Capitolo 11

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Dita gelide mi serrano la gola, la bocca dello stomaco è contratta e ho il respiro accelerato. Il sudore impregna la canotta leggera ma lo avverto distrattamente mentre cado sulle ginocchia. Il vento è forte. Con il buio non si vede nulla anche se credo che non vedrei niente neanche se fosse pieno giorno.

Ho la vista appannata. Premo i palmi delle mani sul pavimento sporco e lascio che i capelli, sudati alle radici, mi coprano il viso. Piccole goccioline di sudore dalla fronte raggiungono la punta del naso per bagnare il pavimento.

Perché sono uscita da quella maledetta stanza?

Max urla qualcosa, o forse l'ha solo sussurrato, non ne sono così sicura.
Le lettere si confondono tra loro, ho perso la facoltà di comprensione. Dei piccoli pallini bianchi mi danzano davanti agli occhi, è il panico totale.

No no no no!
Scuoto la testa con violenza, non posso lasciare che l'attacco di panico mi travolga. Eppure combatterlo da sola è così estenuante...

Sei sempre sola, in qualsiasi evento della tua vita.
Sola. Chi si avvicina a me o cerca di ottenere qualcosa oppure prima o poi mi tradisce.

Dovrei smettere di opporre resistenza, lasciare che faccia il suo corso e farla finita. Quando sto per cedere avverto delle mani sulle spalle, un abbraccio incerto e titubante. Un paio di parole sussurrate raggiungono direttamente il mio cervello, forti e chiare.

Il cuore batte forte per l'emozione.
Non sono sola.

Con questa consapevolezza radicata nel cuore riprendo pian piano il controllo del corpo, scosso da tremiti.
Una mano piena di anelli mi scosta i capelli dal viso e con un dito mi alza il viso verso il suo.

<<Mio Dio Aurora...mi hai spaventato a morte.>> sussurra con una piccola carezza sulla guancia umida. Il suo palmo è così morbido e fresco che sembra cancellare gli ultimi dieci minuti. Fisso quei buchi neri e ne resto affascinata.

<<Devi portarmi via di qui, ho poca autonomia.>> dico con un filo di voce, stanca e probabilmente sporca. Max scuote il capo, almeno credo, e ha lo sguardo dispiaciuto.

<<Non possiamo scendere, ormai dobbiamo aspettare un po'. Soffri di vertigini eh?>>

<<Si, e se non scendo subito da qui non sarò in grado di tenere a bada l'attacco di panico.>> mormoro depressa, col cavolo che rimanevo un minuto in più. Max si scosta, si alza e scompare sulla terrazza.

<<Max?>>

<<Sssssh, sono qui.>> Lo sento stendere qualcosa di pesante a terra.

<<Dammi le mani e seguimi.>>

È impazzito.
Forse gli manca qualche rotella al belloccio...

<<Perché non capisci? Sto male non lo vedi?>> sbotto arrabbiata, voglio solo tornare in camera mia!

<<Fidati di me, ti prego.>> ribatte a capo chino, sembra vulnerabile. Lui ha la chiave per aprire quella dannata porta, anche volendo sono bloccata qui. Gli porgo la mano e mi lascio tirare su dalla sua forza.

<<Chiudi gli occhi.>> mormora nel mio orecchio. Faccio come dice e mi guida nel buio con decisione.

Quante volte è stato qui sopra? Sembra conoscere il posto a memoria...
Già.  Che diamine ci viene a fare quassù?
Senza rendermene conto mi ritrovo sdraiata su una coperta, a terra , con il suo braccio come cuscino.

<<Al mio tre apri gli occhi, ok?>>
Annuisco tesa, non per la consapevolezza di essere parecchio in alto ma per il contatto con il suo braccio muscoloso.

Il solito casino. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora