La settimana è passata velocemente, io e Max abbiamo passato molto tempo insieme, sia all'università che alla casa dello studente. Lui non ha detto nulla di strano e io mi sono limitata ad osservarlo attentamente. Alcune volte riceveva delle chiamate, si allontanava e lo vedevo discutere animatamente, ma non me ne parlava mai. Avevo provato ad affrontare il problema più volte, ma cambiava immediatamente discorso.
Cristiano dalla nostra discussione si era limitato ad osservarmi da lontano, non nascondeva nemmeno delle smorfie di rabbia quando notava le dita di Max intrecciate alle mie. Questa situazione mi sta facendo stare male, perché in fondo ne sento la mancanza.
Ora guardo il mio ragazzo, illuminato dalla luce tenue della tv, mentre guardiamo un film in camera sua. Siamo sdraiati sul letto, abbracciati. Gioco pigramente con il lembo della sua maglietta, sfiorando i muscoli tesi della tartaruga.
<<Va bene, ora basta.>> ringhia, prima di spostarsi sopra di me.
Preme le sue labbra conto le mie, con forza. Mi bacia con foga, infilando una mano sotto la maglietta del pigiama che indosso. Me la sfila e fa volare anche il reggiseno da qualche parte nella stanza. Dio.
Va all'attacco del mio collo, e con le mani mi percorre tutto il corpo, affamato. Si toglie la maglia, e ne approfitto subito per aggrapparmi alla sua schiena possente. Con una mano gli strizzo un gluteo, facendolo sorridere contro le mie labbra. Apprezza, e pure io. Ha un sedere eccezionale, dovrebbe essere illegale.
Improvvisamente il suo cellulare inizia a squillare, un motivetto irritante.<<Ignoralo.>> sussurro, riprendendo a baciarlo con passione.
Max si solleva e scuote la testa, afferra il cellulare e aggrotta le sopracciglia. Si infila una maglia a caso e si avvicina alla porta.
<<Devo rispondere, è importante. Dammi un secondo.>> dice, sgusciando fuori dalla camera.
Rimango impalata, mezza nuda nel suo letto e profondamente mortificata. E mi tornano in mente le parlare di Marta e Cristiano, Max mi nasconde qualcosa. Non mi rende veramente partecipe della sua vita.
Con le dita che tremano mi rivesto, e aspetto. Aspetto, aspetto e aspetto. Passano cinque minuti, poi quindici e infine un ora.
Ma che diavolo sta succedendo?Esco dalla camera, arrabbiata e anche un po' preoccupata. Giro per il corridoio finché non trovo Max appoggiato alla ringhiera di una scala d'emergenza, ancora al telefono.
<<Sei circondato da una manica di incompetenti!>> sibila furioso, prima di riattaccare. Quando si volta resta paralizzato sul posto.
<<Da quanto sei qui?>> chiede, apprensivo. Ma che diavolo...
<<Poco.>> rispondo, e lui sembra rilassarsi di colpo. Si passa una mano tra i capelli spettinati e sorride incerto.
<<Non abbiamo un discorso in sospeso noi due?>>
<<Oh no no, ora tu mi spieghi chi era al telefono. E dove vai quando sparisci con scuse del cavolo.>> dico, fulminandolo con lo sguardo. Basta stronzate, sono stufa di far finta di non vedere.
<<Ti prego Aurora, dammi spazio e tempo. Te lo chiedo per favore, non è semplice.>> mormora affranto, ma sta volta non se la caverà con così poco.
<<Non ti fidi di me? Perché davvero non capisco Max...qual è il problema?>>
<<Ti ci devi mettere pure tu adesso? Non ne voglio parlare adesso, quindi non insistere.>> cerca di liquidare la faccenda con un gesto della mano, ma sta volta non funzionerà.
<<Non ne vuoi parlare mai! È questo il problema!>> urlo, fregandomene se qualcuno sta dormendo.
<<Stai calma, non urlare. Ti avevo chiesto di avere pazienza, non di tartassarmi cazzo!>> sibila, sprezzante. Indietreggio, ferita.
<<Vorrei solo capirti, far parte della tua vita ed amarti, è davvero così difficile per te?>> sussurro, sconvolta.
<<Forse non ne sono capace.>> mormora, passandosi le mani tra i capelli.
Le sue parole mi colpiscono dritte allo sterno, oddio...Cristiano aveva ragione! Aveva ragione e io non gli ho voluto credere.
<<Che significa?>> sussurro, con il terrore nelle vene.
<<Forse non sono pronto ad avere una relazione stabile, a darti quello di cui hai bisogno.>> risponde, cercando di non guardarmi.
Scoppio a ridere, in maniera isterica e sti cazzi se sto dando spettacolo! Che guardassero pure, ormai non me ne frega più nulla.
<<Che idea geniale per scaricarmi, davvero. Avresti fatto più bella figura ad affrontarmi faccia a faccia, perché sai? Io so accettare un rifiuto. Se tu non vuoi stare con me, me ne farò una ragione. Sopravviverò Massimiliano, come sempre.>> dico, cercando di rinchiudere tutte le emozioni dietro ad espressione disgustata.
<<Aspetta...cosa?! No no no no...Aurora che stai dicendo! Non è così!>> grida, confuso. Non ci sta capendo nulla, non sa come uscirne.
<<Ah, non vuoi rompere?>> ribatto, con un moto di speranza.
<<Io...>> tentenna, in difficoltà. Non è sicuro di ciò che vuole, e io una persona così al mio fianco non la voglio.
<<Dimmi cosa ti succede Max, dove vai quando sparisci e cosa ti tormenta. Perché lo vedo come cambi umore, come ti innervosisci e rattristi. Voglio solo aiutarti a stare meglio, nulla di più. >> provo ad insistere, probabilmente per l'ultima volta.
<<Se te lo dicessi cambierebbe tutto e non voglio che accada...>> sussurra, evitando il mio sguardo.
<<Fidati di me, non cambierà nulla. Fammi entrare Massimiliano.>> dico, sfiorandogli una guancia. Ho bisogno che si fidi di me, perché un rapporto nato dalla sfiducia è destinato a morire.
<<Mi dispiace...>> sussurra, sconfitto.
E io lo guardo negli occhi, e una stupida lacrima mi riga il viso. Annuisco, con il cuore dolorante.
Mi allontano e alzo le mani, in segno di resa. Se non è disposto ad aprirsi, non posso costringerlo.Indietreggio lentamente, sperando che ci ripensi, che mi segua e che mi urli quanto tiene a me, a noi, ma non lo fa. Lo sento sussurrare il mio nome, distrutto, ma nulla di più. Entro in camera e scivolo con la schiena contro la porta.
Piango, e penso ironicamente che questa può essere definita la relazione più breve della storia.
Anzi, forse non è mai iniziata.Spazio autrice: come si sul dire: mai na gioia. Max non è pronto, o almeno pensa di non esserlo. Ora cosa succederà?

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Il solito casino.
RomanceTrasferirsi in una nuova città non è mai facile, lo sa bene la diciannovenne Aurora. L'università può essere dura, soprattutto se non si conosce assolutamente nessuno. Aurora è sola, può contare solo su se stessa. Trasferirsi lontano per dimentica...