Come volevasi dimostrare ero arrivata tardi a lezione, stanca, con due cerchi neri intorno agli occhi e vestita alla rinfusa.
Un balsamo per gli occhi!Se il mio cervello potesse sorridere sono sicura che lo farebbe. Io, invece, non ci trovo niente di divertente.
Mi ero addormentata con la musica nelle orecchie, con la voce di quel troglodita che ancora rimbombava, i suoi occhi mi perseguitano anche nei sogni o dovrei dire negli incubi.
Il mio cervello sadico aveva deciso di sognarlo senza maglia, con il fisico scolpito in bella vista. Eppure l'avevo visto mezza volta, e sempre vestito.
Per quanto mi dispiaccia...
Chiudi la bocca traditore!Immersa in questi sogni agitati non avevo sentito la sveglia, la musica poi era stato il colpo di grazia. Quando avevo aperto gli occhi ero in ritardo di mezz'ora, ero letteralmente corsa in facoltà. Per fortuna Giulia mi aveva tenuto un posto.
<<Sveglia?>> ha mormorato mentre il prof di chimica inorganica scriveva delle formule alla lavagna.
<<Non l'ho sentita, ho passato una nottata movimentata.>> ho risposto con il fiatone, poggiando il quaderno e il libro sul banchetto. Giulia aveva alzato un sopracciglio scuro, e ridacchiato con un sorrisino malizioso.
<<Frena frena frena... non è come credi!>> avevo alzato troppo la voce e tutti si erano voltato verso di noi.
Mamma mia che vergogna!<<Leone, ha qualcosa da dire?>> avevo chiesto il Cecchi, con il gesso in mano e un'aria minacciosa. Odiava essere interrotto. E io lo avevo fatto.
<<No professore, mi scusi.>>
Appena si era voltato Giulia lo aveva scimmiottato.<<Sei rossa fuoco, mai vista una cosa del genere.>> aveva mormorato la mia amica azzurra.
<<Meglio seguire la lezione, ci manca solo di beccare una ramanzina dal Cecchi...>>
Avevamo seguito il resto della lezione in silenzio e un ora dopo la tortura era terminata. Giulia sembrava esausta, odiava la chimica e la trovava molto difficile da assimilare, per me era il contrario. La adoravo e gli esercizi potevo svolgerli anche a occhi chiusi.
<<Pranziamo al solito bar?>> chiede Giulia sistemando le penne nell'astuccio azzurro. Si porta lo zaino azzurro sulle spalle ed usciamo per ultime dall' aula angusta.
È fissata con l'azzurro!<<Per me va bene, così ti racconto tutto.>> lei annuisce e sorride, il sole fa brillare il piccolo brillantino sul dente. È davvero carina, capelli colorati compresi.
In silenzio ci dirigiamo verso il bar, e attraversiamo la strada. Le porte automatiche del bar all'angolo si aprono ed entriamo, fianco a fianco.
Il signore brizzolato, il proprietario del bar, si affaccia dal bancone con un sorriso abbagliante.<<Buongiorno raggio di sole!>> esclama con un tono troppo alto per i miei gusti. Di sicuro avevamo attirato l'attenzione, cosa che detestavo.
Arrossisco un po' e ridacchio come una sciocca, i complimenti non so come gestirli. Mai stata capace, non che ne avessi ricevuti chissà quanti.<<La mia amica è un concentrato di luce mio caro!>> ribatte Giulia con dolcezza provocando una risata di Raffaello.
<<Basta vi prego, mi sento in imbarazzo...>> borbotto con il viso basso sentendo le guance andare a fuoco. Giulia sembra distratta, senza farsi notare mi dà una leggera gomitata. Si volta di scatto e si avvicina.
<<C'è un tizio, lì in fondo, che non ti ha levato gli occhi di dosso da quando siamo arrivate.>> sussurra per non farsi sentire da Raffaello, magari lui lo conosceva.

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Il solito casino.
RomanceTrasferirsi in una nuova città non è mai facile, lo sa bene la diciannovenne Aurora. L'università può essere dura, soprattutto se non si conosce assolutamente nessuno. Aurora è sola, può contare solo su se stessa. Trasferirsi lontano per dimentica...