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Nota autrice:

Ciao a tutti, come state? Volevo segnalarvi che la storia partecipa alla nuovissima iniziativa denominata WATTPADCONTEST2018




Certo che non è borotalco, mi hai preso per un coglione? Ma non glielo dico perché sarebbe un'ammissione, e l'ultima cosa che farò sarà spiegargli che il pirata che ha assaltato il rimessaggio sono io.

Allungo la mano , «Avanti, tirati su».

Lui è ancora per terra che mi fissa spaurito, poi si decide e mi afferra, si fa aiutare, si mette in piedi sgualcito, spettinato. La pineta che emanava adesso è rasa al suolo, disboscata, puzza di asfalto.

Si spolvera i pantaloni, si passa due palmi nel gel rimestato con la sabbia e poi tira su col naso, pare sul punto di piangere.

Vado a recuperare il casco e a tirare su la moto. «Senti» dico di spalle, «ma perché non ti fai aiutare da tutti quelli ricchi che ti devono un favore?». Porto la moto fino al marciapiede e infilo il cavalletto.

La sua voce mi arriva strappata dall'ansia: «Perché sono gli stessi che ora mi vogliono morto».

Quasi rido, mi dispiace per lui ma non posso trattenermi.

«Ma non mi dire. Quindi realizzerò i tuoi sogni e ti darò un futuro ho un sacco di gente che mi deve favori è già andato a farsi fottere.»

Sta ancora piantato in mezzo alla strada con la Ferrari in diagonale e i copertoni tatuati sulla carreggiata, i ciclisti e gli automobilisti che lo aggirano, gli suonano e lui che parla a me, sudato, a gesticolare senza preoccuparsi di essere investito. Alza la voce per contrastare gli insulti lanciati nell'aria e il suono dei clacson.

«Non mi chiedi che cosa mi sono perso?»

Scuoto la testa con un sorriso che farebbe innervosire un santo e mi siedo sul bordo del marciapiede, ginocchia al petto, gomiti sopra.

«Che cosa ti sei perso?», e lo chiedo con la retorica di chi non ha bisogno della risposta.

Stringe gli occhi, «Tu lo sai già».

Giochiamo a carte scoperte che non ne posso più della sua lagna.

«Sei un coglione, Luis. Il tuo problema è che vieni a spacciare sul litorale, una piazza che è occupata non da quattro fessi con le bustine ma da un intero clan!»

Ora è basito. Uno sullo scooter, un cesso di cinquantino, quasi lo centra e poi lo insulta.

Luis nemmeno lo nota. È pallido.

«Significa che non mi aiuterai a ritrovare il carico?».

Faccio un respiro profondo e distolgo lo sguardo, lo rivolgo al vuoto.

«Di cosa parliamo? Quanto vale, 'sto carico?»

La sua risposta mi arriva come uno sparo: «Cento milioni».

Faccio fatica a restare indifferente mentre dico: «Cento milioni di ragioni per non immischiarmi».

Ora un uomo sulla sessantina, sarà alto quasi due metri per centotrenta chilogrammi, accosta in mezzo alla strada, di fianco alla Ferrari, spalanca lo sportello e scende. Va verso Luis e grida che se non si toglie dal cazzo gli spacca un fanale. Luis nemmeno lo guarda mentre lo invita a farlo, la sua auto è assicurata e non gli deve rompere i coglioni. Il tipo si zittisce, ora è teso ma esitante. Non lo fa, non glielo spacca, gli lancia un paio di parolacce pesanti e insulta la madre, quella gran puttana dice e non ottiene reazione, alla fine torna indietro con la coda tra le gambe, mette in moto, sgasa e se ne và sgommando. Avrà capito che risarcire una Ferrari, a lui che guida 'na merda di Alfa Romeo datata, non gli conveniva.

∞ nessuno muore per sempre ∞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora