Sono le sette del mattino, e sono fuori dall'università ad aspettare. Fa freddino, così mi stringo nel giubbotto caldo sperando di scaldarmi tra pochissimo in un auto. Giulia dovrebbe essere già qui, come concordato, ma di lei ancora nessuna traccia.
Alcuni compagni di corso arrivano nello loro macchine, si fermano e chiacchierano aspettando il prof. Sempre più irrequieta tiro fuori il cellulare, e sbianco appena leggo il messaggio di Giulia.
"Tesoro perdonami ma ho la febbre, ti giuro che non ho idea di come diavolo l'ho beccata. Sono a letto, e non ce la faccio a venire. Mi farò perdonare per il mega pacco, spero ti divertirai anche senza di me. Fammi sapere come va la visita, ok?"
Oh no.
Mi guardo intorno un po' nel panico, a causa del mio pessimo carattere non avevo legato con nessun'altro. Il prof Chilosi scende dall'auto con i capelli spettinati, profonde occhiaie sotto gli occhi e una pessima cera. Ha l'aria di uno che non dorme da mesi. La cartella in pelle gli scivola a terra e i fogli all'interno volano ovunque, facendo sbuffare l'uomo.
Quanto è imbranato mamma mia...<<Ci siamo tutti?>> domanda il Chilosi, litigando con gli ultimi fogli. Li accartoccia malamente nella borsa, perdendo la pazienza.
<<Non penso.>> risponde un ragazzo cercando di non ridere. Ci guardiamo tra di noi, quasi sforzandoci di capire chi sia assente.
<<Siamo oltre l'orario prestabilito, quindi partiremo lo stesso. Avete tutti un passaggio?>> dice aspro il prof, strizzando gli occhietti malvagi. Molti annuiscono mentre due ragazzi alzano una mano, imbarazzati.
<<Noi no.>>
<<Bene, chi non lo ha venga con me.>> borbotta, per poi dirigersi verso la sua auto. Con il viso basso mi unisco ai due ragazzi, e mi trovo schiacciata contro il finestrino.
Il viaggio è un vero incubo. Il prof guida peggio di un pilota di formula 1 ubriaco, con curve assurde e frenate brusche. Tortura il clacson, maledice gli altri guidatori e credo di dover vomitare. Porto la mano alla bocca e cerco di non svuotare lo stomaco sul sedile, altrimenti col cavolo che lo passo il suo esame.
Appena metto piede sul terreno mi guardo velocemente intorno e corro verso un fossato per rimettere. Tiro fuori dei fazzolettini per tamponarmi il viso, con lo stomaco ancora sotto sopra. Col cavolo che torno con il Chilosi, meglio a piedi piuttosto.
<<Se la signorina ha finito di far sfoggio alle sue tonsille, possiamo procedere con la visita.>> afferma irritato il prof, facendomi aggrottare le sopracciglia. Ma guarda tu questo! Ha la delicatezza di un ippopotamo.
I miei compagni fanno finta di nulla, e si limitano a fissare l'entrata dell'azienda vitivinicola. Sembra abbastanza semplice, con due cancelli in ferro battuto, una scritta in ferro lucido del nome del podere e un casermone in mattoni. Sicuramente si tratta di una struttura con più piani, di solito l'apparenza inganna.
<<Benvenuti, io sono Luca e per oggi sarò la vostra guida.>> dice annoiato un ragazzo moro, venendoci incontro.
Sembra svogliato, stringe la mano del prof e inizia subito la visita. Ha fretta di finire per liberarsi di un gruppetto di ragazzini che hanno ben poche speranze di entrare nel settore.Perché se non sei nessuno, se non hai conoscenze o un nonno enologo, di strada non ne fai. Ci vuole impegno, studio e forza di volontà.
Anche se a volte tutto questo non basta, e lo sai benissimo. Soprattutto in questo ambiente chiuso.Fisso il ragazzo con una polo inamidata, i pantaloni scuri con la piega giusta e gli occhi spenti di chi ha troppo lavoro e poco tempo. È palesemente frustrato. Neanche ci guarda in faccia, non fa domande, si limita a raccontarci quattro cavolate da depliant in un giro veloce degli ambienti. E i depliant alla fine, ce li danno pure.
Tornati al punto di partenza, mando un messaggio veloce a Giulia per aggiornarla e un po' anche maledirla. Il Chilosi si intrattiene con Luca, parlano e gesticolano. Usciamo tutti all'esterno, e il prof ci raggiunge con un sorriso tirato. Ha un espressione peggiore di quella di partenza.
<<Devo restare per una consulenza, i ragazzi che sono in macchina con me dovranno trovare un altro modo per tornare. Ci vediamo a lezione.>> ci congeda velocemente e raggiunge Luca sulla soglia. Il cancello si chiude, ed è peggio di una condanna a morte.
Mi guardo intorno spaesata, nessuno si offre di accompagnarmi a casa e io non mi propongo. Gli altri due ragazzi trovano un passaggio, le macchine partono e un fulmine illumina il cielo.
Di bene in meglio.
Maledico il mio pessimo carattere e mi incammino verso la fermata dell'autobus. Mi siedo sulla panchina, controllo l'orario e il prossimo passerà tra...Un ora?!<<Ma che ho fatto di male nella vita?>> strillo, allungando le braccia al cielo. Tanto non c'è nessuno in quella zona sperduta, e non rischio di essere rinchiusa in una casa di cura.
Un goccia mi bagna la fronte e scoppio a ridere come una pazza appena inizia a diluviare con tanto di tuoni e fulmini. Bagnata dalla testa ai piedi, aspetto. Non posso fare altro.
Una macchina con i fari alti si ferma, accosta e sento il cuore battere più forte. Se è un malintenzionato sono guai. Tiro fuori il cellulare e digito il numero della polizia, giusto per precauzione. Un finestrino si abbassa e rimango sotto shock.
<<Sali.>> la voce di Max è dura, non ammette repliche.
<<Vattene, non ho bisogno della tua fottuta compassione.>> sibilo, arrabbiata.
Per la prima volta da quando lo conosco, si tradisce. La mascella si irrigidisce e una piccola ruga gli increspa la fronte.
<<Sali immediatamente oppure ti carico con la forza. A te la scelta.>>
Un brivido mi scuote tutta, di certo non per il freddo. È aggressivo, determinato e sono certa che non minaccia a vuoto.
<<Vattene Massimiliano. Lasciami stare.>>
Abbasso il viso e ho il solo il tempo di avvertire il suono della portiera che si spalanca che mi ritrovo sollevata di peso, come un sacco di patate.
Con le mani lo colpisco sulla schiena muscolosa senza sortire alcun effetto.
Mi lancia in macchina senza delicatezza, fa il giro e chiude le portiere in automatico.
Sono chiusa dentro.
Merda.<<Sei impazzito per caso?! Questo è rapimento!>>
Max aggrotta le sopracciglia e preme il piede sull accelleratore, partendo con una sgommata. Intrappolata in macchina appoggio la schiena alla schienale in pelle della Mercedes e maledico Giulia, la mia stupidità, Max e la mia vita.
Costringo gli occhi a guardare la strada. Sarà un viaggio difficile...
Spazio autrice: scusate l'assenza ma questo fine settimana si sposa mio fratello quindi c'è tanto da fare! Qui le cose si mettono maluccio, cosa ne pensate?
Alla prossima 😏
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Il solito casino.
RomanceTrasferirsi in una nuova città non è mai facile, lo sa bene la diciannovenne Aurora. L'università può essere dura, soprattutto se non si conosce assolutamente nessuno. Aurora è sola, può contare solo su se stessa. Trasferirsi lontano per dimentica...