Capitolo 3

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Tornare a casa da sola si era rivelata una scelta stupida, avevo girato in tondo per una buona mezz'ora.
Avevo l'orientamento di uno scoiattolo cieco, riuscivo a perdermi persino nei luoghi chiusi!
Ero il disagio fatto a persona.
Come se non bastasse appena avevo messo piede nella casa dello studente mi era venuta incontro la signora di turno, una cinquantenne con i capelli grigi.

<<Tu sei la ragazza che sta nella 213 vero?>> chiese con gli occhi stralunati.

<<Ehm...Si. Perché?>>

Forse si era rotto un tubo e la stanza si era allagata insieme alla valigia, ero una sfigata quindi non me ne sarei stupita.

<<Mi dispiace tanto cara...>>

Che diavolo significava?
Ero stanca, con le gambe a pezzi e la schiena dolorante, non avevo proprio voglia di sentire scemenze.

<<Ha qualcosa di importante da dirmi? Altrimenti andrei...>>

La signora era tornata alla sua postazione, avevo notato la televisione accesa sull'Eredità e un paio di panini accanto. Mi passò la chiave della stanza da sotto il vetro e scosse la testa desolata.

<<Te ne accorgerai da sola mia cara.>>

Stizzita avevo afferrato la chiave e stavo per svoltare l'angolo quando aggiunse: <<Fossi in te non disferei la valigia.>>

Non so perché ma quella frase mi fece tremare dalla testa ai piedi, era piuttosto inquietante.
O forse era solo il mix fame e stanchezza.
Sulle spine mi trascinai per tutti e due i piani senza incontrare nessuno.
Una volta arrivata alla 213 entrai e mi chiusi la porta alle spalle con forza.

Sono le 22:36.
Regna un silenzio pesante.
È come se qui dentro non ci fosse nessun altro, eppure so che non è così. Accendo il computer con l'intenzione di guardare qualche serie tv in streaming, ma ricordo che non ho ancora la connessione Wi-Fi.
Domani dovrò provvedere.

Apro la finestra e scosto le tende per guardare giù, delle risate giungono dalla strada e un gruppetto di ragazze oltrepassa il cancello ed entra.
Il palazzo di fronte è come un grande specchio, le finestre riflettono ciò che si trova dietro la casa dello studente, infatti riesco a vedere il riflesso della luna piena.

Afferro il pacchetto di sigarette e scendo giù. Saluto con la mano il signore dietro il vetro, è pelato e robusto, incute un po' timore. Mi siedo sui gradini d'ingresso, con le spalle contro una colonna. Godo del silenzio mentre fumo, chiudo gli occhi rilassandomi.

<<Che fai dormi?>> chiede una voce femminile. Apro un occhio e forse facevo meglio a far finta di dormire.

<<Ciao Gioia.>> lei sorride e si stringe ancora di più al bell'imbusto moro.
È un bel ragazzo, forse un po' troppo magrolino per i miei gusti.

<<Hai ritrovato la strada di casa noto.>> dice con un sorriso del cazzo, all'improvviso sento il bisogno di strapparle i ricci dalla testa. Sapeva benissimo che avrei avuto difficoltà.

Hai rifiutato di tornare con lei, ricordi?
Certo! Mi guardava come se dovesse andare ad un funerale mentre lo proponeva!!!
Non sono mica scema.

<<Già, facile come bere un bicchiere d'acqua.>>rispondo tranquilla, prima di accendere un altra sigaretta.

<<Sono contenta, questo significa che non avrai più bisogno di me!>> ridacchia inclinando la testa di lato.

Speravi davvero di diventare amica di questa? Va bene che sei disperata ma c'è un limite a tutto!
Per una volta il mio piccolo e contorto cervello ha ragione.

Il solito casino. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora