Capitolo 18

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" Cammino verso la scuola in incredibile ritardo, come sempre corro zaino in spalla per i cinque minuti che dividono casa dal carcere in cui dovrò subire cinque ore di lezione.
Non so perché ma questa volta sono agitata più del solito, forse perché se mi notificano un altro ritardo mi spediscono dalla preside.
Immagino già il sorriso soddisfatto di Laura, quella stronza godeva nel vedermi in difficoltà.
La gelosia è una brutta bestia.
Attraverso la strada appena il semaforo fa scattare il verde, corro sulle strisce quando sento un coro di clacson e vedo un pullman sorpassare la fila.
Oh cazzo.
Il conducente sembra accorgersi di me quando è troppo tardi, chiudo gli occhi e avverto lo stridire dei freni.
Sono morta.
<<Ehi, respira...apri gli occhi, va tutto bene>> afferma una voce maschile, dolce e preoccupata.
Apro gli occhi, scossa da mille brividi, il terrore che mi scorre nelle vene.
Tutto quello che vedo sono gli occhi più azzurri che abbia mai visto, accompagnati da un sorriso mozzafiato.
<<Ti accompagno io a scuola ok?>> dice, indicando la sua vespa rossa fuoco con il mento.
Troppo scossa per averci quasi rimesso le penne e abbagliata dal ragazzo moro che ho davanti, prendo il casco che mi porge senza fare domande.
<<Stringiti forte.>>
Gli circondo con le braccia tremanti il busto e appoggio la guancia sul suo giubbino in pelle.
Non potevo immaginare che quello sarebbe stato l'inizio della fine. "

<<No no no no no! Di nuovo no!>> urlo con il fiato in gola.
Spalanco le palpebre e l'incubo scompare così come è apparso.
Oddio, non potevo averlo sognato sul serio...
Lo avevo cancellato dalla mia vita e dai miei pensieri, o almeno così credevo.
La tachicardia non intende abbandormi soprattutto quando mi rendo conto che c'è qualcosa che non va: questa non è la mia stanza.
È buio fatta eccezione per una tenue luce che arriva dalle persiane semi-chiuse, a tentoni allungo la mano verso il comodino e accendo la abat- jour rivelando una stanza enorme totalmente nera: dalle pareti, alle tende all'enorme letto in cui sono sdraiata.
Dove diavolo sono finita?
Allontano le coperte, rigorosamente in seta nera, e scendo dal letto rendendomi conto di indossare una maglietta da uomo.
I piedi nudi sprofondano nel tappeto e sono totalmente persa, non capisco niente.
Da ubriaca sei un casino assurdo Au.
Ho la testa che scoppia e non ricordo praticamente niente di ieri sera, anzi di questa sera, perché...che ore sono?
Cerco la borsetta ma non c'è traccia né della borsetta né dei miei vestiti.
Cammino fino alla scrivania in mogano e la sedia barocca è spoglia, non ci sono effetti personali o indizi sul suo proprietario. 
Sto per avere una crisi isterica, mi hanno rapito?
Oddio.
Con le mani tra i capelli noto un quadro, l'unico vero arredamento della stanza, che mi tranquillizza subito: il bacio di Klimt.
Fin da piccola ero ossessionata da quel quadro, tanto da aver pregato mia madre di stamparne una copia enorme e appenderla sulla porta della cameretta.
Non saprei dire perché ma mi trasmette tranquillità, chiunque ha scelto il quadro non può essere una persona cattiva.
Si si...sogna tesoro. Sogna.
Alzo gli occhi al cielo e una musica struggente invade l'aria.
Una serie di note che si rincorrono e pretendono di essere ascoltate, il cuore si placa ed è completamente attratto dall'eco di quel grido disperato.
Con nervosismo apro piano la porta e scopro di essere in un corridoio con numerose porte chiuse, passo dopo passo arrivo ad una rampa di scale.
La melodia si fa sempre più forte così scendo alcuni gradini in silenzio, ma rimango esterrefatta e immobile osservando Max suonare il pianoforte illuminato solo della luna.
Ma chi è, il Christian Grey dei poveri?
Certo che sei stronza!
Preme i tasti con forza quasi per trasmettergli il proprio dolore, il viso contratto è sollevato verso la luce della luna e gli occhi sono chiusi.
La pelle si increspa sensibile alla melodia tormentata di Max, trasmette un mix di tristezza, amarezza e rabbia da far paura.
Cosa gli è successo?
Quanto segreti nasconde quel ragazzo così burbero e sicuro di sé?
Se è lui che ti ha rapita? Come la mettiamo?
Avrà una spiegazione, ce l'ha sempre no?
Gradino dopo gradino, con i piedi congelati a causa del marmo freddo, mi avvicino sempre di più al pianoforte come ipnotizzata.
<<Che ci fai qui?!>>
La melodia si interrompe di colpo e osservo gli occhi freddi di Max scrutarmi con distacco.
Se crede di intimidirmi si sbaglia di grosso.
<<Forse dovrei essere io a porre questa domanda. Dove siamo?>>
In risposta si passa una mano tra i capelli scompigliati e l'orlo della maglietta nera si alza rivelando un po' di tartaruga.
Il ragazzo è messo decisamente bene.
Fino a poco fa era un potenziale criminale...
Essere rapite non è poi così male!
Che male ho fatto per meritarmi un cervello così?!
<<Perché indosso solo una maglia da uomo?>>
Max resta in silenzio, mi squadra da capo a piedi soffermandosi più a lungo sulle cosce nude e sorride malizioso.
<<Perché ti sta maledettamente bene.>>
Si alza e lentamente si avvicina con fare predatorio, un leone agirebbe allo stesso modo.
<<Diavolo! Puoi essere serio per una volta?!>> domando nervosa, sto perdendo la pazienza.
Ho sonno, ho la testa che scoppia, un cervello ancora mezzo ubriaco e bipolare e la salivazione azzerata, le domande che ponevo erano semplici perché si ostinava a far finta di nulla?
Occhi negli occhi, ad un sospiro di distanza aggrotta le sopracciglia.
<<Hai paura.>>
Abbasso la testa, è vero.
Ascolto il battito accelerato del mio cuore, i neuroni che cercano disperatamente risposte a tutte le domande che affollano la mente senza alcun risultato.
<<Hai paura di me Au?>> sussurra riportando i nostri occhi alla stessa altezza.
Scuoto la testa ammaliata dal colore delle sue iridi, così scure...
<<Non ti farei mai del male, lo sai questo vero?>>
Annuisco, a corto di parole.
<<Starai congelando perché non andiamo a letto?>>
Pronuncia queste parole con una delicatezza incredibile spogliandosi del solito tono irrisorio, quasi non lo riconosco.
Ma ho così tante domande da fargli...
Sto per aprire la bocca quando pone un dito sulle mie labbra.
<<Domani mattina avrai una spiegazione, una risposta a tutte le domande che vuoi farmi. Per sta notte fidati di me. Per favore Au.>>
Lo conosco a mala pena, non so nemmeno dove siamo e mi chiede fiducia?
Sta fuori come un balcone questo qui!
Eppure, il modo in cui mi guarda rivela il suo reale stato d'animo: ha paura che faccia una scenata, che non abbia fiducia in lui.
Scorgo la speranza di una mia risposta positiva e le ultime difese cedono risucchiate dai suoi buchi neri.
<<Va bene, ma se mi sfiori anche solo con un dito te ne farò pentire amaramente. Ci siamo capiti?>>
La tensione accumulata da Max svanisce, sembra essersi liberato da un peso enorme.
Sorride sornione e alza le mani.
<<Come desidera, mia signora.>>
Sto letteralmente congelando, gli volto le spalle e inizio a percorrere la via a ritroso, fino alla scalinata.
All'improvviso mi sento sollevare e strillo come una povera disperata.
<<Calma calma agnellino, non ti mangio mica!>> ridacchia l'imbecille tenendomi stretta tra le sue braccia.
<<Mettimi subito giù!>>
<<Sei fredda come un ghiacciolo, per una volta fatti aiutare.>>
Smetto di lamentarmi perché ha ragione, a volte tendo a comportarmi come una bambina capricciosa.
In pochi minuti eccoci varcare di nuovo la stanza nera.
Altro che stanza rossa!
Sospiro esasperata mentre Max mi deposita delicatamente tra le lenzuola.
Con un gesto secco si toglie la maglietta e resta con solo i pantaloni della tuta addosso.
Madre di tutti gli dei...
Oh. Oh. La stanza nera mi piace addirittura di più!
I muscoli sono tesi e tonici, la tartaruga scolpita e accidenti...è la perfezione!
Con un sorrisetto odioso si infila sotto le coperte senza dire una parola.
<<Chi ti ha detto che avresti dormito qui?!>> domando con un filo di voce.
<<È la mio letto, mi sembra ovvio no?>>
Aggrotto le sopracciglia, tutto ciò non ha senso!
<<Sono le quattro del mattino Aurora. So cosa ti sta frullando in quella bella testolina ma sono stremato. Per favore, possiamo dormire? Solo dormire giuro.>>
Cedo di nuovo sotto il suo sguardo implorante.
Mi stavo decisamente rammollendo.
<<Tieni le mani a posto però.>>
Max sbuffa e spegne la luce borbottando un "buonanotte".
Serro gli occhi, ma non riesco a prendere sonno.
Mi agito nel letto, cambiando posizione ogni cinque minuti.
Le immagini dell'incubo sembrano farsi più vivide, riuscirò mai a liberarmene?
Una mano mi tira indietro e mi ritrovo con la schiena premuta contro il petto solido di Max.
<<Ma che fai?!>> borbotto a disagio.
Un dito mi sfiora il collo, scostando i capelli e il respiro di Max mi provoca brividi in tutto il corpo.
<<Rilassati, ci sono io con te.>>
Stretta tra le sue braccia mi sento al sicuro, l'incubo è solo un lontano ricordo.
<<Buonanotte raggio di sole.>>
La posizione del cucchiaio non mi è mai sembrata così giusta.
Chiudo gli occhi e ascolto il cuore di Max battere forte prima di cadere in un sonno profondo.

Il solito casino. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora