"Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno."
GIOVANNI FALCONE
La parte sbagliata della mia vita sta tutta nelle scelte che ho fatto. Non sempre ho riflettuto prima di buttarmi a capofitto in avventure illegali, azioni illecite ma non sono mai stato cruento, non ho mai causato dolore per il gusto di fare male. Non sarò mai in grado di comprendere coloro che infliggono atroci violenze su persone innocenti, che esercitano il potere uccidendo, distruggendo e minacciando. Non sono un santo e non posso combattere l'odio con la virtù, la mia parola non vale la metà della loro, ma la mia volontà è salda e non si allontanerà mai dall'idea che un mondo migliore è possibile; non qui e non ora, forse, ma dire mai è già perdere.
Mantenere una promessa non è mai stato così complicato. Mollo la bici di fuori e mi infilo nella cabina. La pioggia ci sbatte contro e sembra un tamburo battente che si amplifica. I vetri annebbiati e ingoiati di imprecazioni e disegni mezzi cancellati mi opprimono insieme all'odore del piscio reso acre da questa umidità. Afferro la cornetta e vado a memoria, non ho dimenticato il numero, l'ho dovuto fare per comunicare la morte di Mirko e ora lo faccio per qualcosa che mi annienta allo stesso modo se non di più. La tastiera è illeggibile, spero di aver digitato i numeri giusti.
Ho il cuore che si spezza un granello alla volta, nell'attesa, e se avessi lacrime le verserei. Al terzo squillo risponde lui.
«Avvocato Loversi? Buonasera, sono Valerio Riva, ha un minuto?»
*
Pedalare adesso è più difficile, ho le gambe che tremano ancora dopo la conversazione col padre di Lara, e anche se dovrei sentirmi leggero, mi sento pesante. Alleggerito dalla confessione e dall'essermi assunto tutta la colpa, ma appesantito dalla pena che questo mi infliggerà.
Arrivo sotto casa in sgommata e mi fiondo sul portone, sto soffrendo da pazzi, le mie ossa, i miei muscoli, le fasciature non stringono più, si sono allentate e le costole urlano sotto alla maglietta. Salgo i gradini del condominio abbracciato a me stesso, con la spalla contro la parete. Entro in casa e mi trascino fino al salone e mi piego urlando per infilare il braccio sotto al divano, tutti movimenti che mi strappano un urlo. Afferro le banconote segnate e me le osservo nelle mani, le sfoglio. Spero che serviranno a qualcosa e che tutto questo non sarà stato inutile.
Torno verso il corridoio e lancio un'ultima occhiata a casa mia, a questa squallida carta da parati mezza staccata, a quest'odore di lavanda dei deodoranti chimici di quando nessuno passa lo straccio per giorni; alle foto appese all'ingresso. Me da piccolo, più o meno sei anni, gli stessi occhi vispi che mi hanno tirato fuori dall'acqua, gli stessi capelli arruffati e lo sguardo triste. Avevo sempre lo sguardo triste. Lei c'era ancora ma mi lasciava le ore da solo. Non avevo molti giochi, me li inventavo, montavo e smontavo gli elettrodomestici che papà le regalava e che lei non usava mai perché preferiva andare dal parrucchiere piuttosto che fare la pasta in casa, i frullati e le grattugie. Io adoravo sbullonare quella roba solo che poi ce le prendevo sonore.
Infilo in tasca i soldi e penso che in fondo la mia è stata sempre una vita senza futuro, l'epilogo non mi stupisce.
Vado giù in picchiata verso Ponente. Le ultime gocce di pioggia cadono come rintocchi e, mentre svetto dolorante col sellino che mi sega il culo, un filo di tramonto penetra attraverso la vena della nube nera che mi accompagna. Esco dalla curva all'altezza della gelateria in centro e sono costretto a frenare di botto e sul bagnato le ruote scivolano e mi trascinano fino a farmi capitombolare per terra con la bici che mi precipita addosso. Le mie costole già incrinate esplodono in una fitta talmente palpabile da costringermi a un urlo feroce. Non potevo credere ai miei occhi e frenare è stato inevitabile.
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∞ nessuno muore per sempre ∞
RomantikCOMPLETA: RECENSIONE a cura di G. C.: Gli anni sono i '90. Quelli della musica dance nei jukebox, del Festivalbar e dei primi cellulari. Ma non solo. Sono anche gli anni d'oro dei primi amori al mare. Questo è lo sfondo su cui si muove Valerio detto...