Capitolo 7.

691 63 1
                                    

Il corpo di Federico si riempì di brividi e non seppe spiegare se questo era dovuto alle sensazione che l'altro gli stava facendo provare o semplicemente per la voce che era giunta forte e chiaro alle sue orecchie.
I due ragazzi erano fermi, con delle espressioni totalmente differenti: Federico aveva iniziato ad essere bianco, era fermo e non muoveva un muscolo, senza togliersi mai da quella posizione.
Benjamin invece era tranquillo, non vedeva il motivo di doversi agitare quando aveva visto suo cugino qualche scoglio prima di loro.
Entrambi si alzarono e Federico si mise accanto a Benjamin, il quale aveva messo una mano sulla sua schiena nuda per rassicurarlo.
"Ragazzi, cosa state facendo?" Continuò a chiedere Zambelli mentre si avvicinava ai ragazzi.
"Stavamo parlando sopra gli scogli, non possiamo?" Chiese retorico Benjamin, continuando ad essere indifferente a quella situazione.
"Nessuno ve lo vieta, vorrei giusto capire perché Federico era sopra le tue gambe e vi stavate per baciare." Disse l'altro, guardando prima il bianco e poi il maggiore.
"Federico ha paura degli scogli e di conseguenza, anche di sedersi sopra a questi. Perciò l'ho messo sopra le mie gambe, il resto non sono tenuto a raccontartelo." Disse Benjamin, freddo.
"Non voglio intromettermi, non c'è bisogno che ti alteri come se ti avessi insultato." Rispose suo cugino. "Ci vediamo al ristorante per pranzo, vi aspettiamo." Concluse, prima di andare via.
"Non pensi di essere stato troppo crudele nei suoi confronti?" Chiese Federico.
"Assolutamente no. È sempre stato così invadente nei miei confronti, sopratutto durante le cene di famiglia che raccontava cose che non doveva dire a nessuno." Gli rispose il moro, sbuffando.
Il minore si avvicinò, stringendo la sua mano.
"Mi raccomando, cerca per lo meno di trattarlo bene in questi mesi di vacanze. È già stato un bel gesto quello di ospitarti, apprezzalo." Disse il bianco, con tono dolce.
Benjamin annuì, sedendosi poi sullo scoglio e facendo avvicinare il minore a lui.
Lo strinse fra le sue braccia mentre il mare faceva da sfondo.

Il sole stava calando dietro i vari sentieri di Santo Domingo, le temperature erano aumentate di tanto in quel periodo e il caldo di giugno si faceva sentire.
La sera portava sempre con sé il suo amato velo blu che ricopriva il cielo, dando così modo ai ragazzi di capire che era ora di tornare a casa.
Quella giornata era stata di grande aiuto per i due ragazzi che avevano intenzione di intensificare i rapporti.
Federico continuava a stringere Benjamin al suo corpo, questo gli dava sempre le piccole attenzioni a cui l'altro ci stava facendo l'abitudine e il più piccolo dovette ricredersi: conoscerlo non era stata una cattiva mossa.
Forse i tempi erano sbagliati, forse stavamo correndo troppo, ma a chi è mai piaciuto allenarsi con calma con tutta quella voglia di terminare e tornare a casa?
Benjamin era uguale, uguale a queste persone che praticavano quello sport per amore e passione, ma odiava dover correre lentamente.
Voleva sempre superare i suoi limiti, dimostrare alle persone di quale pasta era fatto davvero ed era pronto a dimostrarlo anche a Federico.
Era un ragazzo strano, tanto pieno di sé quanto insicuro sulla vita.
Ma una certezza invadeva la sua mente: era intenzionato a far conoscere a Federico tutte le parti di sé stesso e poi, il tempo avrebbe avuto la meglio.

Il bianco si era congedato nella sua casa poco distante dal centro assieme a Benjamin che aveva accettato, con felicità e stupore, l'invito a cena da parte di Federico.
Lui non era mai stato un'amante della cucina, preferiva le cose veloci, mentre il minore amava cucinare e dedicare il tempo a questa passione: tante cose gli riuscivano bene, altre male ma era pronto a migliorare.
Migliorare, forse, anche per Benjamin.
Una volta parcheggiata la BMW di Yuri, i due ragazzi ringraziarono quest'ultimo per la sua disponibilità e raggiunsero la casa di Federico.
Una volta all'interno, Benjamin poteva osservare il meraviglioso divano bianco, intonato alle pareti del medesimo colore.
La cucina era moderna, un po' come quella italiana: aveva degli sportelli in grigio laccato, il tavolino in vetro davanti il divano dava un tocco in più di chic e la grande porta - finestra dava il panorama del mare in tutta la sua bellezza.
Il cielo era tinto in rosa, le sfumature erano differenti e il bellissimo prato che contornava la casa era piacevole all'occhio.
"È bellissima questa casa!" Disse Benjamin, sorridendo mentre si guardava attorno.
Il più piccolo sorrise, poggiando le borse del mare vicino al televisore con accanto i mobili.
"I miei primi risparmi da ragazzo che era andato a fare il barman in diverse discoteche, non sono stati mica pochi." Ridacchiò Federico. "Tornando seri, ti presto qualcosa di mio per la doccia?" Aggiunse.
"Ah, posso farla qui?" Chiese Benjamin, non aspettando quel tipo di proposta.
"Mi sembrava una cosa ovvia, che ti facevo stare per tutta casa con la sabbia e la salsedine?" Disse il bianco, salendo al piano di sopra per poi tornare con una maglia a maniche corte rossa.
"È l'unica maglietta più piccola che ho." Rise il più piccolo, raggiungendo Benjamin che intanto stava osservando il cielo.
"Fa nulla, va bene lo stesso." Disse l'altro. "Grazie." Aggiunse, sorridendo a Federico che istintivamente si avvicinò a lui lasciando un tenero bacio sopra la sua guancia sinistra.
"Vai prima tu a fare la doccia, io intanto mi faccio venire qualche idea per la cena." Disse Federico, avviandosi verso la cucina mentre Benjamin era diretto al bagno.
Anche questo era bello grande, possedeva una struttura in vetro se così poteva essere definita e trasparente.
Entrò nella doccia, togliendo da dosso oltre che ai residui del mare, anche i brutti pensieri che procuravano il mal di testa che era, per lui, insopportabile.
Una volta uscito, indossò in fretta i boxer che per fortuna si era portato dietro per questione di sicurezza, in caso dovesse raggiungere qualche supermercato o altro.
Indossò la maglietta di Federico e scese nel salone, dove trovò il bianco intento a giocare con il suo cellulare.
Il minore alzò gli occhi dopo essersi reso conto che il moro lo stava fissando e forse anche troppo, questo non poteva che sorridere nel vedere Benjamin indossare quella maglia rossa gigante per lui.
Lentamente si avvicinò e si tenne a giusta distanza, ma Federico prese il suo braccio e se lo portò addosso, annullando la distanza fra i loro corpi.
Il più piccolo stava perdendo il senno, non riusciva più a connettere la testa con i suoi movimenti: era tutto istintivo.
Mise la sua mano nei capelli mori di Benjamin, iniziando a lasciare dolci carezze sopra questi.
"Diciamo che la mia maglietta ti sta un po' larga." Ridacchiò Federico. "Ti sta bene, però. Sei tenero." Aggiunse, facendo arrossire l'altro. "Ti ho preparato una caprese e dell'insalata di pollo, ti va bene come cena?" Chiese poi.
"Va benissimo, amo entrambi i piatti freschi." Sorrise il più grande. "Ma domani mattina vieni a fare colazione con me, intesi?" Aggiunse.
"È un appuntamento per caso?" Rise il più piccolo.
Benjamin riflettè sulle sue parole, prima di fargli l'occhiolino e rispondere.
"Può darsi." Disse, facendo ridacchiare Federico che si alzò dal divano per andare a farsi la doccia.
"Verso che ora posso tornare a casa? Almeno avverto mio cugino e mi faccio venire a prendere." Gli disse Benjamin, seguendo il più piccolo sulla scala bianca.
"Puoi anche dormire qui, non ho problemi." Disse Federico. "Tanto sto solo a casa, il letto è grande e se vuoi c'è anche una camera per gli ospiti, se ti trovi a disagio." Aggiunse.
Il moro abbozzò un sorriso, prima di abbassare lo sguardo rendendosi conto del rossore sopra il suo volto.
"C- certo." Disse Benjamin, vedendo poi il ragazzo sparire nelle stanze al piano di sopra.
Scese le scale e si sedè sopra uno sgabello vicino alla cucina, passò una mano sopra i suoi capelli invasi dal profumo di Federico e sorrideva fissando il vuoto.
Ne uscirà pazzo, se lo sente.

Sguardi || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora