Capitolo 42

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Apro gli occhi, lentamente.
È buio, non so dove mi trovo, non ricordo nulla. Quasi mi prende un colpo quando mi rendo conto di due braccia intorno alla mia vita, e un petto muscoloso contro la schiena.
Cosa diavolo ho combinato?

Hai rischiato l'ipotermia, niente di che...
All'improvviso alcune immagini scollegate mi danzano davanti agli occhi, dalla mia caduta al salvataggio di Max, nient'altro. Ho una tale confusione in testa, ma sono sicura che qualcosa di importante mi stia sfuggendo. Pazienza, se non la ricordo vuol dire che non è rilevante.

Questo non spiega però perché ho Cristiano appiccicato addosso come una piovra. Grazie alla luminosità della luna che avvolge il letto riesco a scorgere i capelli spettinati e l'espressione serena del suo volto, è così vulnerabile solo quando dorme profondamente. Reprimo la tentazione di spostargli un ciuffo biondo dalla fronte.

Ho sete.
Ho la gola in fiamme.
Mi divincolo delicatamente, sperando di non svegliarlo. Scosto le coperte pesanti, e sobbalzo quando mi accorgo di indossare solo un misero accappatoio. Merda, i miei vestiti devono essere davvero ridotti male, ma quando li ho tolti?

Poso i piedi nudi sul pavimento gelido e un brivido mi scuote il corpo. Forse...forse ho la febbre. Ma ho bisogno di acqua, e di un bagno. Mi stringo bene nell'accappatoio e lascio la camera, con Cristiano addormento nel letto. Il corridoio è buio, e non so dove sono e nemmeno dove sto andando. Decido di dirigermi verso destra, cammino con cautela con una mano salda sulla parete.

Il corridoio termina e mi trovo davanti una grande scalinata in marmo. Ha un aria famigliare, ma ho mal di testa e non voglio sforzarmi. Non ha importanza.
Scendo i gradini spessi, e solo allora mi rendo conto che c'è qualcuno, una sagoma più scura infondo.

È forse la mia mente che mi gioca brutti scherzi? No, sono certa che sia una persona. Mi blocco, cercando di capire di chi si tratta. La macchia scura fa un paio di passi avanti e un raggio di luce lo illumina. Non ho niente da temere.
Non ne sarei così sicura.

Termino la scalinata a fatica, con i piedi freddi e un bisogno disperato di bere qualcosa. Il ragazzo che ho davanti, coperto solo da una vestaglia di raso, mi fissa attentamente.

<<Aurora, stai bene?>> chiede, sorpreso di vedermi in piedi.

<<Dove siamo?>> ribatto, confusa. Non riesco a pensare lucidamente, non aspetto una risposta, lo aggiro e cerco la cucina.

<<Cosa stai cercando?>> insiste Max, venendomi dietro.

<<Acqua. Ho bisogno di acqua>> mormoro, sofferente.

<<Seguimi, ci siamo quasi>> dice, indicandomi la strada.

Lo seguo, non proprio solida con le gambe. Mi siedo su uno sgabello e cerco di respirare a pieni polmoni. Ho freddo, ho sonno. Max mi mette davanti una bottiglia d'acqua e un bicchiere pieno.

<<Come ti senti?>> domanda, prendendo posto di fronte a me. Non ha nessuna intenzione di andarsene, e non so bene come prenderla. Dovrei esserne felice eppure...

<<Non lo so, male credo. L'ultimo ricordo che ho è la caduta in piscina, tu e poi...niente>> borbotto, sperando che lui mi racconti cosa è successo dopo e dove siamo. È tutto un sogno? Un incubo?

<<Lo shock deve essere stato più forte di quanto pensassi. È colpa mia se sei finita in acqua Aurora, mi dispiace>> ammette, pentito. Perché vogliono sempre assumersi colpe che non hanno?

<<Mi ha spinta Marta, non tu. Quindi smettila di dire stronzate, tu e tuo fratello siete più simili di quanto ammetterete mai>> commento, parlando a ruota libera. Max si blocca, sorpreso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 14, 2020 ⏰

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