante mano destra sulla spalla ossuta.

«Qual è il tuo piano?» sussurrò, in un vano tentativo di tenere la ciurma fuori da quel discorso.

«Andiamo a prendere mia madre e poi...»

«Non possiamo andare dritti al forte, ci uccideranno tutti senza pietà e Barbanera si prenderà anche te. Dobbiamo trovare la punta della lama e – si prese una pausa, inghiottì un fiotto di saliva – finire il lavoro per Skarsgard.»

Gwen scrollò la spalla istintivamente, liberandosi della mano di Jonathan, e aggrottò le sopracciglia diventando torva in un istante.

«Sarà anche un mostro, ma è mio padre, Jonathan. Non ho intenzione di seguire il piano di Skarsgard.»

«Per Dio, Gwen, pensaci. Skarsgard ha venti volte gli uomini che hai tu e chissà quali piani. Ma poi, pensi davvero che ti avrebbe lasciata andare senza una garanzia?»

Da torva diventò pensierosa, non meno imbronciata. L'osservazione di Jonathan era giusta, faceva paura per quanto era corretta. Nella sua testa inesperta sarebbe andato tutto liscio come l'olio: avrebbero raggiunto il forte, sconfitto gli uomini di barbanera e salvato sua madre, mentre Skarsgard sarebbe rimasto sulla sua nave fantasma, costretto a marcire in mare, lontano da loro.

Come se le avesse letto il pensiero, Jonathan Barlow continuò, sentendo di doverle altre informazioni.

«Se tuo padre non viene ucciso da quella spada, alla sua morte la maledizione ricadrà su di te e allora sarai tu il suo bersaglio. Poi i tuoi figli, e i figli dei figli. Cosa credi? Ha l'eternità davanti, non si fermerà.»

Sturm und Drang - Tempesta ed ImpetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora