Il sole era calato all'orizzonte, lasciando così il cielo nelle braccia calde del blu della notte.
Le stelle contornavano il cielo, la mezzaluna brillava alta e nelle strade di Santo Domingo c'era la vita.
Quelle prime settimane di giugno erano finalmente arrivate, ma con sé aveva portato anche gli esami per quei giovani ragazzi che erano pronti a concludere un capitolo della loro vita per aprirne un altro, decidendo però di essere sempre un protagonista diverso.
Il mare era calmo, si infrangeva contro gli scogli mentre le insegne dei locali disturbavano quel buio che si era creato.
La sera spesso si cambia, si diventa un'altra persona o semplicemente si toglie quella maschera che molti utilizzano per piacere semplicemente e per sembrare normali agli occhi della gente.
La notte era un momento per riflettere, per togliere tutti i brutti pensieri, e spesso portava anche consiglio per chi doveva affrontare scelte importanti.
Nelle strade di Santo Domingo, tutto era lecito.La grande insegna a luci a led, con su scritto imponente "Mo.Ma" dava il benvenuto a quei ragazzi che decidevano di raggiungere quella discoteca.
Tanti erano i corpi a ballare stretti uno all'altro, la musica si poteva benissimo udire già da fuori il locale e la puzza di fumo, ma anche di altro, non era poca.
I drink scorrevano uno dietro l'altro nel copro di quel giovane ragazzo dalla chioma bianca, intento ad osservare il vuoto.
Quel ragazzo non prestava tante attenzioni a ciò che era intorno a lui, pensava soltanto a sé stesso e non poche erano le persone che si avvicinavano a lui, ma questo semplicemente li liquidava decidendo che non era in vena.
Federico Rossi, ecco il nome di quel giovane ventiquattrenne spensierato italiano, trasferito a Santo Domingo per terminare i suoi studi all'Università.
Aveva un sogno in testa, ovvero quello di diventare un attore professionista e sapeva che, con la giusta volontà, poteva ottenere tutto.
Era un ragazzo alto, tatuato in varie parti del corpo, occhi azzurri come il mare ma freddi come il ghiaccio e dei capelli bianchi tinti.
Teneva stretto nella mano destra il Moscow Mule, suo drink preferito.
Frequentava spesso quella discoteca assieme alla sua compagnia, si divertiva sempre e non poteva negare che aspettava con ansia l'estate anche per raggiungere quel posto tutte le sere che voleva.
Amava perdersi nel sapore dei vari drink, lasciando la sua gola andare in fiamme come un incendio.
Da ormai due mesi, però, aveva capito che qualcosa non andava più per il verso giusto: sentiva qualcosa che lo bruciava, che non lo faceva stare tranquillo più di una volta.
Anche quella sera sentiva degli occhi bruciare sopra la sua pelle, lo scrutavano senza ritegno e doveva ammettere che questa cosa lo stava mandando in tilt per il nervoso creato.
Poggiò il drink sul bancone, voltandosi poi alla ricerca di qualcuno.
Senza attendere molto, incontrò due occhi che brillavano in mezzo a quel buio, illuminato soltanto dalle piccole lucci soffuse.
Un ragazzo, non molto distante da lui, lo fissava intensamente.
Federico gli sorrise, facendo passare il suo sguardo lungo il corpo del ragazzo seduto: questo aveva un viso non indifferente, un corpo ben definito e tanti tatuaggi sulle braccia.
Dei capelli mori e con un ciuffo entrarono nella sua visuale, non rendendosi conto che quel ragazzo si stava avvicinando a lui.
"Finalmente ti sei accorto che qualcosa non andava." Disse questa voce che Federico non aveva mai sentito prima.
Parlava basso e, seppure la musica forte, il bianco riusciva a capire perfettamente le sue parole.
Aveva una voce roca, un accento italiano che lo rendeva ancor più bello.
"E tu finalmente ti sei deciso a farti avanti." Ridacchiò Federico. "Come ti chiami?" Domandò poi.
"Forse più in là ti dirò il mio nome." Ghignò l'altro.
Federico doveva ammettere che quel ragazzo aveva dei lineamenti bellissimi e gli occhi ancor di più, poteva osar dire.
"Non ti stufi mai di guardarmi, bellezza?" Lo provocò Federico.
"Sei per caso di una proprietà privata? Non mi sembra, da ben due mesi a questa parte non ti ho mai visto attaccare bottone con nessuno. Forse devo sentirmi onorato per poter rivolgere la parola a te, per riuscire a scambiare due chiacchiere." Disse il ragazzo.
"I tuoi sguardi non mi sono indifferenti." Disse Federico. "Anche se, su di me, preferisco avere altro." Aggiunse. "Spero tu abbia capito." Continuò.
"Oh, ho capito benissimo." Lo guardò malizioso. "Prendi un altro drink? Offro io." Sorrise lo sconosciuto.
"Volentieri."
Era la fine.Le ore passavano in fretta, la discoteca si riempiva sempre di più di giovani ragazzi intenti a voler passare quel venerdì sera in pace e senza troppi pensieri.
Federico si era lasciato andare, aveva lasciato che quello sconosciuto gli offrisse un drink, poi un altro e un altro ancora, fino a perdere del tutto la lucidità.
Quei due non parlarono più dello stretto necessario, in quel momento erano troppo occupati a ballare e strusciarsi l'uno sull'altro.
"Io non riesco più a resisterti, Federico." Sussurrò quel ragazzo, prima di far scendere una mano lungo la natica di Federico.
"Conosci il mio nome?" Disse perplesso questo.
"Credi davvero che io non mi sia informato su di te?" Domandò il ragazzo.
Federico si zittì, sentendo le mani di questo sopra il suo corpo.
"Portami al piano di sopra." Disse il minore.
"Preferisco portarti a casa mia, sempre se per te non è un problema." Rispose il moro.
"Andiamo dove ti pare, ma in fretta." Gli disse Federico prima di essere trascinato fuori dalla discoteca mano nella mano con lo sconosciuto.
Una volta entrati in macchina, il tragitto fu breve ma doloroso da affrontare per il moro che sentiva le mani del minore salire e scendere sopra la sua coscia, sia esternamente che internamente.
Scesero dalla macchina e raggiunsero il piano dello sconosciuto con l'ascensore dove non smettevano di toccarsi e così, con estrema fatica, raggiunsero la camera da letto.
"Spogliami." Ordinò Federico, baciando in modo scomposto il ragazzo.
Se lo portò sopra, facendosi togliere tutti i vestiti da questo.
Era troppo ubriaco per riuscire a capire che stava facendo una cosa sbagliata, ma come poteva ragionare lucidamente?
Il ragazzo si spogliò sotto gli occhi lussuriosi del bianco, ordinando di sedersi al centro del letto.
Federico si calò subito sulla sua erezione, sentendo un dolore invadere il suo corpo.
Non era da lui fare le cose di fretta, ma in quel momento pensava soltanto a divertirsi.
Il ragazzo si spingeva continuamente nel copro dell'altro, facendolo gemere forse più forte del dovuto.
Questo lasciava numerosi baci lungo il petto scolpito di Federico che tirava i capelli del moro.La notte era ormai quasi passata, un rosa chiaro stava iniziando ad aprirsi nel cielo e tutto stava cambiando.
Un nuovo giorno stava per arrivare mentre due ragazzi, perfetti sconosciuti, continuavano a scambiarsi piacere a vicenda.
Quel momento poteva definirsi soltanto del sesso.
Federico si riversò sulle lenzuola del letto, seguito dal moro dentro di lui.
"Comunque mi chiamo Benjamin Mascolo." Disse il ragazzo sconosciuto, prima di crollare in un sonno profondo con accanto il bianco.
Quella notte di sesso e piacere poteva rivelarsi, invece, l'inizio di una nuova vita.
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Sguardi || Fenji
FanfictionFederico Rossi, giovane ventiquattrenne spensierato e solare, raggiunge sempre la solita discoteca assieme ai suoi amici, nonché il MO.MA Da due mesi a questa parte, ci sono degli occhioni profondi che lo scrutano e non pochi erano gli sguardi lanci...