Tamburello con l'indice sul bracciolo della poltrona, in attesa che Gioia si faccia vedere. È in ritardo di cinque minuti.
<<Buongiorno, scusa il ritardo!>> esclama sorridente, scompigliandosi ancora di più la matassa di ricci.
<<Tranquilla...>> mi scocca due baci sulle guance e saluta la signora dietro il bancone.
<<Dai andiamo, altrimenti facciamo tardi.>>
Come se fosse colpa mia!
Gioia mi prende a braccetto come se fossimo amiche da sempre, essendo un asociale la cosa mi fa fin troppo piacere. Mentre camminiamo mi spiega le varie strade per arrivare all'università, attraversiamo una strada e poi un altra, già non ci capisco più niente!<<Adesso sempre dritto e poi attraversiamo di nuovo! Vedi come è facile?>>
Eeeeeeeh, che te lo dico a fare?!<<Non ho un buon senso dell'orientamento...>> dico, nervosa.
Lei ride e mi trascina fino alle strisce pedonali.<<Devi sempre attraversare sulle strisce altrimenti ti tirano sotto! Invece sulle strisce si fermano per farti passare.>>
Una macchina azzurra si ferma, e improvvisamente in mezzo la strada mi blocco sentendo una folata di vento.
Ma che cazz....<<Ehi stronzo! Stai attento!!!!>> urlo senza ritegno al deficiente con la moto. Il motociclista scuote la testa e alza una mano come per scusarsi. Gli mostro il dito medio.
<<Stai calma dai, ci siamo fermate in tempo no?>> dice Gioia guardandosi intorno.
<<In tempo?! Un passo più in là e sarei in ospedale a quest'ora! Che fai lo giustifichi?>>
Sono fuori di me, e questa si comporta come se nulla fosse?
Che problemi ha?<<Dai andiamo...>> mi tira per il braccio fino all'entrata dell'università, un casermone triste color marrone chiaro.
<<Conosci il tizio sulla moto non è vero?>> chiedo a bruciapelo. Lei abbassa lo sguardo e annuisce.
<<Chi è?>> insisto mentre attraversiamo il cortile pieno di ragazzi ed entriamo nella sede principale di Agraria.
<<È un ragazzo molto pericoloso.>>
Sulla bacheca sono appesi tutti gli orari di tutti i corsi con annesso il numero dell'aula. Cerchiamo i nostri senza smettere di parlare.
<<Che significa?>>
<<È anche lui alla casa dello studente, nonostante lo si veda poco. Quando c'è fa solo casini.>> aggrotto le sopracciglia. La voce di Gioia è carica di veleno e questo porta a chiedermi cosa le abbia fatto.
<<Sarà meglio per lui che non si faccia vedere, perché se lo becco lo riempio di insulti.>> mormoro, e Gioia sbianca.
<<Sei pazza per caso? Giocheresti con il fuoco. Lascialo perdere e basta.>>
Scuoto la testa, c'è sicuramente qualcosa che non sta dicendo.<<Sei in aula 22, ti accompagno.>>
L'argomento è chiuso.
Saliamo delle scale, quell'aula si trova al secondo piano.<<Buon primo giorno! Vuoi che torniamo a casa insieme dopo le lezioni?>> chiede un po' agitata, come se sperasse che le dicessi di no.
<<No, tenterò di tornare da sola.>>
<<Ok, allora uscirò con degli amici, ci vediamo in giro.>>
Si allontana a passo svelto per il corridoio. Dovevo aspettarmelo.
Era stata gentile ma finiva lì.
Con un sospiro entro in aula e prendo posto nella fila infondo.
Guardo ragazzi e ragazze entrare in aula, sarà una lunga giornata.Dopo tre ore di microbiologia ho la testa in confusione, quella professoressa non smetteva un attimo di parlare! Logorroica da morire.
Si erano già formati dei gruppetti: i fighi, che se ne fregavano di ascoltare la lezione e messaggiavano, i nerd, i secchioni, rigorosamente in prima fila e i disagiati. Io non rientravo in nessun gruppo. Anche se quello dei nerd non sarebbe stato male, considerando il mio amore per il fantasy: Harry Potter, il Signore degli anelli, Hunger Games, Divergent, Narnia...
Una vera fissata di libri fantasy e d'amore, ne avevo letti così tanti che ormai mi ero creata l' immagine del ragazzo perfetto.
Un ragazzo che non esisteva.
Avevo aspettative troppo alte...<<Ciao, anche tu del primo anno?>> chiede una ragazza minuta mentre sistemo il quaderno nello zaino rosso.
<<Si, e tu?>> chiedo di rimando, buttando un occhio ai capelli azzurri tagliati corti.
<<Si, senti ti andrebbe di pranzare insieme?>>domanda imbarazzata.
<<Si perché no.>>
<<Mi chiamo Giulia, piacere di conoscerti.>> sfodera un sorriso enorme con tanto di fossette sulle guance, e un brillantino sul dente.
<<Aurora.>> le stringo la mano ingioiellata ed usciamo dall'aula.
<<Conosci già qualche posto dove mangiare?>>
<<Assolutamente no, tu?>>
<<Ho sentito di una pizzeria fantastica proprio sotto i portici. Ti andrebbe di provarla?>> chiede Giulia tutta imbarazzata. Rido quando noto le chiazze rosse sul suo viso diafano.
<<Certo, fammi strada!>>
Ha un look aggressivo, con tanto di catene al posto della cintura, occhi azzurri in un mare di ombretto nero e svariati piercing sul viso, eppure sembra una ragazza molto delicata.
In pizzeria si voltano tutti a guardarla, ma lei se ne frega.
Dopo aver ordinato e pagato occupiamo un tavolinetto fuori dalla pizzeria, all'ombra.<<Sei di Viterbo?>> le chiedo fissando i tralci di pizza nel vassoio. Chi mangerò per primo?
<<No, abito a Roma. Tu?>>
La domanda l'ha messa a disagio, forse non ama parlare di sé.<<In una piccola città vicino Latina, un posto dimenticato da Dio.>>
Addento la pizza ai funghi e cavolo... è squisita!<<Buona eh?>>
Giulia ride davanti alla mia espressione beata.<<Devi provarla!>> le poggio l'altro tralcio ai funghi nel suo vassoio e le sorrido.
Dopo pranzo, rientriamo in università per le lezioni del pomeriggio. Forse con Giulia saranno più sopportabili.

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Il solito casino.
RomanceTrasferirsi in una nuova città non è mai facile, lo sa bene la diciannovenne Aurora. L'università può essere dura, soprattutto se non si conosce assolutamente nessuno. Aurora è sola, può contare solo su se stessa. Trasferirsi lontano per dimentica...