Mi sono ripulito, ci sono rimasto un'era, sotto la doccia. Adesso la mia pelle brucia solo dentro, fuori profuma di Badedas. Ma dopo questi chilometri in velocità lungo la statale e senza casco, tornerò a puzzare, che è l'unica cosa che non mi da fastidio, che trovo normale. Un ladro puzza. E io sono un ladro.
Freno e sollevo un grosso sbuffo di polvere, scendo al volo e faccio dieci passi in velocità. Colpisco tre volte col pugno contro la saracinesca. Questo stronzo sta sempre chiuso dentro, ma che cazzo fa, si nasconde?
Un minuto, due, tre sono pure troppi. Sbatto e impreco, ma niente, non c'è.
Riparto e ingrano subito una velocità sostenuta. In pochi minuti sono in centro e parcheggio la moto davanti alla gelateria.
«Merda», dico, «pure la fila».
Sono il quarto, prima di me c'è la tipa con le buste della spesa e poi il pensionato sudato. Non sono loro a preoccuparmi, è la ragazzetta di tipo sedici anni, quella s'attacca al telefono e scarrella tutta la scheda, non posso aspettare.
Faccio dietrofront e parto a razzo. Corro fino al lungomare di Ponente: sfilo davanti alla cabina rotta, quella usata per lo spaccio e alla fine l'ultima rimasta, quella che forse funziona.
Qua dentro c'è puzza di piscio e un caldo che pare di stare in una serra. Mi fa schifo avvicinarmi alla bocca 'sta cornetta, qui ci vengono i tossici e hanno pure squagliato tre numeri, merda.
Digito due volte il numero per intero, il nove non entra, è mezzo sciolto, ora spacco tutto, porca puttana. Entra, maledetto nove, entra, cazzo!
Finalmente prendo la linea e squilla sei volte.
Officina Diloreto, sono Carlo, chi è?
«Gommista, sono Rio. Devo parlarti subito. Dove ci vediamo, vengo lì?»
Oh, Rio, ciao senti, io, adesso no, c'ho un cliente e sono rallentato visto che qualcuno mi ha gonfiato di botte...
«Fai poco lo spiritoso che posso sempre ricominciare!»
Oh, ma te sei sempre nervoso, cazzo, non si possono fare gli affari con quelli nervosi. Mi puoi rovinare ma anch'io posso rovinare te, è meglio se andiamo d'accordo.
«Va bene, senti, stronzo, due cose: stasera passi a controllare la merce da ricettare e mi fai un prezzo. E t'avverto: stavolta paghi con un assegno a vista.»
Ma dici i set di ruote? Va bene ma per la verifica vediamoci al solito posto che sto...
«No, ti ho detto che da ora in poi i carichi te li vieni a prendere da solo, il servizio taxi è finito.»
Che cazzo, Rio! ... e va bene.
«Seconda cosa: come hai detto che era fatto quel tizio, quello che parla al posto del cliente ricco che non hai mai incontrato.»
Chi, il tramite dello stronzo che mi ha rifilato i soldi falsi? Il suo prestavoce?
«Chiamalo come cazzo ti pare, hai detto che manda sempre lui.»
Perché t'interessa? Guarda che quello è uno pericoloso, non è che puoi...
«Come – è - fatto!»
Okay, okay, devi stare calmo, però. Che cazzo, te l'ho detto, è uno basso, tarchiato e viene sempre su una Vespa modificata.
«Che colore?»
Ma che cazzo, ... bianca.
«Gli hai chiesto qualcosa, di farti un favore, di controllarti qualcuno?»
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∞ nessuno muore per sempre ∞
RomansaCOMPLETA: RECENSIONE a cura di G. C.: Gli anni sono i '90. Quelli della musica dance nei jukebox, del Festivalbar e dei primi cellulari. Ma non solo. Sono anche gli anni d'oro dei primi amori al mare. Questo è lo sfondo su cui si muove Valerio detto...