Smonto dalla panchina e faccio appena due passi avanti, poi mi fermo: è lei che si è messa in marcia e viene verso di noi.
Quando è a pochi passi si acciglia: «Non ci volevo credere quando ho scoperto che ti sei fatto sua madre. Che schifo.»
Resto senza fiato. Immobile.
Anche Massimo è interdetto, infatti non dice niente nemmeno lui.
Passano alcuni secondi, quasi un minuto che mi pare una settimana, e poi lei si mette ridere, con quel suo sorriso infantile che fa uscire il sole quando piove.
Dice: «Scherzo!», e non la smette di ridere. «Lo sai che ti puoi fare chi ti pare. Tanto ci sono abituata!»
Allora capisco, capisco che è ubriaca.
«Che hai bevuto?», chiedo.
«Chi te l'ha detto che se l'è scopata?», chiede Massimo.
Non volevo che infilasse il coltello nella piaga, preferivo cambiare argomento, Massimo è proprio una serva. È ovvio che l'ha saputo da Luis, che glielo ha detto per ferirla, per farle vedere l'aspetto peggiore di me, non serve parlarne.
Ma lei ci arriva così vicino che posso annusarla e distinguere chiaramente il muschio e la cannella sulla sua pelle e il malto nella sua bocca.
«State con la macchina?», chiede.
Dico: «Con la moto».
«Che palle.» Sbuffa.
«Che c'è?»
«Mi serviva un passaggio. Non voglio che mi accompagna la piattola, ma non so come tornare.»
Massimo ride, «Chi sarebbe, la piattola, Luis?».
Lei gli arriva addosso, «E chi, se no?», e si scambiano smorfie da idioti: gola tagliata, dito in gola.
Mi incazzo. «Se è una piattola, allora perché sei venuta con lui e ti sei fatta regalare il vestito!»
Smettono di ridere all'istante e lei cambia espressione, mi fulmina.
«L'ho scoperto stasera che è una piattola, va bene? E poi che cazzo vuoi? Rompipalle.»
Si gira, inizia la marcia.
Le afferro il braccio, la tiro verso di me.
«Lasciami, cretino!»
Mi finisce addosso, cerca di liberarsi e ho un sussulto: lo vedo. La pelle scoperta, nessuna benda, vedo finalmente il tatuaggio. È solo una frase. Le tengo fermo il gomito e la leggo senza capire.
Ripeto ad alta voce: «Nessuno muore per sempre».
Lei sfila il braccio e mi da una spinta. «Non mi rompere!»
Quasi rido. «Ma che cazzo ti sei scritta? Ma che vuol dire?»
Lei ricomincia a camminare, s'infila tra gli alberi, passa in mezzo ai treni umani, procede come un soldato offeso.
Le sto dietro senza toccarla, la prendo in giro: «Tipo che la gente resuscita? O che i morti ritornano come nel film il ritorno dei morti viventi?».
Lei si ferma e si piazza le mani sui fianchi. Mi guarda e non sa se ridere o ringhiare. «Ma sei un tale idiota che non capisco come faccio a rivolgerti ancora la parola!»
Non posso fare a meno di riderle davanti, è troppo buffa.
Mi avvicino, la prendo per i fianchi, la sfotto: «Dai, dimmi che significa e ti giuro che non lo dico a nessuno.»
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∞ nessuno muore per sempre ∞
RomanceCOMPLETA: RECENSIONE a cura di G. C.: Gli anni sono i '90. Quelli della musica dance nei jukebox, del Festivalbar e dei primi cellulari. Ma non solo. Sono anche gli anni d'oro dei primi amori al mare. Questo è lo sfondo su cui si muove Valerio detto...