Dopo la riunione, me ne sto un po' da solo a guardare la mia moto parcheggiata di fuori, la Camel in bocca, le mani in tasca, fisso l'unica cosa che può portarmi via e mi pare così pesante, così ancorata che non lo so se servirà davvero per andarmene. Sembra immobile, come me.
«Merda», sbuffo fumo e fiato.
Tiro fuori il pezzo di carta, l'ora di cena è bella che passata, devo chiamare l'idiota. L'ho promesso a mio padre, lo devo fare, già devo derubarlo, non posso fargli pure questo sgarro. Però che cazzo di rottura.
Faccio un cenno a Cisco, torno dopo, e monto in sella, infilo il casco, giro la chiave nel blocchetto dell'accensione e il motore inizia a rombare e risuona tutt'intorno al villaggio dei pescatori e io parto a razzo.
Arrivo sulla passeggiata del centro, davanti alla gelateria. Accosto, smonto e mi cerco un gettone nelle tasche.
Entro nella cabina e compongo il numero. Fa sei squilli poi la comunicazione si apre su un casino bestiale. C'è musica altissima, risate, gente che parla; ma dove vive, questo?
Gilda on The Beach, buonasera.
Merda, ma che è il numero della discoteca? Ma che mi ha dato, mio padre?
Ci provo lo stesso: «Senta dovrei parlare con Macchi.»
Il nome non lo so, speriamo che questa non mi faccia domande.
Sì, un attimo.
Mica sarà sua, la discoteca? Ma no, lo conosco, il proprietario. Però questa non ha fatto una piega quando ho chiesto del coglione. Sarà il loro migliore cliente, a spendere i soldi di famiglia in alcolici e strappone. Che poi, con tutte le discoteche che ci sono a Fregene, n'altro po' più delle spiagge, questo frequenta quella degli attempati. Deve essere peggio del previsto.
Dopo un po' sento una voce impastata nel frastuono: Pronto, chi è?
Dico: «Ciao, sono il figlio di Riva, me l'ha chiesto tuo padre di chiamarti.»
Quello non risponde, sento solo caos e musica che pompa una serie ipnotica di tunz tunz tunz tunz.
Poi si decide a parlare: Ah ho capito. Senti sto nel mezzo di una trattativa, raggiungimi qui, ti va?
Cazzo, proprio stasera.
«Sì, vabbé, arrivo.»
Che trattativa può condurre un figlio di papà nella discoteca geriatrica? Sono proprio curioso.
Dieci minuti e accosto davanti all'entrata della discoteca sul lungomare, un marciapiedi che non costeggia il mare, ma i locali. Quelli che barricano il mare e lo confinano in fondo, talmente in fondo che ti devi fare i chilometri per arrivare sulla riva.
Questo è un posto storico per il litorale tirrenico, ci vengono i vip, gente del cinema, televisionari col portafoglio gonfio e cubiste di prima scelta che, se le paghi bene, non te la fanno solo annusare. Il posto dove non andrei mai a ballare, nemmeno sotto botta, e invece guarda dove cazzo sto.
All'ingresso ci sono due buttafuori che staccano e attaccano una corda rossa, lavoro molto impegnativo e di concetto. Non li conosco, sono nuovi. Ma tanto non ho intenzione di cercarlo, se quello viene fuori, bene, sennò tanti saluti.
Me ne resto col casco sulla gamba e la sigaretta in bocca seduto sulla moto ad aspettare di capire come liberarmi da 'sta rogna. Fisso la fauna sotto i quaranta che fa la fila per entrare, mi pare una novità, non vedo gente con la bombola d'oro o la stampella di diamanti, forse c'è un cambio al vertice, mi devo informare.
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∞ nessuno muore per sempre ∞
RomanceCOMPLETA: RECENSIONE a cura di G. C.: Gli anni sono i '90. Quelli della musica dance nei jukebox, del Festivalbar e dei primi cellulari. Ma non solo. Sono anche gli anni d'oro dei primi amori al mare. Questo è lo sfondo su cui si muove Valerio detto...