Dopo la doccia, avvolta in un asciugamano, vado alla ricerca di un phon aprendo tutti i cassetti del bagno, trovandoli tutti vuoti.
Incastro bene il lembo dell'asciugamano nero sotto l'ascella per evitare inconvenienti e senza pensarci troppo esco dalla stanza.
Entro in quella che ho lasciato solo quindici minuti prima, trovando Max a petto nudo ma sta volta ha un paio di pantaloni morbidi grigi addosso.
Mi dà la schiena e ammiro il tatuaggio della fenice, le ali spiegate sulle spalle e la coda in fiamme che scompare sotto i pantaloni. È bellissima, sembra essere un entità viva.
Quando Max si gira resta a bocca aperta, squadrandomi dalla testa ai piedi con uno strano luccichio negli occhi.
<<Presentarti in questo modo non aiuta dolcezza, sono pur sempre un uomo.>> afferma il ragazzo passandosi la lingua sulle labbra.
<<Non pensavo potesse darti fastidio, ma cercavo solo un phon per asciugare i capelli.>> dico, cercando di apparire sicura di me anche se dentro sto tremando.
<<Oh, nessun fastidio. Assolutamente.>> mormora concentrato sul mio corpo, il suo sguardo è rovente.
Si infila una maglietta a mezze maniche della Nike e a piedi scalzi si avvicina, e io di riflesso indietreggio.
<<Stammi lontano sciupa femmine! Vorrei solo il phon così tolgo il disturbo.>>
Max aggrotta le sopracciglia, forse non gli piace essere chiamato sciupa femmine, anche se è ciò che è.
Voglio fargli capire che con me non può giocare, che non sono interessata a lui in nessun senso.
Senza ribattere entra nel suo bagno e ne esce con un phon nero in mano.
<<Tieni, in effetti è l'unico in tutta la villa, scusa se non ci ho pensato prima.>> dice, portandomi l'oggetto con naturalezza.
Allungo la mano e afferro il phon, domandandomi dove sia la fregatura.
Lui sorride sereno inclinando il capo di lato, guardandomi di sbieco.
<<Sei bellissima raggio di sole.>> sussurra dolcemente, stupendo me e sopratutto se stesso.
Stupito delle sue stesse parole mi supera uscendo dalla stanza senza degnarmi di uno sguardo.
Bipolarità portami viaaaaaa!
Perché ha reagito così?
Torno nell'altra stanza e dopo cinque minuti sono vestita e con i capelli asciutti raccolti in una coda spettinata.
Lo specchio riflette la mia immagine e non posso non notare le guance arrossate, gli occhi color cioccolato spenti con un bel paio di borse grigiastre, le labbra carnose un po' spellate, i capelli scuri e folti sono un vero disastro, nemmeno legati acquistano un senso con ciocche che mi circondano le guance.
La felpa rossa è di parecchie taglie più grande e non potrei chiedere di meglio, è comodissima e profumata.
Dopo un bel respiro profondo mi dirigo al piano terra, dove trovo Max intento a preparare la colazione.
<<Cosa preferisci? Caffè o the?>> chiede tirando fuori una caffettiera nera con delle macchie bianche, come il manto di una mucca.
<<Il caffè andrà benissimo, grazie.>> rispondo mentre mi siedo su uno degli sgabelli.
<<Zuccherato o amaro?>>
Gioco con una ciocca di capelli e resto rapita dai suoi gesti sicuri e naturali.
<<In realtà di solito lo prendo macchiato, ma zuccherato è perfetto.>>
Max si volta e sorride.
<<Mi dispiace dolcezza ma non ho il latte, il frigo è completamente vuoto. Ma lo terrò a mente per la prossima volta.>> afferma sedendosi di fronte a me.
<<Immagino avrai delle domande da pormi, spara.>> continua senza perdere il sorriso.
Presa in contropiede incrocio le braccia al petto, indecisa su cosa chiedere per prima.
<<Partiamo da qualcosa di semplice: di chi è questa villa enorme?>>
Il sorriso di Max si allarga, si aspettava questa domanda e si era preparato.
<<È la mia ovviamente.>>
Sgrano gli occhi, sconvolta.
Che fosse sua era una delle ipotesi ma sentirglielo dire faceva tutto un altro effetto.
<<Tua?! Ma sei alla casa dello studente!!! Come me la spieghi questa?!>>
Max ridacchia e si passa una mano tra i capelli mentre il profumo del caffè invade la cucina.
<<È di proprietà di mio padre infatti, noi non andiamo molto d'accordo, quindi ho deciso di vivere alla casa dello studente. Pago profumatamente per vivere lì Aurora.>> esclama rigido.
Se ti chiama con il nome completo sono cavoli ciccina!
È risentito, si nota dalle sopracciglia e dalla smorfia contrariata che esibisce.
<<Non volevo intendere nulla! Stai calmo Massimiliano.>> ribatto nervosa.
Si irrigidisce ulteriormente, è teso come la corda di un violino.
<<Non hai il diritto di chiamarmi così. Non farlo mai più Aurora.>>
Possibile che qualsiasi cosa io dica non vada bene?
Che problemi ha?
<<Mi chiamo Max, sono Max per tutti, è sempre stato così.>> borbotta nervoso.
Si alza e versa il caffè in due tazzine nere, una viene zuccherata l'altra no.
<<Va bene, ho capito.>>
Max posa le tazzine sul tavolo e fissa intensamente il caffè al suo interno, come se in essa fossero presenti i segreti del mondo.
<<Perché sono qui?>> domando girando il cucchiaino nella tazzina.
<<Che vuoi dire?>> ribatte con un sopracciglio alzato.
Sorrido forzatamente e indico l'ambiente in cui ci troviamo, in cui l'unica nota stonata sono io.
<<Andiamo...Mi sono ubriacata, non ricordo un h di ciò che ho fatto e a quanto pare ti ho vomitato addosso. Perché non mi hai lasciato nelle mani di Giulia e Daniel? Perché hai deciso di portarmi con te, a casa tua poi?>>
Max butta giù il caffè e stringe la mascella.
<<I tuoi amici erano ubriachi, l'ultima volta che li ho visti stavano allegramente pomiciando. Eri sola, alle prese con un soggetto poco raccomandabile.
Cosa dovevo fare? Lasciarti sola?>> dice tutto d'un fiato, stanco e inorridito al solo pensiero di lasciarmi sola.
<<Potevi riportami alla casa dello studente. Quindi, perché mi hai portata qui Max?>> domando incuriosita.
Lui sbuffa e punta lo sguardo verso la parete.
<<Io...Non lo so. Mi è sembrata la cosa più naturale da fare, non volevo tornare nella casa dello studente con te in quelle condizioni.>> sussurra timido, quasi rispondesse più a se stesso che a me.
<<Mi hai cambiata tu immagino...>> mormoro sconfortata.
Max annuisce e io vorrei teletrasportarmi nella mia anonima stanza per nascondermi sotto le coperte.
Allontano il caffè intonso, lo stomaco ha chiuso i battenti e ha lasciato spazio alla nausea.
<<Non ho approfittato di te Aurora! Hai un idea così terribile di me?!>> sbotta Max alzandosi.
<<Non ti conosco diamine! Come posso fidarmi?!>> affermo tagliente.
<<Eppure ti sei fidata sta notte, abbiamo dormito insieme.>>
<<Era una cosa diversa, in più avevo ancora un sacco di alcol in corpo!>> dico, mentendo, ero lucida ma lui questo non lo sa.
<<Ti ho visto strusciare in pista con tre ragazze! Come posso fidarmi di una persona così?!>> continuo sapendo di toccare un tasto dolente, infatti lo vedo sobbalzare.
Colpito e affondato.
<<Io non sono così! Come fai a non capire?>> urla arrabbiato e ferito.
Mi alzo e ci ritroviamo uno difronte all'altro, pronti a dircene di tutti i colori.
<<E come sei?! Prima sei un ragazzo dolce e un attimo dopo ti trasformi in uno stronzo sciupa femmine!>> sbraito puntandogli l'indice sul petto.
<<È questo che sono! Uno stronzo che va a letto con una ragazza diversa ogni sera!>> ringhia in risposta, tirandomi verso di lui.
Con il viso premuto contro il suo petto marmoreo avverto il battito furioso del suo cuore e sgrano gli occhi per la sorpresa.
Io mi ritiro Au. Buona fortuna.
<<Credevo che tu avessi intravisto di più di ciò che mostro al mondo. Da quando sei uscita come una furia dalla tua stanza, minacciandomi, non sono più stato con nessuna.>> confessa, tenendomi tra le braccia.
Non so davvero cosa dire, sono pietrificata di fronte la sua sincerità.
<<Sei speciale per me, pensavo di avertelo dimostrato. Non ho mai portato nessuna sul tetto e neanche in questa casa, tu sei la prima.>>
Posa il mento tra i miei capelli e con la mano destra mi accarezza la schiena con movimenti circolari.
Ispiro il suo profumo, in pace con il mondo ma meno con me stessa.
Sono consapevole che questo ragazzo, per quanto arrogante si sta infiltrando nel mio cuore anestetizzato facendolo tornare alla vita piano piano.
Eppure è un rischio, potrei restarne scottata un altra volta.
La paura è un sentimento difficile da gestire e sinceramente ancora non riesco a venirne a capo, così come il dolore.
<<Andiamo, torniamo a casa.>> mormora Max senza però muovere un muscolo.
Annuisco e mi sottraggo alle sue carezze lentamente, controvoglia.
Ci prepariamo e Max mi lancia la mia borsetta.
<<Me ne ero completamente dimenticato, altrimenti te l'avrei riconsegnata subito.>>
Sorrido mentre la apro e ne tiro fuori il cellulare, stracolmo di messaggi e chiamate.
<<Prendi questo.>> dice Max allungandomi un casco da moto nero e verde.
<<Stai scherzando vero?>> domando elettrizzata e spaventata allo stesso tempo.
<<Affatto dolcezza.>> ridacchia chiudendo la zip del giubbotto in pelle.
È tranquillo e sicuro, non cambierà idea molto facilmente.
Sono fregata.
<<Seguimi.>>
Usciamo dalla villa e camminiamo fino ad un garage enorme, le porte scattano e iniziano ad aprirsi rivelando quattro auto e altrettante moto.
Stiamo scherzando?
Chi diavolo è Max?!
<<Non guardarmi così per favore, mio padre guadagna bene, è un uomo onesto tranquilla.>> afferma a disagio.
Questo non spiega un bel niente, ma lascio correre.
Si avvicina alla stessa moto nera e verde che stava per investirmi la prima volta che ci siamo visti.
<<Ho i tacchi Max, potrei graffiartela la moto.>>
Lui sorride intensamente, come non l'ho mai visto fare.
<<Correrò il rischio.>> dichiara infilando il casco, sbuffando ci provo anche io, con un risultato pessimo.
<<Lascia fare a me.>> mormora mentre mi aiuta ad infilare questa diavoleria, con cura stringe i ganci e li fa scattare.
<<Non vorrei mai che ti accadesse qualcosa.>> continua a voce bassa, sono certa che stia sorridendo nonostante posso vedergli solo gli occhi.
Monta sul sedile della moto, la accende e il motore romba potente.
Non sono mai salita su una moto in vita mia, quanto può essere diverso da un motorino?
Intendi da una vespa rossa?
Vaffanculo.
Metto da parte il timore, sicura della mia decisione.
<<Ti fidi di me raggio di sole?>> chiede Max allungando una mano verso di me.
Afferro la sua mano senza rispondere alla domanda, abbasso la visiera e avvolgo i fianchi di Max con le braccia.
<<Tieniti forte!>>
Lo stringo più forte che posso appoggiando la testa alla sua schiena, mentre usciamo dal cancello della villa e ci immettiamo in strada.
Te ne pentirai, lo sai bene.
Non importa, per una volta sono disposta a rischiare.Spazio autrice:
Cosa sarà accaduto nel passato di Aurora? Chi è il ragazzo dei suoi incubi?
Lo scoprirete piano piano, nel corso della storia!
Al prossimo capitolo 😉
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Il solito casino.
RomanceTrasferirsi in una nuova città non è mai facile, lo sa bene la diciannovenne Aurora. L'università può essere dura, soprattutto se non si conosce assolutamente nessuno. Aurora è sola, può contare solo su se stessa. Trasferirsi lontano per dimentica...