Passarono un paio di giorni, e con essi il ricordo di quello strano incidente e il ragazzo con il motorino, svani. Avevo così tanti pensieri per la testa...per i ragazzi posto non ce n'era.
Ilaria ed Eleonora mi avevano tormentata per sapere di più su quel tipo, ma quando avevano capito che non sapevo niente, avevano smesso. Tutto era tornato alla normalità: sveglia, colazione, corsa a scuola, pranzo, studio, cena e ninne. Una quotidianità che amavo, ogni minuto era sfruttato al massimo, tempi morti non ne esistevano. E mi andava bene così, finché non lo incontrai di nuovo.
Mia madre, per tenermi in forma, invece che in palestra- potevo distrarmi e incontrare qualche ragazzo che mi avrebbe portato sulla cattiva strada- mi accompagnava sul lungo mare tre volte a settimana, le uniche volte in cui potevo sfogare la frustrazione. Cuffie nelle orecchie, tuta e percorrevo veloce tutto il lungo mare senza pensare a nulla, sgombrando la mente.
Un giovedi correvo per i fatti miei, il mare era mosso, la musica martellava nelle cuffie e comparve lui. In completo sportivo era ancora più bello. Feci finta di nulla, insomma, non volevo problemi.
<<Cos'è non si saluta Aurora la ritardataria? >> mi gelai sul posto, non mollava proprio eh.
<<Ci conosciamo?>> stronza ci sono sempre stata, purtroppo per me. Con il sennò di poi, capisco che non lo sono stata abbastanza.
<<Oh, divertente...come se uno come me potesse essere dimenticato.>> ammicca pure, facendo partire il raziocinio per la tangente.
<<La modestia non fa parte di te Sté.>>
<<Allora vedi che ti ricordi?>>
Mi ero fregata con le mie stesse mani, ma ormai era troppo tardi per pentirsi.
<<Un pallone gonfiato come te, difficilmente si dimentica.>> e lo dissi quasi sbavando sui muscoli definiti dell'addome, gli occhi azzurri luminosi come due biglie. Dovevo scappare, essere più antipatica e non vederlo più.
<<Questo è il ringraziamento eh? Mi avevano detto che eri stronza, ma di solito non credo alle voci di corridoio.>> dice, sedendosi sul muretto, in contrasto con le onde del mare. Stringo le mani, infilo le unghie nella carne. Le voci di corridoio mi dipingevano come un mostro senza cuore, saccente, gelida e forse pure asessuata.
<<Oh, beh i pettegolezzi sono armi a doppio taglio ma spesso con un fondo di verità.>> cercavo di spaventarlo, perché lui sembrava diverso dagli altri ragazzini immaturi della scuola.
<<Hai un caratterino niente male, mi piace.>>
A bocca aperta lo guardavo, una macchia scura con l'oceano negli occhi. Bello.
Ecco cosa ho pensato, che era bello. Fin troppo bello. Bello e intelligente era una combinazione pericolosa, dovevo ricordarmi di non poter avere distrazioni.
<<A me no. Ciao.>> lo avevo lasciato lì, scappando come una codarda.
<<Dove credi di andare? Tanto non mi scappi mica.>>
Da quel giorno me lo ritrovavo sempre tra i piedi, correvamo insieme e mi stordiva di parole. Forse non ho corso abbastanza in fretta...dovevo lasciatemelo alle spalle invece gli avevo aperto le porte del mio cuore.Riprendo conoscenza, dopo l'incubo che insiste a farmi ripercorrere un grosso errore della mia vita. L'odore del mare e le risate svaniscono lasciandomi un gusto amaro in bocca, allontanarmi da casa sta sortendo l'effetto contrario.
Forse è vero che si può scappare da tutto tranne che da se stessi.
Apro gli occhi e sollevo la schiena mettendomi seduta sul lettino dell' infermieria, Max è seduta su una sedia con il viso poggiato ai piedi del lettino. Sta placidamente dormendo, e ha un espressione così vulnerabile e tranquilla che mi si riempie il cuore di emozione. Con l'indice gli sfioro i capelli scuri che ricadono sulla fronte spettinati, e lo sento borbottare qualcosa.
<<Ti sei svegliata finalmente.>>
<<Quanto ho dormito Max?>> domando, scendendo dal lettino.
Ho la testa pesante e le gambe un po' molli, cerco di ricordare cosa ha provocato un tale shock da farmi svenire e aggrotto le sopracciglia. Il mio sguardo di adombra e Max se ne accorge.
<<Due ore, la dottoressa ha detto che avresti dormito per un po' ma non volevo lasciarti da sola.>> ammette, evitando di guardarmi negli occhi.
Si sente forse in colpa?
Se è un playboy cosa può farci?
Ho semplicemente sbagliato a lasciarlo entrare nella mia vita, perché dopotutto non voglio ripetere due volte lo stesso errore.
Ah e te ne ricordi ora? Qui in ballo non abbiamo solo Max ma pure Cristiano, giusto per ricordartelo...
Cristiano...è più facile da gestire.
<<Quindi ho perso tutte le lezioni della mattina, perfetto.>>
Indosso il giubbotto e prendo lo zaino poggiato su un piccolo tavolino all'angolo. Max si alza e si stiracchia.
Allungo la mano verso la maniglia e un piccolo capogiro mi fa sbandare, Max mi posa una mano sulla schiena intuendo il mio improvviso malessere.
<<Inutile che fai tanto la dura, ancora non ti senti bene, che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa?>> propone, un po' preoccupato.
<<Insieme?>> dico ironica, perché io con lui non ci mangio, non dovrei nemmeno parlarci.
<<Si Aurora, io e te.>> ribatte freddo, quasi gli dia fastidio il pensiero che non voglia pranzare con lui.
Apro la porta e l'aria fresca è un piccolo toccasana per il mal di testa, Max mi segue continuando a tenere una mano alla base della mia schiena.
Per fortuna i corridoi sono quasi vuoti e poche persone notano l'intimità del gesto di Max.
<<Se non togli quella mano da lì te la stacco a morsi.>> gli sussurro all'orecchio.
<<Aggressiva, mi piace!>>
Mi tirerei un ceffone da sola per quanto a volte si comporta da scemo. Ammicca pure il deficiente!
All'entrata principale con la coda dell'occhio ammiro Marta fumare di rabbia nel vedermi in compagnia del suo ipotetico fidanzato, patetica. Le regalo un sorriso soddisfatto, di chi sa di aver vinto una battaglia.
<<Se continui a sorridere in questo modo Marta partirà in quarta, ignorala e basta.>> dice Max freddo, oscurando i suoi occhi scuri dietro alle lenti degli occhiali da sole.
<<Lei non è un mio problema, è un tuo problema. Ho smesso di litigare per dei ragazzi.>>
Max alza un sopracciglio, vorrebbe chiedere di più ma non lo fa. Per fortuna arriviamo al bar all'angolo e Raffaello resta a bocca aperta vedendoci varcare la soglia insieme.
Max sorride e vengo abbagliata dalla sua bellezza, perché in fondo sotto sotto non sono immune al suo fascino. Per niente.
Ci sediamo ad un tavolo libero e controlliamo cosa c'è da mangiare, o almeno io lo faccio mentre Max continua a fissarmi malizioso.
Sarà un pranzo davvero difficile da superare.Eccomi tornata con i disastri di Aurora, Max e Cristiano! L'aggiornamento sarà una volta a settimana, se riesco anche due, senza un giorno fisso.
Buona lettura 💖
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Il solito casino.
RomanceTrasferirsi in una nuova città non è mai facile, lo sa bene la diciannovenne Aurora. L'università può essere dura, soprattutto se non si conosce assolutamente nessuno. Aurora è sola, può contare solo su se stessa. Trasferirsi lontano per dimentica...