XXVII.

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Tutto tace.

Persa

In un silenzio tenebroso.

Sola

Nell'immensità dell'oblio.

Inconsapevole della vita come della morte.

Minuscola, divorata da un'oscurità che rassomiglia al nulla.

La concezione di tempo e spazio, qui, non ha valore.

«Urla, bimba mia.»

Ma lei non lo fa, non ci riesce. Ha paura.

Poi d'un tratto si scoprì con gli occhi serrati e pian piano li dischiuse; lasciò penetrare così dentro di sé ghiaccio liquido e mille spade le trafissero il petto.

Quelle che le erano sembrate lame di ghiaccio si tramutarono in tentacoli che la avvolsero in spire di fuoco.

L'acqua la avvolgeva.

Non nuotava ma fluttuava

In quell'oceano nero.

Un bagliore però era lì a rischiarare lo spazio. Lei era il bagliore.

Si guardò prima le mani, poi il corpo nudo

Brillava di luce propria.

I tentacoli di fuoco si sciolsero e allontanarono fino a circondarla

Fino a rinchiuderla in una gabbia di intricati rami

Non capì subito ma una forte corrente prese a trasportarla verso quel groviglio

Rugosi come alberi, squamosi come pesci.

Erano mangrovie

Sgranò gli occhi.

Piante dalle radici aeree capaci di tollerare la salinità dell'acqua

La corrente prese a spingerla verso di esse a una velocità capace di farle scoppiare le orecchie.

Crescevano per metà immerse

Un metro all'impatto.

Creando così una sorta di barriera tra la terra e il mare.

Chiuse gli occhi.

In un bagno di sudore la ragazza si svegliò, con il cuore fuori dal petto e lo stomaco in subbuglio.

Sulla testa una lanterna ad olio ondeggiava pericolosamente, illuminando la stanza angusta solo metà per volta.

Di nuovo lontano da tutto, con le voci del mondo attutite dalla porta chiusa, era finalmente in un letto e di nuovo non ricordava cosa fosse successo.

Si agitò e annaspò; con i palmi aperti cercò di togliere i capelli sudati appiccicati sul viso, le davano prurito, e intanto la paura e l'angoscia del sogno appena fatto venivano fuori in versi strozzati. Si chiese se quello fosse stato davvero un sogno, non seppe rispondersi.

Mentre dormiva, svenuta subito dopo aver accettato le condizioni di Mezza-Lama Skarsgard, erano salpati dall'isola a bordo del galeone Nuestra Senora de Atocha, abbandonando lì i loro compagni defunti e per poco anche Freddie Mezzapagnotta, troppo irritante per portarselo dietro.

Due notti erano passate, questa era la terza e Gwen per tutto il tempo era stata agitata da un sonno irrequieto dal quale si era destata soltanto un paio di volte e solo per delirare.

Sturm und Drang - Tempesta ed ImpetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora