Capitolo 37

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Chiudo il quaderno degli appunti, sfinita. Ma non perché la lezione sia stata dura o altro, considerando che non ho ascoltato una parola uscita dalla bocca del professore. Appena mi sono resa conto di non riuscire a concentrarmi, ho attivato il registratore e ho semplicemente smesso di provarci.

Mi sono limitata a tenere la penna tra le dita, e a guardare fuori dalla finestra. Giulia al mio fianco mi aveva fissata con insistenza, preoccupata del mio improvviso mutismo. Si aspettava dei salti di gioia, dei sorrisi ebeti e delle battute allusive. Invece ero persa nel mio mondo, e non facevo altro che pensare a Max.

Avrò preso la scelta giusta?
Queste cose hanno bisogno di tempo, lo scopriremo solo vivendo mia cara.

<<Qual è il problema?>> domanda Giulia, mentre stiamo uscendo dall'aula.

<<Non lo so, probabilmente sono solo paranoie.>> borbotto.

Ci sediamo sotto ad un gazebo, nel giardino sul resto dell'università. Si sta abbastanza bene, e si respira aria pulita. Giulia sembra pensierosa, ma forse dipende dalla presenza del suo, di nuovo ex, nel gazebo affianco al nostro. Daniel parla con un paio di ragazze, sfoderando un sorriso ammaliante.

Tiramogli un cazzotto in faccia, così quel sorriso del cavolo glielo cancelliamo.
Non picchieremo proprio nessuno, anche se lo meriterebbe.

<<A volte ti preoccupi troppo tesoro, vivila con tranquillità. Dopotutto sei solo la ragazza di uno dei ragazzi più fighi dell'università, cosa sarà mai.>> mi prende in giro, cercando di distrarsi. Ma lo vedo che sta soffrendo e che si sta sforzando di fare la vaga.

<<Tu si che sai tranquillizzare una donna Giù...>> ribatto, abbozzando un sorriso.

<<Vado un momento in bagno, torno subito.>> dice, camminando veloce per il prato. Mi volto e sgrano gli occhi nel notare quel coglione di Daniel baciare una ragazza, senza alcun pudore.

Per un secondo vedo nero, sto per alzarmi per dargli quello che si merita quando una figura mi si para davanti. È più bassa di me di alcuni centimetri, i capelli castani perfettamente incastrati, gli occhi da cerbiatto truccati alla perfezione e un bel rossetto le dipinge le labbra.

<<Cosa vuoi?>> ringhio, arrabbiata per la sua intrusione. Questa ragazza sta sempre in mezzo, è peggio del fottuto prezzemolo. E io il prezzemolo lo detesto.

<<Stavi andando da qualche parte?>> dice Marta, giocando con una ciocca di capelli. Stringo i denti, reprimendo impulsi violenti.

<<Levati dai piedi.>> sbotto, cercando di sorpassarla.

<<Ascoltami bene ragazzina, non mi porterai via Max perché noi siamo destinati a stare insieme. Tu non sai nulla. Ed è giusto così, perché non sei degna di fiducia. Non sei alla sua altezza e faresti meglio a stargli lontana, ricorda bene queste parole.>> poi si volta e sculetta via.

Mi ha minacciato.
Mi hanno appena minacciato.
Era una minaccia giusto?
Ma che ne so, quella tipa un po' fa paura. Sembra una squilibrata.
Leva il sembra va...

<<Ho visto quell'arpia allontanarsi con un ghigno malefico, che ti ha detto?>> esclama Giulia, quasi più arrabbiata di me.

<<Credo mi abbia minacciata, ma non ne sono sicura.>> rispondo, un po' interdetta. Ma non intimorita o altro, insomma Marta non mi fa né caldo né freddo. Farebbe qualsiasi cosa per attirare l'attenzione di Max, tra cui mentire.

Siamo destinati a stare insieme e il tu non sai nulla, sono strane cose da dire, non credi?
Mi sento un po' il John Snow della situazione.

Il solito casino. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora