Il silenzio è una coperta pesante, insopportabile, così allungo un dito e accendo la radio. Max fa finta di nulla, è concentrato sulla guida e sembra immerso in mille pensieri.
Scelgo la stazione radio e alzo un po' di più il volume. Dal finestrino osservo la campagna sfrecciare a tutta velocità, una macchia verde e dorata. Se continua di questo passo ci andremo a schiantare.
Potresti sempre beccarti l'influenza, guarda come siamo ridotte!Come da comando starnutisco, più volte. Max viene distratto e decellera, almeno sarò tutta intera. Soffio il naso su un fazzoletto, giusto in tempo per vedere, tra la tempesta, un cancello imponente aprirsi.
Un attimo.
Di nuovo a casa sua?!<<Cosa pensi di fare?>> borbotto, indignata. La macchina percorre un piccolo tratto di strada e si ferma davanti alla porta della villa.
<<Voglio tornare a Viterbo!>> continuo, nervosa per il suo silenzio.
Una bambina avrebbe reagito di sicuro meglio di me. Sono in preda al panico. Lui si volta e mi inchioda con un solo sguardo.<<Sei talmente fradicia che prima di arrivare a Viterbo ti verrebbe un malanno. Quindi, da brava, ti farai una doccia, ti darò qualcosa di asciutto e ti accompagnerò.>>
La mia mascella è ufficialmente a terra da qualche parte sul tappetino della macchina lussuosa. Sò che i soldi non gli mancano ma la villa che ho davanti è troppo, e ci sono già stata. Tralasciando la villa, la sua proposta è indecente! Ha un senso ma...che diamine! Con il viso rosso fuoco lo fronteggio meglio che posso, non può fare ciò che vuole dopo quello che è successo tra di noi.
<<Il tuo ragionamento ha un senso, lo ammetto. Ma...ma avresti dovuto chiedermelo prima!>> ringhio, furiosa. Lui sbuffa.
<<Se te lo avessi proposto avresti detto di no. O sbaglio?>> alzo gli occhi al cielo e un mezzo sorriso mi increspa le labbra. Ha ragione.
Max gira la chiave e la macchina si spegne, apre la portiera ed esce sotto la pioggia battente. Sconfitta lo imito e lo rincorro sotto il portico bianco della villa a tre piani. Tira fuori un mazzo di chiavi e apre l'imponente porta.
<<Che fai non entri?>>
È in penombra, i capelli bagnati schiacciati sulla fronte e i vestiti aderenti al fisico atletico...Con un piccolo sussulto entro in casa e poso gli occhi ovunque tranne che su di lui.
Il soggiorno è grande quanto metà della casa dello studente, ci sono due divani bianchi che potrebbero ospitare sei persone ognuno e uno schermo piatto degno di un cinema.
Ciò che mi lascio sorpresa è la completa assenza di effetti personali.
Le pareti immacolate sfoggiano alcuni quadri eleganti ma di foto neanche l ombra. È asettico. Impersonale.
Come se non ci abitasse nessuno.
Un brivido di freddo mi scuote dalla testa ai piedi, la pesantezza dei jeans inizia a farsi sentire. Persa nel contemplare l'ambiente ho perso di vista il padrone di casa.<<Forza, seguimi.>> dice, gelido.
Max percorre la scalinata in marmo e per quanto è lucido rischio di scivolare. Apre una delle numerose porte chiuse e accende la luce.
<<Dietro quella porta c'è il bagno, ti porto dei vestiti asciutti. Dammi un attimo.>>
Lascia la stanza e resto immobile finché una pozza d'acqua non si forma sul pavimento, il bisogno di buttarmi sul letto matrimoniale è così forte che quasi cedo alla tentazione.
La finestra mostra le fronde degli alberi in preda a strani movimenti causati dal vento, macabro.
La pioggia non vuole saperne di fermarsi, picchietta sul vetro violenta.<<Ecco, prendi.>>
La sua voce mi fa sobbalzare dallo spavento e se ne accorge.
Osservo il pantaloncino e la maglietta a mezze maniche parecchio scettica.

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Il solito casino.
RomansaTrasferirsi in una nuova città non è mai facile, lo sa bene la diciannovenne Aurora. L'università può essere dura, soprattutto se non si conosce assolutamente nessuno. Aurora è sola, può contare solo su se stessa. Trasferirsi lontano per dimentica...